Nella primavera del 1998, quando con l’amico archeologo Agostino Dani, cominciammo a salire il “poggio di Leporaia” sopra il molino d’Egola, alla ricerca di tracce del castello distrutto e rapinato, non potevamo sospettare di trovarci su un sito importante anche per la formazione del distretto di San Miniato.
L’importanza del castello di Leporaia, come di Montealprandi (Poggio al pino), Cigoli e altri costruiti dai Lambardi di San Miniato nell’XI secolo, è oggi ben documentata, dal magnifico “Locus est famosus” cioè San Genesio, scritto da Paolo Tomei, assegnista presso l’Università di Siena.
Come scrive il prefatore del libro, Giovanni Salmeri, “Oggetto principale [dello] studio è il modellarsi sul territorio dell’azione di una famiglia aristocratica lucchese, i Lambardi di San Miniato e il suo farsi struttura organizzativa di riferimento dal punto di vista politico, economico e sociale.”
San Miniato al Tedesco, la vera storia
La lettura di questo LOCUS EST FAMOSUS, Edizioni ETS, è stata per me affascinante, e ricca di informazioni inedite, sui luoghi, fra i quali la curtis di Corazzano, le famiglie dei Lambardi di San Miniato e Palaia, le proprietà civili ecclesiastiche, i rapporti con la città e il Vescovato lucchese, l’esplorazione di una fitta rete di curtes che andranno poi a costituire il distretto di San Miniato al Tedesco. E’ un’opera che ha richiesto allo studioso, la lettura e la decifrazione di oltre un migliaio di pergamene degli archivi storici lucchesi e fiorentini e senesi. In questa necessaria e, mi scusi l’autore, strizzata sintesi per necessità divulgative, vengono sfatati molti luoghi comuni e falsificazioni come quelle di Lorenzo Binincontri con la sua Historia Sicula di redazione quattrocentesca.
“Spariscono, scrive Tomei, le menzioni di Gastaldi, gli amministratori delle curtis, e assistiamo al radicamento sul territorio di in gruppo parentale disceso da un ecclesiastico e da una certa Benedetta […]” . Si legge che durante le guerre civili fra impero e papato nel XII secolo, il gruppo parentale dei Lambardi di San Miniato cominciarono ad esercitare un potere coercitivo nel sottostante borgo di San Genesio; amministrare nuove forme di giustizia, esigere oneri. Con Federico I il castello di San Miniato divenne “una concreta incarnazione del potere pubblico”. Si gettarono le basi per la trasformazione di San Miniato in ‘quasi-città’. Fu in definitiva la nascita di San Miniato al Tedesco spogliata da quella tradizione cronachistica tre-quattrocentesca che “retrodata il diretto controllo imperiale del castello addrittura all’età ottoniana.”
Altri imbellettamenti si potrebbero citare, ma ci fermiamo qui per non appesantire il lettore, osservando che bene ha fatto Tomei a riportare i fatti sul giusto binario dello svolgimento storico, arricchendo notevolmente le nostre conoscenze sul nostro passato remoto di un territorio che va dalle propaggini delle Cerbaie a Castelfiorentino.
Valerio Vallini
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