Il settore delle costruzioni è il comparto manifatturiero che più è stato colpito dalla crisi economica. In Toscana dal 2008 l’occupazione in edilizia si è dimezzata, si sono persi circa 28.000 posti di lavoro e 3500 aziende hanno chiuso i battenti, mentre i lavoratori a partita Iva sono ormai il 50% degli occupati. Dal 2009 al 2017 i permessi a costruire per gli edifici residenziali sono calati del 48,7% e i bandi di gara sono calati dai 1589 del 2008 ai 785 del 2017. L’anno appena concluso ha registrare investimenti per 4.1 miliardi nel settore, il dato più basso dal 2011.Questi numeri hanno generato circa 6.000 esuberi nei comparti del legno, dei manufatti, dei laterizi e della produzione del cemento. E proprio nel settore del cemento si registra in questi ultimi giorni l'ipotesi di chiusura della cementeria Italsacci di Testi, che metterebbe a rischio circa 78 posti lavoro.
"Tutta la Toscana soffre di un profondo arretramento infrastrutturale soprattutto sulla costa - spiega il Segretario Generale Feneal-Uil Toscana Ernesto D'Anna - Investire in infrastrutture permetterebbe non solo alle costruzioni di rilanciarsi, ricucirebbe le fratture tra le varie aree della regione in particolare quelle del sud ma farebbe anche fare un salto in avanti a tutto il manifatturiero. Un sistema efficace di collegamento dalle reti ferroviarie a quelle stradali ai porti, migliorerebbe la connessione della regione con l’Europa e i suoi mercati, incrementando e attraendo investimenti nell’interesse del Paese tutto. Una crisi così profonda le costruzioni l’hanno conosciuta solo nel periodo cosiddetto di “tangentopoli”. Così come allora sparirono le grandi aziende “generali” oggi sono spariti i grandi gruppi industriali del settore: Impresa spa, Coopsette, Seli, e le toscane Btp e Consorzio Etruria, mentre altre sono coinvolte da procedure concorsuali come Condotte, Inso, Nodavia, oltre ad una miriade di piccole e medie imprese in un silenzio assordante della politica".
"Chiediamo che vengo subito sbloccate tutte quelle piccole e grandi opere necessarie alla Toscana: il sottoattraversamento di Firenze, gli interventi di adeguamento dell'A11, il completamento delle terze corsie A1, la Tirrenica, pensiamo anche alla viabilità di interesse regionale e al sistema tramviario - dice ancora D'Anna - Opere ferme o bloccate che valgono 4 miliardi di investimenti e 15.000 posti di lavoro. Chiediamo anche che vengano ridotti drasticamente i tempi di realizzazione di un opera (la media è più di 4 anni): la politica deve essere responsabile con le decisioni assunte, senza ripensamenti, intoppi burocratici e un quadro regolatorio spesso incerto e frammentato, insieme a campagne elettorali continue che non fanno bene a nessuno. Basti pensare che per costruire un edificio sono necessari ad oggi 72 adempimenti burocratici. Su questi temi dal Governo purtroppo finora non sono giunte risposte adeguate".
A livello nazionale il valore dell’edilizia nel PIL nazionale è passato dall’11,5% del 2008 attuale all’8%. Dall’inizio della crisi il valore del PIL espresso dalle costruzioni è precipitato dal 29% al 17%. La riduzione del PIL ha significato una riduzione di 36 miliardi di investimenti nelle nuove costruzioni residenziali, di 15 miliardi in quelle non residenziali e di 26 miliardi in opere pubbliche.
Da piazza del Popolo a Roma, cuore della manifestazione di domani, proseguendo il percorso di mobilitazione iniziato con la grande manifestazione confederale del 9 febbraio, il sindacato vuole lanciare un segnale forte al Governo: occorre individuare subito una politica industriale per il settore delle costruzioni, convocare subito un tavolo a Palazzo Chigi per una strategia di rilancio e riqualificazione del settore con un ruolo attivo del Governo, delle imprese, delle grandi stazioni appaltanti, dei soggetti finanziari e dei Lavoratori del settore.
"Per affrontare questi problemi serve aprire una grande stagione di confronto e collaborazione con le forze sociali e produttive - conclude D'Anna - E' urgente anche un intervento mirato sulla rigenerazione urbana e sulla valorizzazione dell’enorme patrimonio paesaggistico, storico ed artistico che la nostra regione vanta anche attraverso la rinascita dei borghi da ricostruire. Recuperare le aree periferiche e le strutture dismesse anche riconvertendone la destinazione. Oggi, in particolar modo dopo la tragedia di Genova, è necessario un piano straordinario per la manutenzione di tutte le strade, ponti, cavalcavia e i viadotti, per la messa in sicurezza dal rischio sismico e idrogeologico".
Fonte: Ufficio stampa
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