Ogni anno il 27 gennaio ricorre il “Giorno della Memoria”. Una giornata dedicata alla data del 1945 in cui furono abbattuti i cancelli del campo di sterminio di Auschwitz rivelando al mondo l'orrore umano del genocidio nazista. Furono milioni gli uomini, le donne ed i bambini perseguitati con le leggi razziali e poi strappati alla loro vita e deportati nei lager da dove, in pochi riuscirono a tornare. Con le loro testimonianze hanno raccontato quell’agghiacciante pagina della nostra storia che non deve e non può essere dimenticata.
Ecco perché I’Onu scelse questa data per commemorare le vittime del nazismo, dell'Olocausto e per onorare coloro che, a rischio della propria vita, hanno protetto i perseguitati.
Empoli come sempre e come sta nel suo DNA antifascista, celebra il ‘Giorno della Memoria 2019’ con una serie di iniziative, dedicate alle scuole di primo e secondo grado, alle classi 5a delle scuola primaria, a tutta la cittadinanza. Appuntamento da mercoledì 23 fino a mercoledì 30 gennaio 2019 con un programma patrocinato dal Comune di Empoli, nell’ambito del progetto comunale ‘Investire in Democrazia’, organizzato dall’Aned.
PROGRAMMA DI TUTTE LE INIZIATIVE
Il primo evento è LETTERA ALLA MADRE, in scena mercoledì 23 gennaio 2019, alle 10.30, una rappresentazione teatrale riservato alle scuole che poi sarà replicato mercoledì 30 gennaio, alle 21, per tutta la cittadinanza ad ingresso gratuito.
L’evento si terrà al Giallo Mare Minimal Teatro, in Via Paolo Veronese, 10 a Empoli.
La rappresentazione teatrale è tratta dal romanzo di Edith Bruck - adattamento e regia di Alessandra Bedino.
Con Alessandra Bedino e la musica dal vivo di Claudia Bombardella.
La storia - La scrittrice ungherese Edith Bruck, nel 1988, al culmine della sua carriera di scrittrice e regista, inizia a scrivere una lettera a sua madre, morta ad Auschwitz nel lontano maggio 1944. Una donna ferita e allo stesso tempo invincibile, che ancora si interroga sul proprio destino di bambina ebrea trascinata a forza nel lager e sopravvissuta ai suoi cari, su un Dio che sembra essere sempre troppo lontano. E’ una lunga impossibile lettera. Un atto d’accusa e una disperata richiesta d'amore.
LA DEPORTAZIONE DEGLI EBREI FIORENTINI:
6 novembre 1943
Fra le iniziative anche una serie di incontri con Daniel Vogelmann, figlio di Shulim, sopravvissuto alla deportazione, e fondatore della casa editrice “Giuntina”, vice presidente della sezione ANED di Firenze.
Che cosa accadde - Il 6 novembre 1943 il comando nazista avviò a Firenze la cattura e la deportazione degli ebrei fiorentini. Vennero arrestate oltre 300 persone. Il 9 novembre furono caricate sui treni diretti verso Auschwitz, dove arrivarono il 14 novembre. Solo 107 superarono la selezione per l’immissione nel campo: gli altri vennero immediatamente eliminati. Nell’elenco dei deportati figuravano anche otto bambini nati dopo il 1930 e 30 anziani, nati prima del 1884. I tedeschi avevano completato l’occupazione di Firenze nel settembre 1943. Qui i nazisti poterono contare per la razzia sul sostegno attivo dei fascisti, in particolare su
quello della banda Carità. Degli ebrei deportati nei lager dal 6 novembre del ’43 in poi, solo 15 tornarono indietro: otto donne e sette uomini.
L’incontro è rivolto alle scuole secondaria di primo grado e scuola secondaria di secondo grado su prenotazione. Per informazioni: giovani.immigrazione@comune.empoli.fi.it.
AU REVOIR LES ENFANTS/ARRIVEDERCI RAGAZZI
Nel programma anche la proiezione di un film: "Au revoir les enfants/Arrivedervi ragazzi" di Louis Malle che si svolgerà alla RSA Vincenzo Chiarugi, in Via G.Monaco, 23, a Empoli, sabato 26 gennaio 2019 alle 15.30.
Un’occasione anche per gli ospiti della Vincenzo Chiarugi di celebrare il Giorno della Memoria. La proiezione sarà preceduta dal saluto dell’amministrazione comunale e del presidente dell’ANED Sez. Empoli, Alessio Mantellassi.
ORESTEA AFRICANA (DEG NGA WOLOF)
Altra rappresentazione teatrale, dedicata alle scuole superiori, va in scena lunedì 28 gennaio 2019 alle 10.30, al Teatro Il Momento, Via del Giglio, 59, Empoli, con Benjamin Compaore, Valentine Igwe, Sarjo Tourai, Patrick Francis, Aisha Merci, regia di Andrea Mancini e Paola Bolelli.
