Le associazioni firmatarie esprimono tutta la loro solidarietà e il loro impegno condiviso per le donne che sono state insultate, strattonate, maltrattate, apostrofate con epiteti volgari e offensivi durante un convegno promosso a Roma dalla Lega per discutere alcuni temi del disegno di legge presentato dal senatore della Lega, Pillon.
Giovedì 31 Gennaio, molte donne facenti parte di varie associazioni, come Non Una Di Meno, Di.Re, la Casa internazionale delle donne, Differenza Donna e altre, hanno contestato durante tale convegno e durante la contestazione alcune di loro sono state aggredite verbalmente e fisicamente da alcuni dei presenti.
Le donne tenevano in mano un piccolo striscione con scritto «Giù le mani dalle donne», perché questo disegno di legge (cosiddetto d.d.l. Pillon) propone delle modifiche su affido, separazione, divorzio che tendono volutamente a ripristinare una società neo-patriarcale, e introduce una cultura della famiglia in cui la violenza viene minimizzata. Infatti ciò che colpisce è come l’uso della violenza maschile contro mogli e figli sia nuovamente permessa, sminuita e sdrammatizzata; il d.d.l. tende a cancellare i passi in avanti fatti dalla giurisprudenza nei casi di maltrattamenti per quanto riguarda l’affido e le misure adottate al momento della separazione e del divorzio.
In tale d.d.l., ci sono provvedimenti che mirano a far tacere la donna, pena la perdita della responsabilità genitoriale, ottenuta con le accuse di “alienazione parentale”. Cosa significhi ciò è ben difficile da comprendere perché è una teoria, per nulla scientifica, che si trova soltanto nelle relazioni di alcune Ctu (consulenze tecniche d’ufficio, pagate profumatamente), incaricate dai giudici di valutare le competenze genitoriali durante le separazioni giudiziali. Ma non esiste una compiuta definizione di “alienazione parentale”.
Tra i tanti effetti deleteri di tale d.d.l. basti pensare che, quando un bambino si rifiuta di vedere il padre, senza considerare se ci siano state violenze o abusi sessuali, la sentenza delle Ctu è sempre la stessa: la paura del bambino è frutto di manipolazioni di “madri malevole”! e così queste madri perdono spesso la responsabilità genitoriale. Per non parlare poi dell’introduzione della figura del mediatore (che sostituisce gli avvocati e che ha un costo elevato); del venir meno dell’assegnazione della casa familiare, cosicché i minori avranno conseguentemente due residenze, presso le case dei rispettivi genitori; del rendere più complicato e oneroso l’accesso alla separazione e al divorzio, introducendo esplicitamente all’articolo 1 il concetto di “unità familiare” e rendendo di fatto separazione e divorzio procedure complesse e soprattutto accessibili solo a chi se le può permettere dal punto di vista economico e così via.
Il ddl presentato dal senatore Pillon (che non a caso è anche un avvocato e un mediatore familiare) è stato molto criticato e considerato non emendabile, cioè da rifiutare completamente, da diverse associazioni di avvocati, psicologi e operatori che si occupano di famiglia e minori; da giuristi, anche cattolici, da giudici minorili, dai centri antiviolenza, dai movimenti femministi e anche dalle relatrici speciali delle Nazioni Unite sulla violenza e la discriminazione contro le donne, che hanno scritto una lettera al governo italiano, in cui si dice che le modifiche introdotte dal ddl porteranno a «una grave regressione che alimenterebbe la disuguaglianza di genere» e che non tutelano le donne e i bambini che subiscono violenza in famiglia.
Continuare a dire che “tanto il ddl non passerà al Parlamento” non è sufficiente, bisogna che ci si prenda delle responsabilità politiche davanti a una simile cultura basata sul rancore, il livore e il non rispetto. Bisogna che noi donne ri-prendiamo in mano il discorso sulla famiglia intesa non in senso formale, ma sostanziale, come nucleo che si basa sulle relazioni affettive, il rispetto delle persone che la costituiscono, l’impegno a camminare insieme lungo il percorso scelto, la libertà di poter anche decidere di non stare più insieme, senza rancori o vendette.
E’ compito di tutte e tutti dire no a una cultura che è contro donne (e bambini) che non si vogliono piegare agli istinti prepotenti di maschi abbandonati, che si considerano proprietari di mogli e figlie/i e che diventano violenti quando si dice loro: Adesso basta, arrivando a maltrattare anche soltanto se si protesta perché in disaccordo, come avvenuto con le donne presenti al convegno .
Firme:
Forum Permanente delle donne di Certaldo
Lega SPI Cgil Castelfiorentino
Associazione “L’acqua in gabbia” di Vinci
Auser di Castelfiorentino
Il Circolo del Cinema “Angelo Azzurro” UICC di Castelfiorentino
Fonte: Ufficio Stampa
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