Teatro della Toscana, a Natale e a Capodanno va in scena la regina delle feste: la commedia

A Natale e a Capodanno sui palchi fiorentini della Fondazione Teatro della Toscana va in scena la regina delle feste, la commedia, proposta in versione contemporanea e “storica”.

Gioele Dix dirige al Teatro della Pergola, dal 27 dicembre al 2 gennaio, Emilio Solfrizzi e Paola Minaccioni in A testa in giù di Florian Zeller. Con Viviana Altieri, Bruno Armando. Due coppie e un invito a cena, con il pubblico testimone dei pensieri segreti dei personaggi, che parlano anche in disparte. Un grande gioco degli attori che svelano, con il loro linguaggio “doppio”, verità comiche, crudeli e meravigliosamente patetiche. Una produzione di Roberto Toni per ErreTiTeatro30.

Al Teatro Niccolini di Firenze, dal 27 dicembre al 6 gennaio, la Compagnia delle Seggiole, capitanata da Fabio Baronti, torna con L’acqua cheta, per la regia di Fabio Spaggiari. Un allestimento filologico, impeccabile, che riporta l’opera alla sua essenzialità, spogliandola di aggiunte, invenzioni e rivisitazioni che, nel corso del tempo, ne hanno modificato forma, linguaggio, gerarchia dei personaggi. Una produzione della Fondazione Teatro della Toscana in collaborazione con La Compagnia delle Seggiole, presentata nell’ambito del Festival D’Autunno 2018 / Progetto d’Area Metropolitana.

 

Al Teatro della Pergola, da giovedì 27 dicembre a mercoledì 2 gennaio, l’universo femminile e quello maschile si capovolgono continuamente. A testa in giù del 39enne Florian Zeller, romanziere e drammaturgo francese (ha vinto il prestigioso Prix Interallié e numerosi premi Molière, secondo il Guardian è "il nuovo scrittore teatrale più entusiasmante dei nostri giorni”), è stato portato in scena, per la prima volta, nel gennaio 2016, al Théâtre De Paris, con Daniel Auteil nel ruolo di protagonista e regista. È la storia di Daniel che invita a cena, contro il consiglio della moglie Isabelle, il suo migliore amico Patrick e la sua nuova partner, Emma, per la quale ha lasciato la moglie. Emma, giovane e carina, provoca una tempesta negli animi dei commensali, scuotendo le loro certezze, risvegliando frustrazioni, gelosie e invidie. Alla Pergola Emilio Solfrizzi è Daniel e Paola Minaccioni è la moglie Isabelle, in scena con Viviana Altieri, Bruno Armando, diretti da Gioele Dix. La scena è di Andrea Taddei, i costumi sono di Barbara Bessi, le luci di Carlo Signorini. Una produzione di Roberto Toni per ErreTiTeatro30.

“Daniel è un editore di successo – spiega Emilio Solfrizzi ad Angela Consagra nel foglio di sala dello spettacolo – un uomo che ha superato la cinquantina ed è sposato da più di vent’anni con Isabelle (ruolo interpretato straordinariamente dalla bravissima Paola Minaccioni); è un essere umano risolto e anche molto felice, perché è consapevole di amare sua moglie, il loro è un rapporto costruito nel tempo e solido. Un giorno a cena arriva Patrick con la sua nuova donna: Daniel guarda questa ragazza ed è una specie di bomba sexy… Nonostante le certezze iniziali, Daniel mette in discussione la propria vita e le scelte fatte finora, interrogandosi sul suo rapporto di coppia e su cosa vuole veramente: lui afferma determinate cose, ma allo stesso tempo contraddice tutto quello che dice e pensa.”

Ha affermato Paola Minaccioni: “È una situazione classica, tristemente classica direi, ma sviluppata da Florian Zeller in modo moderno, cinico e divertentissimo. Una commedia popolare di altissimo livello. Il pubblico ascolta sia le nostre parole che i nostri pensieri, con questo escamotage teatrale l’autore rende partecipe il pubblico delle nostre ipocrisie, meschinità e debolezze, portando la commedia a essere irresistibile.”

L’interesse, infatti, in A testa in giù è meno su ciò che viene detto che su ciò che non lo è. Perché qui non esistono più le apparenze, le maschere cadono, l’individuo si trova faccia a faccia con la complessità del suo essere.

“L’azione – prosegue Solfrizzi – è continuamente interrotta dai pensieri, viene dichiarato anche il non detto e il pubblico è il solo a conoscere la verità, a differenza dei personaggi. E i pensieri contraddicono quasi sempre quello che si dice… Il titolo originale dello spettacolo, L’envers du décor, è una frase idiomatica francese che significa ‘dietro le quinte’ e sta a indicare proprio che occorre guardare anche al rovescio della medaglia per capire la realtà. Bisogna avere consapevolezza della verità del mondo al contrario.”

