Si è concluso lunedì 4 Marzo il primo di una serie di incontri psicoemozionali presso il negozio Stefanel di Empoli.
Il laboratorio aveva come oggetto di studio e di lavoro le emozioni collegate al personale modo di esprimere se stessi attraverso la scelta degli abiti e il proprio modo di indossarli.
L’incontro, tenuto dallo psicologo di Empoli Andrea Guerrini, si è basato essenzialmente sulla ricerca personale delle sensazioni vissute nell’infanzia, sui ricordi personali andando a recuperare le antiche emozioni che hanno caratterizzato le scelte del proprio abbigliamento. Sono realmente ciò che vesto? Quanto hanno inciso le scelte degli altri sulle decisioni personali? I ricordi degli abiti indossati erano legati maggiormente alla vergogna o al piacere delle scelte fatte? Erano realmente scelte personali o condizionate dai giudizi di chi avevamo vicino? Sono emersi momenti carichi di emotività e di significative consapevolezze che hanno chiarito meglio come ognuno si orienti nel mondo attraverso scelte che non sempre sono autentiche. Il vestire vela e svela allo stesso tempo ed ognuno indossa abiti per coprire e per manifestare allo stesso tempo qualcosa di sé. Siamo e appariamo nel momento in cui in parte ci nascondiamo e in questo gioco delle parti emerge il nostro essere più autentico.
Il laboratorio è proseguito con la presentazione dei partecipanti attraverso il loro abito attuale. Cosa rappresenta? Come mi sento rispetto al mio vestito in questo momento? Successivamente, attraverso gli esercizi di respirazione ad occhi chiusi e una meditazione guidata, i partecipanti sono andati a cogliere nel proprio passato il modo di vestire nel infanzia attraverso le scelte dei genitori. Tutto questo è stato successivamente rappresento su un foglio, disegnando gli abiti detestati o quelli adorati. Dopo aver colorato e accolto dentro di sé le emozioni emerse, i partecipanti hanno respirato sopra i loro lavori, poggiando le mani sul foglio, ad occhi chiusi. In seguito, ogni partecipante ha iniziato a girare per il negozio e a scegliere un indumento che fosse in sintonia con quello rappresentato sul foglio e, allo stesso tempo, hanno iniziato a guardare quello scelto dagli altri. Successivamente, seduti, ognuno si è messo vicino alla persona che sentiva in quel momento più vicina o più lontana in relazione alla scelta del vestito. Ognuno ha poi raccontato alla persona vicina il motivo della propria scelta, di ciò che ha provato e di quello che è emerso a livello emotivo. Sono state quindi affrontate le paure e i desideri attraverso lo sguardo degli altri e la loro prossimità fisica, risvegliando consapevolezze personali che hanno avuto come scusa, come mezzo, il proprio modo di vestire.
L’altro è servito quindi da specchio, rimandando le immagini di sé o di parti di sé più o meno piacevoli, più o meno distanti dalla propria coscienza.
Dopo una calorosa condivisione ognuno si è congedato portando con sé il ricordo di un’esperienza che è stata protagonista, un tempo, della propria formazione personale.
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