Quattro diverse sedi situate nel cuore del centro storico danno vita al nuovo sistema museale Fondazione Pistoia Musei, promosso da Fondazione Caript e gestito dalla sua società strumentale Pistoia Eventi Culturali, per raccontare la città dalle sue origini fino alle vicende artistiche del Novecento, con un programma espositivo di ampio respiro e un’attenzione particolare all’arte moderna e contemporanea.
Un progetto importante e impegnativo, che – anche tenuto conto degli effetti positivi registrati dall’elezione nel 2017 a Capitale Italiana della Cultura – si pone l’obiettivo di offrire alla città, ai suoi abitanti e ai visitatori un programma di iniziative culturali e artistiche articolato e attrattivo, affinché Pistoia si affermi sempre di più come meta prediletta dal turismo culturale e possa valorizzare e promuovere il suo patrimonio.
La volontà di costituire un sistema museale si è andata consolidando attorno all’acquisizione dell’Antico Palazzo dei Vescovi, operazione che la Fondazione Caript sta attualmente finalizzando con Intesa Sanpaolo e che prevede la gestione in comodato delle collezioni del Gruppo, nell’ambito del Progetto Cultura della Banca che contempla, tra i principali obiettivi, la valorizzazione e la condivisione con il pubblico del patrimonio artistico di proprietà. Il museo, gestito a fronte di convenzioni con soggetti pubblici e privati, è infatti un singolarissimo edificio e un prezioso contenitore in cui si collocano diversi nuclei museali distinti, con un percorso archeologico attrezzato, il Museo della cattedrale di San Zeno, il meraviglioso Arazzo ‘millefiori’, la collezione Bigongiari dedicata al Seicento fiorentino, e le pitture murali di Giovanni Boldini appartenenti alla collezione della Cassa di Risparmio di Pistoia e Lucchesia, Gruppo Intesa Sanpaolo.
A pochi passi, quasi affacciata su Piazza Duomo, la sede espositiva di San Salvatore, ex chiesa attestata fin dal 979, il cui declino viene arrestato solo oggi con il restauro attuato e finanziato dalla Fondazione Caript. San Salvatore, la cui inaugurazione è prevista per la prossima primavera, si presenta come un piccolo e prezioso museo che racconta il cuore antico di Pistoia attraverso varietà di linguaggi, interazione digitale, e nuove scoperte tra cui, la più straordinaria, quella di un affresco incompleto, Il Compianto sul Cristo morto, databile alla fine del Duecento e attribuito alla cerchia di Lippo di Benivieni.
Attraversata la piazza – poco distante dalla chiesa di Sant’Andrea, in cui è conservato lo straordinario pulpito di Giovanni Pisano, e da Palazzo Fabroni, Museo del Novecento e del Contemporaneo – si trova Palazzo de’ Rossi: edificio settecentesco sede della Fondazione Caript, il palazzo conserva una collezione di opere d’arte nata nel 1992 con l’acquisizione di un insieme di disegni e dipinti del pittore e scultore Corrado Zanzotto (Pieve di Soligo, 1903 – Pistoia, 1980). Nel corso degli anni la raccolta è cresciuta, diventando rappresentativa delle espressioni artistiche che si sono sviluppate a Pistoia nel corso dei secoli. Con la nascita di Fondazione Pistoia Musei, Palazzo de’ Rossi diventa uno dei vertici del nuovo sistema museale connotandosi come centro dedicato all’arte del Novecento pistoiese, con un rinnovato percorso espositivo arricchito delle opere in comodato dalla collezione della Cassa di Risparmio di Pistoia e Lucchesia.
