Un maggior reddito a disposizione e un futuro più sicuro sono le motivazioni che più spingono le donne al lavoro. A rivelarlo un’indagine condotta da Swg per CNA su un campione rappresentativo delle donne italiane.
Il 31% delle interpellate si è detto infatti mosso da più cospicue entrate economiche, con un picco del 35% per la fascia di età 35/54 anni. La sicurezza rispetto alle incertezze della vita stimola invece un altro 25% del panel con il tetto del 27% raggiunto sempre nella fascia 35/54 anni.
Ma per le donne, la vita nel mondo del lavoro continua a essere difficile.
Un esempio? La partita con le banche, in cui spesso le imprenditrici (o aspiranti tali) e in genere le donne denunciano di essere trattate peggio degli uomini anche a parità di condizioni.
È vero?
Lo conferma, in un panel aperto anche agli uomini, il 50% degli interpellati (43% degli uomini, 56% delle donne) con picchi del 58% nella fascia 18/34 anni.
Le motivazioni di questa discriminazione sono di quelle che lasciano l’amaro in bocca: perché le donne potrebbero avere figli (37% degli interpellati di cui 33% uomini, 40% donne), perché sono meno affidabili degli uomini (27% del totale di cui 31% uomini, 24% donne), perché mettono il lavoro al secondo posto rispetto alla famiglia (19% degli interpellati di cui 14% uomini, 23% donne) e perché dotate di una minore mentalità imprenditoriale rispetto agli uomini (9% del panel di cui 12% uomini, 7% donne).
“Insomma, in Italia le prospettive delle donne nel mondo del lavoro sono ancora lontane dall’essere eguali a quelle degli uomini - commenta Alberta Bagnoli, neopresidente di CNA Impresa Donna Firenze, il gruppo che riunisce le imprenditrici dell’associazione - Il nostro Paese non ha investito in maniera sufficiente nelle politiche sociali a favore della famiglia e non prevede una misura universalistica di sostegno ai figli. Esistono, inoltre, profonde differenze anche tra lavoratrici: il congedo di maternità obbligatorio, ad esempio, prevede un’astensione dal lavoro di cinque mesi per tutte le lavoratrici, ma la copertura completa del reddito è riservata alle sole dipendenti. Proprio per correggere queste storture, almeno parzialmente, abbiamo preparato un pacchetto di 8 proposte sulle politiche d’investimento e sulle politiche di azione, relativo alle lavoratrici autonome che abbiamo presentato in Senato. Una, in particolare, è quella che riteniamo rappresentativa del criterio con cui vorremmo affrontare il problema del grosso gap di genere che caratterizza l’economia italiana: una detrazione del 50% sui voucher per tutti i servizi di cura di qualsiasi genere”.
Nella Città Metropolitana di Firenze, le imprese femminili attive sono 20.313, essenzialmente stabili rispetto ad un anno fa (-0,2%) ma con commercio e manifatturiero in calo. I settori più consistenti sono commercio (35,9%), servizi (35,5), manifatturiero (16,4%), agricoltura (8,7%), edilizia (3,2).
Fonte: Cna Firenze - Ufficio stampa
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