Spunta incontro con Lotti
Pilotavano le indagini e chiedevano tanti soldi. Avevano millantato che ne avrebbero pilotato soltanto uno. Sono due i magistrati arrestati per corruzione. E tra le inchieste pilotate rienta anche quella a carico dell'imprenditore Luigi Dagostino, che è stato per un periodo socio di Tiziano Renzi, padre dell’ex premier Matteo.
Il giudice tranese Michele Nardi, ora pm a Roma, secondo la procura era il capo dell'associazione per delinquere che a Trani pilotava le sentenze penali e tributarie e insabbiava le indagini a carico di ricchi imprenditori assieme al collega pm Antonio Savasta, ora giudice a Roma. Nardi e Savasta sono stati arrestati e si trovano in carcere con le accuse di associazione per delinquere, corruzione in atti giudiziari e falso per fatti commessi tra il 2014 e il 2018.
Oltre ai due magistrati sono finiti nella casa circondariale di Lecce l'ispettore di polizia Vincenzo Di Chiaro, ritenuto complice di Savasta. Sono stati invece interdetti dalla professione due avvocati pugliesi (Simona Cuomo e Vincenzo Sfrecola), ritenuti intermediari, e l'imprenditore fiorentino Luigi Dagostino, che in passato ha avuto rapporti d'affari con il papà dell'ex premier Matteo Renzi.
L’ex pm Savasta avrebbe omesso di fare approfondimenti investigativi, su di un fascicolo di cui era in possesso che riguardava Dagostino, l’imprenditore barlettano rinviato a giudizio dal gup di Firenze Romeo, insieme a Tiziano Renzi e Laura Bovoli, per false fatturazioni. Savasta avrebbe ottenuto in cambio un incontro, il 17 giugno 2015, con l’ex sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Luca Lotti per ottenere il trasferimento a Roma
Per questo, Savasta, Sfrecola e Dagostino sono indagati per corruzione in atti giudiziari. Tutti e tre parteciparono all'incontro con Lotti. Secondo le indagini sarebbe stato proprio Tiziano Renzi a portare Savasta a Palazzo Chigi. A confermarlo ai pm di Firenze (che hanno indagato sulla vicenda prima di trasmettere gli atti a Trani) è stato lo stesso imprenditore.
Dagostino nell'interrogatorio dell'aprile 2018, ha dichiarato di aver chiesto a Tiziano Renzi di incontrare Lotti perché il pm Savasta aveva in mente un disegno di legge sui rifiuti a Roma. Sul punto è stato successivamente sentito due volte lo stesso Lotti, ad aprile e a maggio 2018, che ha dichiarato di avere una conoscenza superficiale di Savasta.
Beni per due milioni di euro sequestrati agli indagati. Al magistrato Nardi sono stati sequestrati 672mila euro, tra cui un Rolex e diamanti; all'altro magistrato Antonio Savasta 490.000 euro; altri 436mila sono stati sequestrati rispettivamente all'ispettore Di Chiaro e all'avvocatessa Cuomo. Dagostino e Sfrecola sono stati privati 'solo' di 53mila euro. La magistratura leccese ha ritenuto di dover disporre il carcere per i due magistrati "tenuto conto del concreto pericolo di reiterazione di condotte criminose e del gravissimo, documentato e attuale rischio di inquinamento probatorio".
I magistrati di Lecce sono arrivati all'arresto dei colleghi Savasta e Nardi all'epoca dei fatti in servizio a Trani, grazie alla agenda tenuta da Luigi Dagostino su cui l'imprenditore annotava con ordine maniacale il pagamento di presunte tangenti e ogni appuntamento, tra cui quello con l'ex sottosegretario Luca Lotti, con l'ex vicepresidente del Csm Giovanni Legnini e con Tiziano Renzi, papà dell'ex premier Matteo
862 pagine di ordinanza del gip in cui scrive: "Annotazioni puntuali e metodiche" sui contatti e rapporti con il pm Savasta, con l'avvocato tranese Sfrecola, con l'allora sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Luca Lotti, con Tiziano Renzi e anche con l'allora vicepresidente del Csm, Giovanni Legnini, ascoltato come testimone dalla Procura di Firenze nell'aprile 2018, che ha anche "prodotto una stampa dei vari procedimenti disciplinari a carico di Antonio Savasta, alcuni dei quali già pendenti dal 2015", annota il gip.
Dalle indagini emerge, infatti, che "già nel corso del 2015 Savasta si attiva per costruirsi appoggi strumentali ad alternative professionali avvalendosi proprio di Dagostino e dei suoi importanti contatti anche in contesti istituzionali". Allo stesso tempo, però, Savasta indaga su Dagostino per un giro di fatture false, ma per ricambiare il favore non esercita l'azione penale nei confronti dell'imprenditore. Quando Savasta viene trasferito a Roma, il procuratore di Trani invia gli atti a Firenze per competenza.
Nelle sue agende Dagostino scrive degli incontri che continuano nel 2016. Ad una cena del 6 dicembre a casa di un giornalista che era stato in passato responsabile della comunicazione di Legnini, quando questi era sottosegretario del Governo Letta, partecipò lo stesso Legnini (ormai al Csm e presidente della commissione disciplinare che aveva in carico una serie di procedimenti su Savasta e che in quelle settimane avrebbe deciso sul trasferimento d'ufficio del magistrato). Della presenza di Savasta a quella cena, Legnini - annota il gip - "non era previamente informato o comunque a conoscenza".
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