Per Minaccioni il teatro è, appunto, verità. “Il teatro accade – ha detto – ogni sera, come diceva la drammaturga inglese Sarah Kane “la vita accade”. In questa epoca la vita non accade, ma viene rappresentata. Invece, in teatro noi rappresentiamo qualcosa che accade e la sera dopo di nuovo, nello stesso modo, ma sempre diverso, tutte le sere. Gli attori hanno il compito di rappresentare i sentimenti, le debolezze, gli amori, i dubbi, la vita insomma. E di farlo artigianalmente, con tutto il corpo, la mente, lo spirito. Il teatro è vero, e vero e diretto è il rapporto con il pubblico, come anche il loro affetto. Un posto avanguardistico direi, l’unico posto sacro e rivoluzionario.”

Dunque, un avventato e inopportuno invito a cena trasforma l’innocua serata in una sorta di regolamento di conti fra gaffe, equivoci e incomprensioni. L’effetto di A testa in giù è dirompente e trasforma una comune vicenda in un formidabile e spassoso labirinto di gesti e parole. Per le attrici e gli attori si tratta di recitare su un doppio binario, una prova al tempo stesso complicata ed esaltante. Daniel si ritrova a mettere interiormente in discussione gran parte della propria esistenza: è la moglie Isabelle, con le sue brillanti doti di saggezza e di acuminata ironia, a salvarlo dal preoccupante precipizio.

“Devo ringraziare il nostro produttore, Roberto Toni, perché lavoriamo insieme da anni ed è una persona che nel suo mestiere non ha mai scelto la via più facile. Questo testo – conclude Emilio Solfrizzi – ce lo siamo andati a cercare, siamo stati insieme a Parigi per vederlo rappresentato e ci siamo accorti immediatamente della potenzialità di questo grandissimo autore, che non ha ancora compiuto quarant’anni. Per la versione italiana mi è subito venuto in mente di coinvolgere come regista Gioele Dix. Ha fatto davvero un bel lavoro: la sua è una regia lieve, una regia che c’è ma non si vede. Io adoro quelle regie che non devono necessariamente esibire una firma, sono quindi grato a Gioele Dix per aver accettato di esserci accanto in questa avventura.”

 

Intervista a EMILIO SOLFRIZZI

di Angela Consagra

 

Chi è Daniel, il personaggio che interpreta in A testa in giù?

“Daniel è un editore di successo, un uomo che ha superato la cinquantina ed è sposato da più di vent’anni con Isabelle (ruolo interpretato straordinariamente dalla bravissima Paola Minaccioni); è un essere umano risolto e anche molto felice, perché è consapevole di amare sua moglie, il loro è un rapporto costruito nel tempo e solido. Però Patrick, il miglior amico di Daniel, si separa dalla moglie Laurence e questo mette in crisi l’equilibrio fra le coppie: Isabelle consola continuamente l’amica Laurence ed entrambe sono critiche nei confronti di Patrick che ha mandato tutto all’aria, dal loro punto di vista, con troppa superficialità. Un giorno a cena arriva Patrick con la sua nuova donna: Daniel guarda questa ragazza ed è una specie di bomba sexy. Nonostante le certezze iniziali, Daniel mette in discussione la propria vita e le scelte fatte finora, interrogandosi sul suo rapporto di coppia e su cosa vuole veramente: lui afferma determinate cose, ma allo stesso tempo contraddice tutto quello che dice e pensa. Lo spettacolo si intitola proprio A testa in giù perché l’universo femminile e quello maschile si capovolgono continuamente. La genialità della scrittura di Florian Zeller, un autore famoso in tutto il mondo e soprattutto in Francia, sta nel fatto che fa esprimere ai suoi personaggi in scena non solo quello che dicono, ma anche quello che pensano, rivolgendosi direttamente alla platea. Lo spettacolo contiene al suo interno due diversi piani recitativi, l’azione è continuamente interrotta dai pensieri: viene dichiarato anche il non detto e il pubblico è il solo a conoscere la verità, a differenza dei personaggi. E i pensieri contraddicono quasi sempre quello che si dice. La messinscena risulta allora molto divertente, perché il comico nasce dal sentimento del contrario, per usare un’espressione pirandelliana. I personaggi dicono tutto e il contrario di tutto. Questo aspetto conferisce umanità alla vicenda, perché quando non capisci veramente nella realtà come stanno le cose, fatichi a orientarti e crollano le tue certezze, così cominci a metterti in discussione. Il titolo originale, L’envers du décor, è una frase idiomatica francese che significa ‘dietro le quinte’ e sta a indicare proprio che occorre guardare anche al rovescio della medaglia per capire la realtà. Bisogna avere consapevolezza della verità del mondo al contrario.”

