Nel premio Aramini batte il cuore grande di Mario Ferradini

"Premio Aramini 2019, menzione speciale a Mario Ferradini, vice allenatore dell’Use Rosa Basket il quale, partecipando al progetto Slumsdunk, ha insegnato basket a Nairobi nelle aree degradate della città andando in Africa a più riprese con questo obiettivo: portare la pallacanestro in mezzo a bambini e ragazzi del Kenya"
Stasera alle 21.15 al cinema La Perla, durante le premiazioni dell'Aramini, spazio anche a Mario Ferradini, una vita per lo sport

Mario, come sei venuto in contatto col progetto Slumsdunk?
Mi fu fatto il nome da un medico che fa parte di un'altra associazione che lavora in sinergia con Slumsdunk e mi disse che cercavano profili come il mio. Lui è stato il tramite, poi ho conosciuto Bruno Cerella che l'ha creata e che mi ha spiegato il tutto. Avevano una finestra scoperta ad agosto e quindi mi proposi io.

Era la tua prima volta in Africa?
No, era la mia quarta volta. Prima ero andato con Giuseppe Bondì di Apa, un'altra associazione che si occupa di lavori sui denti. Io, senza alcun titolo, sono andato semplicemente a dare una mano. Una volta andammo alle pendici del monte Kenia in un dispensario gestito da suore e due volte a Wamba, un ospedale privato in mezzo alla Savana che si regge su donazioni. Scenari diversissimi e splendidi

Con Slumsdunk, invece, sei andato per fare il tuo lavoro
Sì, prima facevo quello di cui c'era bisogno. Il primo anno andavo anche a dare una mano alle suore per preparare la Messa delle 7 del mattino o le portavo al mercato a fare spesa, si giocava con i tantissimi bambini la sera quando uscivano da scuola, insomma cose di diverso genere ed inconsuete per me

Poi, invece, su un campo da basket
Sì, avevano comprato uno dei pochi pezzi di terra dove potevano pensare di allestire un campo, anche se era una discarica. L'hanno bonificato e, accanto ad una scuola che è stata costruita, è nato questo campo di basket, dal 2006

Torni anche la prossima estate?
Spero di sì, se c'è uno spazio operativo per me sicuramente

Allora è vero che esiste il mal d'Africa?
Sicuramente, io pensavo non esistesse ma invece non è così. Le prime volte per una questione puramente ambientale, questi paesaggi senza fine ti lasciano nostalgia. Poi, da un punto di vista umano, non ne puoi fare a meno

Hai qualche aneddoto particolare che ti porti nel cuore?
Un paio di storie le racconto volentieri. La prima riguarda l'anima del progetto, una persona che ha sempre vissuto nella baraccopoli dove lavoriamo ed è una persona di grandissima umanità, si chiama Dominique. Dom è un punto di riferimento per tutti e mi raccontava che si mise in testa di costruire una scuola al centro della baraccopoli per togliere i bambini dalla strada. Ai tanti che gli dicevano che era impossibile lui rispondeva: perchè no? Alla fine ce l'ha fatta e la scuola l'ha chiamata Why not accademy. Ed ancora oggi i bambini ci vanno, la mattina studiano e la sera giocano a basket. Ha tolto dalla strada tantissimi di loro

E l'altro?
Ci tengo molto. Uno dei ragazzi che era lì, Teddy del 1999, si vedeva che aveva i mezzi ed il talento per diventare un giocatore. A forza di lavorarci ha avuto una borsa di studio prima in una scuola importante di Nairobi, poi in una scuola fuori e poi in una high school americana e ci siamo mobilitati per trovare i soldi del biglietto. Ora è all'Università della California e, l'ultima volta che ci siamo sentiti, ha detto che fra tre anni spera di essere inserito nelle scelte della Nba. Io non so se ce la farà, ma già il fatto che quattro anni fà in una baraccopoli di Nairobi gli insegnavamo i movimenti ed ora punta alle scelte Nba è qualcosa di bellissimo

Teddy è stato il solo?
L'associazione in tre anni ha tirato fuori 12 bambini per andare a studiare o in scuole migliori di Nairobi o fuori dal Kenia. Ora stanno pensando di portarne uno anche in Italia. Loro hanno una possibilità ed a tutti gli altri una speranza, vedono che con la scuola e il basket si può fare qualcosa che altrimenti non potresti mai fare

Li la vittoria qual è?
Vederli in campo con scarpe improbabili a giocare e seguirti, sono queste le cose che ti fanno dire: ce l'abbiamo fatta. Chiunque entra in quel contesto ha la possibilità di diventare un cittadino migliore. Io lì ho percepito un talento ed una creatività superiori alle nostre medie, ma nessuno ha le competenze per tirarle fuori e quindi il lavoro serve a questo. Poi la vittoria c'è anche sul campo, perchè il gruppo di allenatori locali ha acquisito delle conoscenze che fanno delle squadre di lì le migliori nel campionato delle baraccopoli che si gioca

