Si comincia alle 17.00, presso il Saloncino della Musica di Palazzo de’ Rossi, con la proiezione del documentario La rete di Santini (Santini’s Netzwerk), che racconta la profonda e autentica passione per la musica nutrita dall’abate Fortunato Santini, che fin dall’età di vent’anni collezionò autografi o copie di musica antica. In soli cinquant’anni attraverso una rete internazionale di scambi la sua collezione divenne una delle biblioteche musicali più complete al mondo, e opere altrimenti perdute ci sono pervenute grazie a essa.
A seguire, dalle 18.30, il palco del Saloncino ospita l’Ensemble Seicentonovecento, fondato e diretto da Flavio Colusso (Accademico Pontificio e Maestro di cappella dell’Ordine dei Chierici Regolari della Chiesa di Santa Maria dell’Anima in Roma e della Cappella Musicale di San Giacomo). L’Ensemble è uno dei gruppi vocali-strumentali italiani più originali dell’odierna scena internazionale, e da quasi trent’anni è impegnato nella produzione di capolavori inediti del passato e di prime esecuzioni di musica d’oggi.
Il titolo del concerto, La viola Scarlatta & altre storie d’amore, prende spunto dalla Serenata in forma di “fiaba musicale” per soprano, voce recitante e viola d’amore che Flavio Colusso, esperto dell’arte vocale dei castrati e in particolare di quella del mitico Farinelli (Carlo Broschi, 1705-1782), ha composto nel 2007 per il 250° anniversario di morte di Domenico Scarlatti. Il compositore napoletano era molto amico del celebre cantante il quale per molti anni ebbe il privilegio di “somministrare” ogni sera al re Filippo V di Spagna una serenata notturna per curare la “regia melancholia” (oggi diremmo depressione) per la quale l’unico antidoto sembrava essere la dolcezza della sua voce. Le “altre storie d’amore” che fanno corona a La viola Scarlatta sono raccontate attraverso brani di raro ascolto: la cantata-lettera amorosa Scrivete occhi dolenti, scritta «con inchiostro di pianto» e l’arietta concertata Sperar vorrei entrambe del grande Maestro dell’Europa musicale, Giacomo Carissimi (1605-1674) il quale, con egual profondità e leggerezza mostra, della condizione degli amanti, le speranze, le ombre, le chimere; la cantata (Recitativo e Aria) per soprano, viola d’amore e Bc, Regal Britannia, la cui dedicatoria rivela esplicitamente l’«Ossequioso Ringraziamento per le cortesissime grazie ricevute dalla Britannica Gloriosa Nazione» dello stesso Farinelli prima del suo abbandono delle scene, a Londra (1737); e ancora primizie come: la Suite per sola viola d’amore di Anonimo; la cantata concertata «à Soprano con Viola d’Amore» di Giuseppe Aldrovandini (1671-1707) Ho risolto di lasciarvi, nella quale un innamorato, per non morir d’amore, decide di abbandonare i «crudi rai» della sua bella; infine, la nuova versione di Quid agis cor meum? con la quale Colusso si interroga ancora una volta sui moti del cuore facendo ‘risuonare’ il testo dell’omonimo brano spirituale del Carissimi, che apre-chiude il cerchio del percorso su «La via dell’Anima».
La viola d’amore è uno strumento ancor oggi poco frequentato e diffuso: munita di dodici corde, sei di budello e sei metalliche di risonanza (posizionate sotto il ponticello) possiede un timbro particolare che fin dall’antichità è stato definito come «dolce, affettuoso, argentino, angelico»: timbro e “voce” sono conferiti allo strumento proprio per la vibrazione per simpatia delle corde di metallo. L’origine dello strumento non è tutt’ora chiara, anche se lo stesso nome ci può indicare una strada possibile da percorrere; l’amore dello strumento non sarebbe un richiamo al dolce ed angelico suono (sebbene in passato si indulse poeticamente anche su quest’aspetto, rassomigliando le due mute di corde che vibrano all’unisono al trasporto di due cuori innamorati), ma una corruzione linguistica di “viola dei mori”. In effetti il principio delle corde di risonanza così caro agli strumenti orientali ed islamici (vedi il sitar indiano o il Kamanja Rumi arabo, per esempio) sembra essere stato applicato direttamente ad una viola da gamba soprano, e la viola d’amore (imitazione così degli strumenti “moreschi”) fa le sue prime apparizioni nell’area austro-germanica alla metà del Seicento, proprio quando l’impero ottomano fu definitivamente sconfitto dalle armate cristiane sotto le porte di Vienna, nel pieno della moda delle turcherie.
Il concerto è realizzato in collaborazione con Fondazione Peretti, Lichtspiel Entertainment e il progetto multimediale La Via dell’Anima.
A CENA CON L’ARTISTA
A seguito dello spettacolo, appuntamento con i protagonisti del concerto per un momento di confronto e una cena informale.
L’ingresso è esclusivamente riservato al pubblico presente al concerto.
È possibile effettuare la prenotazione dei biglietti per qualsiasi concerto esclusivamente contattando telefonicamente la Biglietteria del Teatro Manzoni negli orari di apertura. Il pagamento e il ritiro dei biglietti prenotati potrà avvenire presso la sede del concerto da un’ora prima dell’inizio dello spettacolo.
Biglietteria Teatro Manzoni
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Fonte: Ufficio Stampa
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