 

Quindi alla fine che cosa si comprende del sentimento amoroso rispetto al femminile e al maschile da questa vicenda?

“Con questa commedia i personaggi raccontano un universo maschile più fragile dell’universo femminile, più facilmente incline ai dubbi e ai ripensamenti, ma anche alle riaffermazioni. Nel pensiero maschile a ogni scelta corrisponde una rinuncia: facendo un esempio, se si dovesse individuare per forza se mangiare il cioccolato o la crema, scegliendo la cioccolata non è detto che anche la crema non sia buona: il tentativo, la voglia di assaggiare questa crema rimane dentro di te. Nel caso dello spettacolo, però, Daniel ha scelto la moglie e la costruzione di un rapporto lungo e che ha richiesto nel tempo anche dei sacrifici reciproci, il contrario della superficialità. Personalmente, io ho sempre amato le persone che non hanno convinzioni marmoree e che anzi coltivano il dubbio: maschile e femminile sono due mondi che si interrogano e alla fine si danno delle risposte che non sempre vanno in un’unica direzione.”

 

Il regista Gioele Dix ha detto che già da tempo desiderava collaborare insieme…

“Prima di tutto devo ringraziare il nostro produttore, Roberto Toni, perché lavoriamo insieme da anni ed è una persona che nel suo mestiere non ha mai scelto la via più facile. Questo testo ce lo siamo andati a cercare, siamo stati insieme a Parigi per vederlo rappresentato e ci siamo accorti immediatamente della potenzialità di questo grandissimo autore, che non ha ancora compiuto quarant’anni. Per la versione italiana mi è subito venuto in mente di coinvolgere come regista Gioele Dix: noi ci conosciamo da tanti anni, Gioele è un attore che stimo enormemente, per intelligenza e straordinarie qualità recitative. Ho pensato che fosse la persona giusta per mettere ordine in un universo caotico come quello di A testa in giù e infatti ha fatto davvero un bel lavoro: la sua è una regia lieve, una regia che c’è, ma non si vede. Io adoro quelle regie che non devono necessariamente esibire una firma, sono quindi grato a Gioele Dix per aver accettato di esserci accanto in questa avventura.”

 

 

Biglietti

Intero

Platea 34€ - Palco 26€ - Galleria 18€

 

Ridotto Over 60

Platea 30€ - Palco 22€ - Galleria 16€

 

Ridotto Under 26

Platea 22€ - Palco 17€ - Galleria 13€

 

Ridotto Soci Unicoop Firenze

Platea 26€ - Palco 19€ - Galleria 14€

 

 

31 DICEMBRE:

 

Platea 65€ - Palco 42€ - Galleria 32€

 

 

Biglietteria

Teatro della Pergola

Via della Pergola 30, Firenze

055.0763333 – biglietteria@teatrodellapergola.com

Dal lunedì al sabato: 9:30 / 18:30 – domenica chiuso

Circuito Boxoffice Toscana e online su www.ticketone.it/biglietti.html?affiliate=ITT&doc=artistPages%2Ftickets&fun=artist&action=tickets&erid=2219513&includeOnlybookable=false&xtmc=a_testa_in_gi%C3%B9&xtnp=1&xtcr=1

 

 

L’acqua cheta, al Teatro Niccolini di Firenze dal 27 dicembre al 6 gennaio, è da ritenersi il capolavoro di Augusto Novelli, senza dubbio la commedia più conosciuta e più rappresentata nei teatri di tutta l’Italia del vernacolo fiorentino. Fu messa in scena per la prima volta al Teatro Alfieri di Firenze nel gennaio del 1908 e fu replicata per 26 sere consecutive, dando il via alla rinascita del teatro dialettale fiorentino, che fino ad allora era rimasto come fuoco sotto la cenere.

110 anni fa, nella notte di Capodanno, al Teatro Alfieri si festeggiava con un banchetto il grande attore Andrea (Dreino) Niccòli, che si preparava a partire in America con la sua compagnia per una tournée. Il commediografo Augusto Novelli, che si trovava a passare di là, fu invitato sul palco a parlare e riuscì a persuadere l’attore a tentare la fortuna con un nuovo progetto teatrale: una commedia che portasse in America il teatro popolare in vernacolo, impegnandosi a scrivere un atto prima della partenza della compagnia. La commedia, in tre atti, debuttò il 29 gennaio, con il titolo L’acqua cheta. Fu un successo clamoroso, travolgente.