A Nairobi hai visto la miseria vera
Sì, nei pressi c'è la discarica più grande dell'Africa ed è una fonte di sostentamento incredibile. La mattina vedi prestissimo brulicare questa collina altissima di rifiuti. Sono bambini o persone che cercano cibo scartato o cose da rivendere, oltre ad animali che si nutrono

Senza retorica, queste scene ti hanno cambiato qualcosa quando sei tornato?
A parte il fatto che vale la pena di spendere il tempo per poter essere utile agli altri, ti permettono di vedere il mondo in modo diverso. Noi abbiamo una lavagna di valori diversa che parte dalla famiglia e finisce ai beni come macchina o telefonino. Lì la lavagna si cancella, resta invariata la parte degli affetti, ma tutto il resto te lo sconvolge e capisci che tanto di quello che abbiamo è superfluo. Poi, se posso, mi addentro un attimo in questioni più politiche

Certo che puoi, prego
Girando scopri che ti dicono un sacco di balle, che l'Africa è stata ed è depredata, brutalizzata, sfruttata. Per fare un esempio banale, prodotti tipo detersivi o altro che da noi non sono a norma perchè nocivi, lì li trovi nei supermercati e se fanno male a noi lo fanno anche a loro, però in Kenia li vendono e da noi no. Un esempio banale, ma quando li metti tutti insieme accetti anche con una filosofia diversa il fatto che rivogliono qualcosa che era loro

L'Use ti ha aiutato?
Sì, mi è stata vicino, mi ha dato palloni ed abbigliamento

Questo premio che ricevi stasera ti sorprende? Ti gratifica?
Ovvio che non si fa per avere premi, ma sono contento perchè vedi che questo tipo di attività è conosciuta e riconosciuta. E la cosa più importante, appunto, è che sia conosciuta, che la gente sappia che si può fare qualcosa

Il premio si può leggere anche come un riconoscimento per i tuoi tanti anni di sport? a proposito, quanti sono?
Che ho la tessera da allenatore sono circa 30 anni, e parlo solo di questa attività. Ragazzi sotto mano me ne sono passati tanti

Il più bravo?
Facile rispondere Massimo Iacopini o Francesco Mazzoni che sono stati a lungo in serie A, però mi piace sempre ricordare una cosa. Leggendo il libro del più grande allenatore di basket di sempre, John Wooden, in una pagina racconta che gli chiesero: qual è la squadra migliore che hai allenato? Lui rispose con l'annata e l'intervistatore gli fece notare che quell'anno non avevano vinto niente mentre l'anno prima tutto. Lui replicò: è vero, ma è la squadra che è arrivata più in alto se rapportata al talento che aveva. Ecco, io vorrei ricordare questo nello sport, il vero vincente non è chi ha il talento mostruoso ed arriva dappertutto, ma è quello che incarna meglio di tutti gli altri i valori che noi vorremmo trasmettere ai ragazzi, ovvero spirito di gruppo, sacrificio, impegno, rispetto dell'avversario. Anche perchè lo sport ti fa vivere fino a poco oltre i 30 anni, ma dopo hai bisogno di altre cose per stare bene al mondo. Per questo avere valori dentro è meglio che mettere la palla nel cesto anche ad occhi chiusi

Un ricordo a cui sei legato?
Dire il salto in A1 con l'Use Rosa è semplice ma, ne parliamo spesso con Alessio Cioni, alla fine il momento più bello fu quando vincemmo lo spareggio con Petriana a Roma ed andammo dalla B alla A3. E' stata l'unica volta che abbiamo vinto un campionato dopo una partita e non al termine di una stagione durante la quale puoi dimostrare che sei la più forte e ti abitui così piano piano all'idea. Vincerlo con una finale ha un sapore del tutto speciale

Un personaggio che vuoi ricordare?
Se ne dovessi scegliere uno non ho dubbi: Ademaro Lombardi. Perchè è quello che, da un punto di vista umano e di passione, ha dato più di tutti a questo sport. Ogni volta che noi entriamo in campo per giocare una partita a qualunque livello, dovremmo ricordare che, se siamo lì, il merito è suo. Poi, ovviamente, non dimentico personaggi come Arbaro Lazzeri, Albano Aramini e tanti altri

Ora che sei arrivato in A1, cosa hai ancora da chiedere allo sport?
Niente, si riparte. Mi viene in mente una frase che dissi quando vincemmo una partita importante dopo una brutta sconfitta, ovvero che il bello dello sport è che ti permette di azzerare tutto e ricominciare da capo. Quindi sarà ancora così, che sia A1 o giovanile

Vabbè, la Scotti è salva quindi la A1 ci sarà anche il prossimo anno
Certo, ma è bene pensare che un giorno non sarà così e dovremo ripartire comunque

Un'ultima domanda, ma sei più bravo in bici o ad allenare sul parquet?
Senz'altro in bici, non c'è discussione. Il basket è la passione della vita, la bici quella appena dietro. Però, quando arrivi in cima ad una montagna, anche se sei ultimo, ti da un senso di conquista che si spiega male ma è bellissimo.

Empoli applaude Mario Ferradini

Marco Mainardi

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