Tragedia in Catalogna, il legale delle famiglie delle vittime: "Sconcertante giustizia spagnola"

"Chiediamo alle nostre istituzioni di elevare formale protesta in tutte le possibili sedi e livelli, nei confronti di ogni autorità spagnola coinvolta". E' questo il testo di una nota scritta dall'avvocato Stefano Bartoli, legale dei familiari delle studentesse vittime della tragedia che si è consumata tre anni fa a Tarragona, in Spagna, tra cui Elena Maestrini, Lucrezia Borghi e Valentina Gallo, le tre studentesse dell’Università di Firenze.

"Sono passati tre anni e ancora una volta, nel giorno dell'anniversario di quel tragico evento, le famiglie che abbiamo assistito - sottolinea l'avvocato - in questi anni difficili si trovano a fare i conti con lo sconcertante atteggiamento della giustizia spagnola: essa ha condotto il procedimento con una lentezza tale che si sta ancora dibattendo su quali indagini preliminari disporre; e lo si sta facendo dinnanzi alla corte d'appello di Taragona, perché secondo il tribunale di Amposta non c'erano neppure i presupposti per un rinvio a giudizio dell'autista, nonostante gli inconfutabili esiti della relazione sul sinistro effettuata dalla polizia stradale catalana e le risultanze univoche delle dichiarazioni testimoniali dei passeggeri".

"I nostri assistiti in relazione alla vicenda processuale penale in Spagna - prosegue Bartoli - non hanno mai preposto la finalità afflittiva a quella dell'accertamento e della sussistenza di precise responsabilità in capo ad uno o più soggetti; non hanno mai sperato in una pena esemplare; hanno sempre e solo chiesto che venga riconosciuto che il diritto alla vita delle loro figlie è stato violato; e che venga accertato l'autore dell'illecito: se questo sarà stato frutto di un comportamento colposo o doloso inciderà sulla quantificazione della pena ma non darà niente di più alle famiglie; non inciderà sul loro desiderio di giustizia , è accessorio". "Troppe sono le zone grigie di questa vicenda e non solo sul fronte penale", conclude il legale.

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