Una nuova importante vittoria che alza il velo sulle difficoltà che tantissime famiglie italiane sopportano per assicurare cure e assistenze dignitose al proprio parente malato o non più autosufficiente. In merito a un caso di Pisa, il tribunale di Biella ha annullato un decreto ingiuntivo da oltre 11mila euro e ha sollevato la figlia, in difficoltà economiche, a provvedere al pagamento della retta per il ricovero della madre. Una vittoria di Confconsumatori Pisa che rappresenta una boccata d’ossigeno per tante famiglie in ginocchio.
FRAGILITÀ: UN’EMERGENZA PER LE FAMIGLIE – Quella per la tutela delle famiglie con anziani fragili, malati o non autosufficienti, è una battaglia che Confconsumatori ha avviato diversi anni fa, dopo aver ricevuto tante richieste di aiuto dai familiri che non riuscivano a sostenere i costi delle rette delle Rsa. Confconsumatori si è spesa non solo nelle aule di tribunale, ma prima di tutto cercando il dialogo con le istituzioni: sia con il convegno nazionale “Emergenza Alzheimer: i malati e i loro famigliari” sia con il progetto “Anziano fragile: verso un welfare comunitario”, finanziato dal ministero del Lavoro e delle Politiche sociali.
IL CASO DELLA FAMIGLIA DI PISA – La figlia di una donna ricoverata in una struttura privata convenzionata si era rivolta alla Confconsumatori di Pisa per chiedere aiuto dopo che, per sopraggiunte difficoltà economiche, non era più stata in grado di onorare l’impegno a provvedere al versamento della retta, che le era stato fatto firmare al momento del ricovero della madre invalida. Su consiglio dell’avvocato di Confconsumatori Giovanni Longo la figlia aveva comunicato alla struttura di voler recedere dall’impegno per problemi economici ma, di tutta risposta, aveva ricevuto un decreto ingiuntivo per oltre 11 mila euro.
LA SENTENZA – A quel punto la figlia ha deciso di affidarsi all’avvocato di Confconsumatori, Giovanni Longo, che ha opposto il decreto e sollevato, fra le varie eccezioni, anche la questione circa il valore giuridico da attribuire all’impegno economico sottoscritto dalla figlia della ricoverata (morta durante la causa) e alla non trascurabile circostanza che la figlia avesse oramai receduto da tempo da tale impegno, non più quindi vincolante nei suoi confronti. Longo ha richiamato precedenti giurisprudenziali, fra cui la sentenza numero 448/2016 della Corte d'appello di Bologna, ricordando che la Suprema corte si era già pronunciata stabilendo che, dopo l'esercizio del recesso, nulla è dovuto da parte del parente obbligato. Secondo la Cassazione, il parente che si è precedentemente vincolato avrà la “facoltà del recesso unilaterale, prevista dall'articolo 1373 del Codice civile per i contratti ad esecuzione continuata o periodica, che rappresenta una causa estintiva ordinaria di qualsiasi rapporto di durata a tempo indeterminato, rispondendo all'esigenza di evitare la perpetuità del vincolo obbligatorio, in sintonia con i principi di buona fede nell'esecuzione del contratto”. Il Tribunale di Biella con la sentenza 118/2019 dell’1 marzo 2019 ha dato ragione alla figlia. «Una sentenza importante – ha commentato l'avvocato Longo – in quanto ha ribadito nuovamente che se l’anziano ricoverato non è più in grado di sostenere il costo della retta della Rsa con propri mezzi, i famigliari non possono essere obbligati al pagamento. E nel caso si fossero precedentemente impegnati, possono in qualunque momento recedere dall’impegno assunto».
«Una boccata d’ossigeno – secondo Gabriele Pardo, presidente di Confconsumatori Pisa – per tutti coloro che hanno parenti anziani ricoverati in Rsa e che si sono obbligati a pagare la retta di ricovero. L’unico soggetto che deve sostenere i costi, sempre che ne abbia i mezzi, è l’anziano ricoverato e nessun altro».
Fonte: Confconsumatori Pisa
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