Il senatore De Falco espulso dal M5S: fu contro il 'condono' di Ischia, astenuto sulla Manovra

Il senatore Gregorio De Falco è stato espulso dal Movimento 5 Stelle. Lo ha deciso il collegio dei Probiviri del M5S, organo incaricato di sanzionare comportamenti ritenuti "contrari alle norme dello Statuto e del Codice Etico". A comunicarlo è il blog delle Stelle.

Il senatore De Falco, ex comandante della Capitaneria di Porto di Livorno venuto alla cronaca per la telefonata in cui intimava al comandante Schettino di "tornare a bordo" durante il naufragio della Concordia all'Isola del Giglio, è stato eletto senatore nel 2018: era capolista nella circoscrizione Toscana 2 che comprende oltre ad Arezzo, Siena e Grosseto anche Pisa e Livorno. Fu 'ripescato' nonostante abbia perso l'uninominale. Per la Toscana insieme a De Falco furono eletti in Senato nelle file del M5S anche Gianluca Ferrara e Laura Bottici.

Oltre a De Falco sono stati espulsi anche Saverio De Bonis e gli eurodeputati Marco Valli e Giulia Moi, mentre per il senatore Lello Ciampolillo c'è stato un richiamo. Nella nota si legge che "le motivazioni sono state inviate ai diretti interessati".

Motivazioni che, nel caso di De Falco, sono facilmente rintracciabili: i primi 'attriti' arrivarono a novembre, in occasione dell'approvazione del Decreto su Genova, quando l'ex capitano si oppose a quello che definì senza mezzi termini "un condono edilizio" per Ischia: De Falco, in controtendenza rispetto al suo gruppo parlamentare, votò favorevolmente all'emendamento targato Forza Italia per 'stringere' le maglie del condono scatenando l'ira dei vertici e avviando 'd'ufficio' la procedura sanzionatoria.

De Falco, bollato dallo stesso Movimento come 'dissidente', rivendicò però la coerenza della sua scelta basata, a suo dire, su una precisa idea di difesa dell'ambiente. Un acceso botta e risposta tra De Falco e i vertici del Movimento che si spinse fino alla velata allusione da parte di Di Maio che dietro il gesto di De Falco ci fosse la volontà di 'mantenere per intero' il proprio stipendio da parlamentare invece di versarne una parte al Movimento così come previsto dal Codice Etico pentastellato. Un'accusa che De Falco rigettò fin dall'inizio dichiarando di continuare a versare parte del suo stipendio. Un braccio di ferro che è continuato per mesi passando dalla critica di De Falco alla scelta di non sottoscrivere il Global Compact, fino all'astensione dal voto della Manovra di bilancio. Scelte che sono state interpretate dal Movimento come "reiterate violazioni dello Statuto", una ferita diventata sempre più profonda per essere risarcita e che oggi ha visto il suo epilogo con l'espulsione.

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