La risposta del Comune all’annuncio del ricorso al Tar è stata sorprendente, ci dice dell’area ove dovrà sorgere il capannone “Non si tratta di un terreno a verde pubblico, bensì il giardino pubblico che lo divide dalle abitazioni, di circa 3.400 metri quadrati, è lasciato inalterato.” Bontà loro, il capannone non lo fanno nel giardino pubblico, bensì, nell’area retrostante che come avevamo specificato, era, fino all’approvazione della variante, un terreno agricolo destinato dal piano regolatore a verde pubblico. Tutti si aspettavano che prima o poi in quell’area si sarebbe ampliato il giardino esistente e invece si ritroveranno davanti un edificio industriale di almeno 56 metri per 27 alto 9 metri (in realtà, con il tetto, almeno 11), così il giardino e le loro abitazioni, in inverno, non vedranno neanche il sole. Per verificare se l’area fosse o no destinata a verde pubblico, basta guardare la tavola 2.2 quadro 3 del piano strutturale a questo link.
Poi, riguardo al nostro timore che la zona industriale si espanda fino al Rio di Sant’Anna, il Comune ci rassicura: “Non è assolutamente previsto un ulteriore allargamento di aree industriali e/o artigianali in quanto proprio a est di quella zona da anni esiste nel piano regolatore una enorme cassa di espansione, a protezione del Rio Bonistallo, di circa 6 ettari. Terreni che non saranno assolutamente toccati da varianti, in quanto vincolati dalla loro destinazione idraulica.” Se il vincolo idraulico vale quanto quello a verde pubblico, c’è poco da stare tranquilli. Ed è lecito dubitare perché se andiamo a guardare la relazione idraulica del regolamento urbanistico del 2013 a pagina 55 alla voce INTERVENTI SUL RIO BONISTALLO spiega come l’unico intervento previsto sia a monte della superstrada nell’area vincolata denominata Cinotti 1. Se anche avessimo capito male e la cassa di espansione si facesse a valle, in Carraia (l’ing. Idraulico ci spiega che non avrebbe molto senso ed è conveniente farla a monte), sarebbe di soli 52.000 metri cubi, profonda 1,25 metri e impegnerebbe 41.600 metri quadrati, poco più di quattro ettari su un totale di 8 circa. Avanzerebbero poco meno di 4 ettari da usare a piacimento per insediamenti produttivi. Inoltre, almeno due terzi dell’area ricade nel perimetro del territorio urbanizzato, quindi il Comune potrebbe decidere una variante in qualunque momento, senza bisogno di chiedere nulla alla regione e alla città metropolitana.
Quanto le emissioni nelle zone artigianali, siano “trascurabili o limitate” gli abitanti di Carraia ne hanno una grande esperienza diretta. Non si fa cenno al passaggio alla IV classe acustica che aumenta il livello del rumore di quasi quattro volte. In tutta la variante siamo l’unica zona residenziale che la peggiora, per tutti gli altri, o resta invariata, o in diversi casi migliora. Non ci spiegano nemmeno perché non si è tenuto conto dei vincoli di quel terreno, della strada, del Rio di Bonistallo e soprattutto, in tema di emissioni, dei due elettrodotti che costringeranno chi ci lavorerà ad essere esposto ai relativi campi elettromagnetici i cui limiti di legge si sa, sono altissimi. Il comune si è anche premurato di specificare che:"La proposta è pervenuta dal proprietario del terreno Renzo Maltinti il 19 giugno 2016 e la verifica della richiesta e la sua conseguente approvazione è stata ampiamente preceduta da un periodo di valutazione pubblica”. Come dire, non siete stati abbastanza accorti e solleciti, dovevate essere più svegli. Effettivamente noi vivevamo tranquilli, perché convinti che i vincoli fossero vincoli, anche quelli a verde pubblico. Non pensavamo che si cambiassero perché lo chiede Qualcuno che vuole farsi la fabbrica nell’orto di casa. Non dubitino i nostri amministratori, d’ora in avanti ci troveranno sempre con il coltello tra i denti.
Associazione Carraia e Pratovecchio
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