Da allora la commedia ha avuto innumerevoli rappresentazioni, sia come lavoro in prosa, sia come operetta (l’adattamento musicale di Giuseppe Pietri è del 1920) e nel corso della sua storia sulla scena ha subito un’evoluzione che ne ha modificato notevolmente la forma, il linguaggio e la stessa gerarchia dei personaggi.

Confermando le intenzioni del Novelli che voleva realizzare attraverso essa la propria idea di teatro popolare, il pubblico e le compagnie che nel corso degli anni l’hanno messa in scena l’hanno fatta propria, intervenendo sul testo, sulle scene e sui personaggi con tagli e aggiunte nate dall’improvvisazione degli attori e dal gradimento del pubblico, trattandola, di fatto, come un prodotto di cultura orale. Nella pratica teatrale oggi non esiste una sola Acqua cheta, ma tante e diverse. E come con ogni lavoro di cultura popolare ci troviamo di fronte da un lato a un gran numero di varianti che la rendono proteiforme, dall’altro a delle consuetudini nella rappresentazione delle singole scene così note e amate dal pubblico che, per quanto non siano ‘scritte’, non è privo di rischi intervenire su di esse per modificarle o rinnovarle.

Alla luce di tali considerazioni, questa commedia così leggera appare carica di sensi diversi. Uno su tutti: quello di rappresentare per i fiorentini, e forse anche per i non fiorentini, quella Firenze che hanno conosciuto o di cui hanno sentito raccontare, che esisteva ‘prima’. Prima dei turisti, prima dell’alluvione, prima della guerra. In ogni caso, prima di un qualche disastro che le ha cambiato i connotati.


La Compagnia delle Seggiole

Nata nel 1999, la Compagnia delle Seggiole riunisce un gruppo di attori provenienti da varie realtà toscane e di diversa formazione. Specializzata nel teatro di parola, preferisce mettere al centro della scena l’attore, circondato da scenografie scarne: al più, gli interpreti possono servirsi di qualche sedia (da qui il nome).

Sin dalla prima esperienza, la Compagnia si è sempre distinta per l’originalità dei propri lavori, la ricerca di progettualità innovative e alternative rispetto al teatro tradizionale. Per questo motivo, gran parte degli spettacoli sono stati rappresentati in luoghi altri rispetto allo spazio scenico, privilegiando monumenti, ville, edifici storici della città di Firenze e non solo.

Dal 2003 la Compagnia si è specializzata nelle cene con radiogialli, in particolare nella lettura dei Radiogialli di Ellery Queen da proporre al pubblico di commensali di diversi ristoranti toscani. La Compagnia ha inoltre deciso di puntare sul recupero della radio.

Nel 2014, per la prima volta insieme, i 5 Quartieri del Comune di Firenze si sono trovati a festeggiare i 90 anni della radio italiana con il progetto 90 anni on air: 10 serate nelle 5 zone della città in compagnia dei radiogialli, più una serata omaggio alla trasmissione Grillo Canterino dal titolo Quando il grillo cantava... la trasmissione radiofonica che innamorò Firenze; serata conclusiva dedicata alla radio presso lo storico Studio C della Sede Rai per Toscana, con cui la collaborazione continua tuttora.

Nel 2017 la Compagnia realizza un evento senza precedenti: il teatro all’Ikea. Per la prima volta il negozio Ikea diventa un gigantesco palcoscenico teatrale dove, nelle sale o salette con le varie proposte di arredamento, vengono messi in scena alcuni brevissimi brani (Pillole di teatro) di teatro di prosa.

Stabile e consolidata nel tempo la collaborazione con la Fondazione Teatro della Toscana, per cui la Compagnia realizza annualmente i viaggi teatrali alla Pergola di In sua movenza è fermo e I racconti del terrore – mezzanotte a teatro con Edgar Allan Poe.

 


Biglietti

Intero

I° settore 20€

II° settore 18€

 

Ridotto Over 60 / Under 26 / Soci Unicoop Firenze / Abbonati Teatro della Toscana

I° settore 16€

II° settore 14€

 

31 DICEMBRE:

 

I° settore 36€

II° settore 30€

 

Biglietteria di prevendita

Teatro della Pergola

Via della Pergola 30, Firenze

055.0763333 – biglietteria@teatrodellapergola.com

Dal lunedì al sabato: 9:30 / 18:30 – domenica chiuso

Circuito Boxoffice Toscana e online su www.ticketone.it/biglietti.html?affiliate=ITT&doc=artistPages%2Ftickets&fun=artist&action=tickets&erid=2273338&includeOnlybookable=false&x10=1&x11=lacqua%20cheta.

 

Biglietteria serale

Al Teatro Niccolini di Firenze, Via Ricasoli 3, a partire da un’ora prima dell’inizio dello spettacolo.

 

Fonte: Fondazione Teatro della Toscana - Ufficio Stampa

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