Dopo aver scritto nelle scorse settimane di vini movarietali, prodotti principalmente con uve provenienti da viti di origine locale, vorrei scostarmi oggi da questa linea e dedicare questo post ad un vino composto da un blend di diverse varietà, sia autoctone che internazionali: il PAX di Podere dell’Anselmo.
Azienda biologica certificata; sei ettari di vigneto di proprietà, a cui se ne aggiungono altri in affitto, che si distendono attorno alla cantina su un dolce pendio rivolto a est, a pochi chilometri da Montespertoli, in località Anselmo, come indica il nome stesso del podere, su terreni sedimentari composti da stratificazioni di argilla, ghiaie e conglomerati.
Osservando assieme a me le vigne, inondate dalla luce dorata del tramonto in questo finale d’inverno che sa già di primavera, Fabrizio Forconi, proprietario della tenuta che conduce in prima persona da quasi 30 anni, curioso e appassionato, mi racconta degli inizi della sua esperienza di viticoltore nei primi anni ‘90, delle sperimentazioni, per quegli anni e in queste zone, quasi fantascientifiche: l’inerbimento dei filari, il diradamento dell’uva verde... pratiche oggi piuttosto comuni, ma improponibili per la maggior parte dei vignaioli montespertolesi al tempo.
Nel corso degli anni vengono impiantati nuovi vigneti, ad alta densità, per ottenere rese per pianta più basse a favore di una maggiore qualità, e con una scrupolosa selezione clonale per andare incontro alle condizioni di suolo e clima; vengono adottati nuovi macchinari per la cantina e si sperimentano tecniche diverse di vinificazione e affinamento per assecondare le potenzialità di ogni singola selezione di uva ed esaltarne i punti di forza.
E’ proprio dalla vena sperimentatrice di Fabrizio che nasce il PAX, risultato dell’incontro tra uvaggi tipici di Chianti e Bordeaux: Sangiovese e Colorino da una parte, Cabernet Sauvignon e Merlot dall’altra.
Incontro, se vogliamo, quasi casuale (la storia ci racconta però che il caso ha avuto grossa parte nella creazione di alcuni dei vini più apprezzati, basti pensare allo Champagne o all’Amarone tanto per citare un paio di esempi) perché inizialmente le varietà bordolesi sono utilizzate di contorno al Sangiovese nella produzione del Chianti, per arricchirne colore, volume e morbidezza. Nel 2000 però Fabrizio, per sua scelta, comincia a produrre Chianti col solo Sangiovese, e decide di destinare perciò il Merlot e il Cabernet ad un’etichetta di nuova realizzazione, assieme al Colorino e ad una selezione di Sangiovese.
Il PAX, che rientra nella classificazione IGT Toscana, viene prodotto solo nelle annate particolarmente favorevoli e, ci tiene a specificarlo Fabrizio, non si parla di percentuali di questa o di quella varietà, perché ogni annata è diversa e il taglio finale non è deciso sulla carta, ma solo dopo prove, assaggi, confronti... perché l’eccellenza è frutto di un delicato equilibrio tra le peculiarità dei vitigni impiegati, un incastro di profumi, sapori, tannini, acidità che possono creare sinergie o contrasti in una trama fitta, multiforme e dinamica.
Le uve che compongono il taglio del PAX 2015, diverse tra loro per tipicità e tempi di maturazione, hanno beneficiato di una stagione particolarmente benevola, e l’esposizione dei vigneti ad est ha favorito una maturazione lenta e graduale anche durante le settimane più torride tra luglio e agosto. Scelte e raccolte a mano, le uve sono state vinificate separatamente dopo essere state sottoposte a criomacerazione in modo da ottenere una colorazione più decisa e profumi varietali più intensi e definiti. Terminata la fermentazione alcolica, seguita da un ulteriore periodo di macerazione sulle bucce, da 7 a 30 giorni a seconda della varietà, le masse di vino così ottenute, ancora mantenute separate, sono state trasferite in barrique di rovere francese per un periodo di affinamento di circa 18 mesi. E’ solo al termine di questo periodo che, tenendo conto delle caratteristiche organolettiche delle varie partite, è stato effettuato l’assemblaggio finale.
Il PAX 2015 è una fusione decisamente riuscita tra carattere internazionale e legame col territorio, il carisma di Merlot e Cabernet si percepisce netto, ma è interpretato in maniera da non essere preponderante, anzi, si integra perfettamente con la risolutezza del Sangiovese e la freschezza del Colorino.
Nel bicchiere si presenta di un rosso rubino carico con screziature granata, numerosi archetti sulle pareti del calice e una certa resistenza alla rotazione anticipano già una struttura notevole.
Al naso concentrato e minerale, profondo, con profumi intensi di frutti di bosco maturi: lamponi, mirtilli, ribes, poi rosa passita ed erbe aromatiche, questi più fini, che aprono a note di cioccolato fondente, liquirizia e mandorla movimentate da un tocco speziato di pepe nero.
In bocca si conferma ciò che già si percepiva alla vista: pieno e strutturato, l’alcol è sostenuto da un corpo solido ma ben bilanciato, tannini decisi, però maturi e levigati, e una sapidità netta ma non eccessiva accompagna la fine del sorso. Si dissolve lentamente con una lieve punta di amaro che però è molto piacevole.
Viene naturale abbinare un vino col corpo e la struttura del PAX con cacciagione in umido, ma sarebbe molto interessante da provare insieme anche a ricette più particolari, dai sapori comunque decisi, come un filetto alla Wellington per esempio.
Matteo Corsini
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