Vinitaly 2019, Toscana premiata a Verona

È stato assegnato al conte Ferdinando Guicciardini il premio di Benemerito della Viticoltura 2019 per la Toscana. La consegna del riconoscimento è avvenuta a Verona, nella giornata di apertura del Vinitaly (7-10 aprile).

Il premio, intitolato ad Angelo Betti, ideatore di Vinitaly, viene assegnato fin dal 1973 ai grandi interpreti del mondo enologico italiano, su segnalazione degli assessorati regionali all'agricoltura. A loro spetta infatti il compito di indicare coloro che, con la propria attività professionale o imprenditoriale, hanno contribuito e sostenuto il progresso qualitativo della produzione viticola ed enologica della propria regione e del proprio Paese.

La scelta, per il 2019, è andata al conte Guicciardini, un nome che si lega a una delle più antiche famiglie fiorentine e che, nella viticoltura, si connette a un marchio prestigioso come quello del Castello di Poppiano.

Nato nel 1937, dopo aver a lungo operato come economista e agroeconomista, da quasi quarant'anni Ferdinando Guicciardini svolge l'attività di imprenditore agricolo a tempo pieno nelle proprie aziende: il Castello di Poppiano, l'azienda storica, i Massi di Mandorlaia, e Belvedere Campoli.

Il conte Guicciardini è sempre stato molto impegnato anche nella partecipazione a consorzi e associazioni: è stato co-fondatore e presidente per 12 anni del Consorzio Chianti Colli Fiorentini, membro del CDA del Consorzio Morellino di Scansano e socio dal 2005 del Consorzio Vino Chianti Classico.

Vinitaly, premio internazionale per Ornellaia

Ornellaia si è aggiudicata il prestigioso «Premio Internazionale Vinitaly 2019», riconoscimento assegnato ogni anno alle aziende e ai professionisti del mondo del vino che si siano particolarmente distinti per lo sviluppo qualitativo della viticoltura e dell'enologia, sia in Italia che all'estero. Ornellaia è stata premiata per l’eccellenza dei propri vini: fondata nel 1982, è riuscita in breve tempo a produrre una gamma di vini molto richiesti in tutto il mondo, che le hanno permesso di scalare le classifiche delle principali guide enologiche internazionali. Un ulteriore merito riconosciuto a Ornellaia è la visione della propria comunicazione, incentrata sull’altissima qualità del prodotto: ciò ha permesso non solo di far conoscere a tutto il mondo l’eccellenza di questo fine wine, ma anche la cultura enologica di un’intera regione come Bolgheri. Ornellaia, infatti, ha contribuito a modellare una nuova importante denominazione vitivinicola italiana, la Bolgheri DOC appunto, oggi punto di riferimento del settore enologico italiano.

A ritirare il premio durante la cena di gala che ha preceduto la giornata inaugurale di Vinitaly è stato l’Amministratore Delegato Giovanni Geddes da Filicaja: «Sono in Ornellaia dal 1999 e già da allora l’obiettivo mi fu chiaro sin da subito: aumentare il valore di Ornellaia investendo sulla qualità delle persone, sulla qualità del prodotto e sulla qualità della comunicazione, e in vent’anni siamo riusciti a far crescere quest’azienda nel mondo. Intervistato diversi anni fa da un giornalista – ha continuato l’AD durante il proprio discorso di ringraziamento – mi scappò di dire che, forse, per fare questo mestiere sarebbe opportuno studiare anche filosofia, tanta è la componente esperienziale che deve guidare chi è alla testa di una realtà così importante come Ornellaia».

Il celebre vino di Bolgheri è famoso nel mondo anche per il progetto «Vendemmia d’Artista»: giunto all’undicesima edizione, vede ogni anno un artista contemporaneo firmare un’opera d’arte e una serie di etichette in edizione limitata, traendo ispirazione da una parola scelta dall’enologo che descrive il carattere della nuova annata. I collezionisti di tutto il mondo si contendono queste bottiglie, alcune delle quali vengono battute durante le più importanti aste internazionali durante un evento annuale di raccolta fondi a sostegno dell’arte, esprimendo così i valori di un’eccellenza come Ornellaia.

Vinitaly, dopo 2000 anni torna il vino in terracotta

L’utilizzo della terracotta per fare il vino è una pratica antica che oggi, in Italia e nel mondo, tante cantine hanno riscoperto con l’affinamento del vino in grandi anfore realizzate a mano. In questi giorni al Vinitaly di Verona riflettori sono puntati su alcune delle novità 2019 che fanno tendenza nel mondo del vino, presentate per la prima volta a Casa Coldiretti al Vinitaly allo show room delle curiosità dalla vigna al bicchiere tra le quali brilla il vino prodotta all’Isola d’elba dall’Azienda Agricola Arrighi di Porto Azzurro.

Antonio Arrighi, noto viticoltore e produttore di vini elbano, piace sperimentare. Lo ha sempre fatto, dall'inizio della sua conduzione della omonima azienda vitivinicola di famiglia: ha cominciato mettendo insieme uva proveniente da vitigni autoctoni con altra nata da vitigni originari di altre regioni, producendo un vino con sirah, sagrantino e sangiovese; poi ha proseguito  impiantando con successo un vitigno assolutamente alloctono come il viognier, vinificandolo in anfora di terracotta invece che in contentori di acciaio o in barriques di legno, e producendo così un vino alla stregua degli antichi romani, a cui ha dato il nome di Hermia, lo schiavo cantiniere della famiglia dei Valeri, proprietaria all'epoca della Villa Romana delle Grotte di Portoferraio.

Per la porosità che caratterizza questo materiale, l’utilizzo della terracotta senza alcun rivestimento permette una intensa ossigenazione e il buon passaggio di ossigeno determina una maturazione ottimale dei vini rossi. Con l’utilizzo di rivestimenti interni come la cera d’api si riducono in parte gli scambi gassosi con l’esterno. Diversamente per limitarli al massimo, la giara può essere rivestita internamente con la resina epossidica. Proprio per queste sue particolari caratteristiche fisiche, la terracotta consente di ottenere ottimi risultati nella vinificazione, maturazione e conservazione del vino. grandi anfore di terracotta di 800 litri create dagli artigiani di Impruneta (FI).

“Le superfici vitate nella Toscana sono oltre 59mila ettari con una produzione di circa 3milioni e 500mila quintali di uve che vengono trasformati in 2milioni e 800mila ettolitri di vino – dice Fabrizio Filippi, presidente Coldiretti Toscana - Oltre il 70% dei vini è venduto sui mercati esteri (export 2018: 980 milioni di euro). In pratica una bottiglia su cinque di vino italiano bevuta oltre confine, viene dalla Toscana. Innovazione e tradizione si intrecciano in un connubio virtuoso che fa della nostra regione una dei simboli del buon vino nel mondo. Tra i molti problemi che i nostri viticoltori devono affrontare, anche nell’Isola d’Elba – continua Filippi - la difficile convivenza con una popolazione di ungulati che cresce in modo esponenziale e che, ormai fuori controllo, impegna le imprese agricole in forti investimenti per mettere in sicurezza le vigne”.

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