Morto durante controllo di polizia, il PCI: "Anche a Empoli clima d'odio"

Arafet, ragazzo di 31 anni, è morto giovedì 17 gennaio a Empoli in un Money Transfer durante un fermo di polizia, le indagini sono in corso, è stato aperto un fascicolo per omicidio colposo e stamani, lunedi’ 21 gennaio è stata eseguita l’autopsia.

Non spetta a noi fare processi né pronunciare sentenze, ci auguriamo solo che sia fatta chiarezza e che possa essere conosciuta la verità su quanto è accaduto. Ma alcune considerazioni è giusto ed opportuno farle, considerazioni politiche che in città pochissimi hanno fino ad ora espresso; quello che è emerso, invece, molto chiaramente è un clima di odio presente in città, dove se sei tunisino, ex facchino disoccupato e con qualche precedente, ti meriti di morire per 20 euro. Clima supportato e incoraggiato dalle parole di Salvini e dall’atteggiamento di chi ha equiparato le parole del Ministro a quelle dette, nell’immediatezza dei fatti, dall’Associazione Acad e dalla sorella di Cucchi. Ormai è un copione che si ripete, mettere tutto sullo stesso piano, in nome di un buon senso che ha tanto il sapore di un livellamento al pensiero unico, di cui tanti anche a sinistra sono ormai preda.

Che sia la morte di un uomo o la morte di 117 persone in mare, l’odio, il risentimento, il rancore cieco fondato su motivi miserabili, sono le uniche cose che tantissime persone esprimono, ed è questo che dovrebbe far paura a tutti. Empoli continua ad essere definita una cittadina felice, democratica e accogliente, invece non lo è più. Non è neanche più la città medaglia d’oro alla resistenza, perché se fossero vivi quegli ideali di solidarietà, di condivisione e se le forze politiche che amministrano avessero tenuto attivi i valori nati dalla resistenza e dall’antifascismo, senza farne solo vuote commemorazioni, oggi l’atteggiamento di tutti sarebbe diverso. Chi è che oggi cerca di capire quanto disagio sociale, quanta reale povertà, quanta disperazione e quante famiglie in serie difficoltà ci sono fra i nostri concittadini e abitanti? Ma soprattutto c’è la volontà di affrontare tutti questi temi senza barricarsi ogni volta sulla mancanza di risorse? Forse spendere meglio quelle esistenti sarebbe già una piccola risposta. Quindi, nessuna brioche e cappuccino per Arafet Arafaoui, (né per tutti coloro che vivono disagi e povertà), ma mani e piedi legati e momenti terribili prima della morte e dopo solo parole di circostanza, odio e indifferenza.

Il Partito Comunista Italiano vuole oggi esprimere le più profonde condoglianze alla famiglia di Arafet ed esprimere tutto il dolore per la morte di un giovane uomo, perché questa è la vera tragedia, la morte di un uomo.

La segreteria regionale del PCI Toscana



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