La storia - Oreste Africana racconta di una società tribale che si trasforma in un consesso civile, nell’Atene classica, simbolo della nostra realtà occidentale. Oreste ammazza la madre, rea di aver ucciso suo marito Agamennone, e viene perseguitato dalle Erinni, sorta di demoni della foresta. Alla fine queste stesse Erinni diventano le sue protettrici, dopo che Atena ha istituito il primo processo e Oreste è stato assolto dalle sue colpe. Il testo naturalmente è riassunto in poche battute, messe a commento di azioni che sono tutte di musica e danza di grandissima suggestione. Il tutto per descrivere il passaggio da una civiltà tribale a quella più evoluta, rappresentando la fuga dall’Africa, come un simbolico attraversamento del mare, una salvezza e anche una condanna. Questo - e sono le frasi finali della nostra Orestea - a patto che gli Spiriti della foresta, che rappresentano origine e passato di questi uomini, restino vigili, attenti a non dimenticare, a mantenere integra la loro natura selvaggia.
Il lavoro è importante, riesce a raccontare meglio di altro le problematiche e anche l’orgoglio di questi giovani, eccezionali testimoni di un mondo in via di sviluppo che, pur nelle difficoltà più tremende, può e deve continuare a tenere la testa alta.
ANNA FRANK GIOCAVA A CALCIO?
CARLO CASTELLANI BOMBER DELL’EMPOLI
Inoltre, sempre sabato 26 gennaio, alle 21.30, ancora al Teatro Il Momento di Empoli, andrà in scena una rappresentazione teatrale con la straordinaria Erika Casula nelle vesti di Anna Frank. La giovane ebrea racconta di se stessa, ma anche di un altro eroe fatto morire dai nazisti: Carlo Castellani, mitico giocatore di calcio dell’Empoli degli anni 30. La regia è di Andrea Mancini e la musica dal vivo con Valentine Igwe e Barbara Taddei, nei panni del radiocronista-narratore.
La storia - Erika racconta, con la semplicità e l’efficacia tipiche della sua età, fuori da ogni retorica, le vicende che ancora affliggono l’Italia e gli altri stati occidentali. Si parla del passato, guardandolo con gli occhi di oggi. È in fondo questo ciò che hanno fatto le persone che hanno vestito Anna Frank con i panni di una squadra di calcio avversaria. Il lavoro prende il via proprio da lì raccontando anche la vicenda di Castellani. Anna e Carlo sono morti, come milioni di altri, nei campi di concentramento, ma la storia raccontata è una vicenda di vita, non è la disperazione che si narra, ma l’esaltazione con cui lo sport riesce spesso a rispondere alla malvagità. Una giovane spettatrice ha raccontato che il momento in cui Castellani, con la sua palla di cuoio, colpisce in testa i soldati nazisti, abbattendoli come birilli, le resterà a lungo nella memoria. In realtà Castellani e Anna non si incontrarono: il grande giocatore dell’Empoli morì a Mathahusen l’11 agosto del 1944, qualche giorno prima della partenza della Frank per Auschwitz, il 3 settembre del 1944. Ma nello spettacolo si racconta appunto il mito, dunque non contano né date, né luoghi, anche se “Anna Frank giocava al calcio?” è sostanzialmente basato su fatti reali.
LA DEPORTAZIONE DALL'EMPOLESE VALDELSA, 8 MARZO 1944, RICOSTRUITA ATTRAVERSO LA VITA DI ALCUNI DEPORTATI
Fra fine gennaio e fine febbraio sono stati organizzati alcuni incontri nelle classi delle scuole classi 5° primaria, scuola secondaria di primo e secondo grado, tenuti da consiglieri della sezione ANED dell’Empolese Valdelsa. Gli appuntamenti potranno essere organizzati in luoghi che garantiscano il più possibile la vicinanza alla sede degli alunni e potranno essere modellati in base alle necessità che gli insegnanti faranno presenti.
Che cosa accadde - 8 marzo 1944. All’alba di quel giorno 115 cittadini di Empoli, di Vinci, di Cerreto Guidi, di Fucecchio, di Montelupo Fiorentino, di Limite sull’Arno furono prelevati con la forza dai luoghi di lavoro, dalle loro case, dalle strade, caricati sui camion e mandati a Firenze. Qui trovarono i vagoni piombati carichi di altri operai, ebrei, donne, vecchi, bambini. Da Firenze cominciò il loro ultimo viaggio verso Mauthausen,
Gusen, Ebensee, Hartheim. Dopo la liberazione dei campi, soltanto 10 uomini poterono tornare vivi alle loro case. La loro colpa: aver partecipato ad uno sciopero generale la cui parola d’ordine era stata “Pane e Lavoro”.
La mattina del 4 marzo 1944 scesero in piazza circa seimila persone, operai, contadini e soprattutto le donne, che avevano organizzato, sostenuto lo sciopero, e ne furono le protagoniste. Le fabbriche si fermarono, ogni attività si fermò. Il successo della manifestazione fu totale; ma anche il prezzo fu altissimo: la vita di 105 persone.
Fonte: Comune di Empoli - Ufficio stampa
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