Di fronte, Palazzo Buontalenti, interessante esempio di architettura fiorentina di fine Cinquecento, che dal 2013 ospita esposizioni temporanee promosse dalla Fondazione Caript. Dal 2019 Palazzo Buontalenti diventerà sede di mostre di ampio respiro, con una particolare attenzione all’arte moderna e contemporanea. Ad inaugurare la nuova programmazione espositiva sarà Italia Moderna 1945 – 1975. Dalla Ricostruzione alla Contestazione a cura di Marco Meneguzzo: la rassegna attualmente in via di definizione – con un progetto di mostra da aprile a novembre 2019 con centoquaranta opere, tutte selezionate dalle collezioni di Intesa Sanpaolo – punterà a mostrare il complesso tessuto artistico italiano in uno dei periodi di trasformazione del Paese tra i più fecondi.
A seguire, da dicembre 2019 a marzo 2020, Memorie di Leonardo. Due secoli di celebrazioni, anniversari e ‘capricci’ a cura di Antonio Natali, Andrea Baldinotti e Tommaso Mozzati: concepita per chiudere idealmente le manifestazioni del quinto centenario della morte di Leonardo da Vinci, l’esposizione proporrà un’articolata rivisitazione della lunga e nobile storia delle mostre leonardesche fra Otto e Novecento, ponendo sotto i riflettori alcuni momenti nevralgici della fortuna del mito dell’artista.
“Il nostro ente – commenta Luca Iozzelli, Presidente della Fondazione Caript e Direttore Generale di Fondazione Pistoia Musei – considera la cultura un faro nella rotta per lo sviluppo del territorio e ha in programma di investire importanti risorse in questo nuovo progetto, andando ad accrescere il suo impegno in un settore che la vede già protagonista in città, in particolar modo sul fronte musicale, con importanti rassegne di musica da camera, sinfonica e jazz, oltre all’annuale festival di antropologia del contemporaneo Pistoia – Dialoghi sull’uomo”.
Philip Rylands, Direttore Emerito della Collezione Peggy Guggenheim di Venezia e Direttore Scientifico di Fondazione Pistoia Musei conclude: “Non posso che ammirare la politica illuminata della Fondazione Caript nell’intraprendere, oltre ai suoi ben noti interventi a favore della cultura e del sociale, una valorizzazione delle collezioni d’arte sotto la sua tutela”.
Il logo di Fondazione Pistoia Musei è stato progettato da Stefano Girardi Studio, Venezia. Materiali grafici, web e video a cura di Cristiano Coppi Studio Design e Comunicazione, Pistoia.
PALAZZO DE’ ROSSI, UNA COLLEZIONE DEDICATA AL NOVECENTO
Il 1992, anno di costituzione della Fondazione Caript, ha visto anche la nascita della sua collezione di opere d’arte con l’acquisizione di un insieme di disegni e dipinti realizzati dal pittore e scultore Corrado Zanzotto (Pieve di Soligo, 1903 – Pistoia, 1980). Nel corso degli anni, con una campagna acquisti mirata, la raccolta è cresciuta, diventando rappresentativa delle espressioni artistiche che si sono sviluppate a Pistoia nel corso dei secoli.
Con la nascita di Fondazione Pistoia Musei, Palazzo de’ Rossi diventa uno dei vertici del nuovo sistema museale connotandosi come centro dedicato all’arte del Novecento pistoiese, punto di riferimento per la conoscenza delle varie generazioni artistiche che si sono succedute lungo il secolo scorso. Artisti di belle speranze e autentica motivazione poetica che, pur partendo da una piccola città divenuta provincia nel 1927, avevano l’ardimento di confrontarsi con i grandi nomi della storia dell’arte partecipando alle Biennali veneziane, alle Triennali milanesi e alle Quadriennali romane, a mostre in Italia e all’estero.
Da aprile 2019 il rinnovato percorso espositivo di Palazzo de’ Rossi, curato da Annamaria Iacuzzi e Philip Rylands e arricchito delle opere in comodato dalla collezione della Cassa di Risparmio di Pistoia e Lucchesia, Gruppo Intesa Sanpaolo, consentirà di leggere le vicende artistiche cittadine della prima metà del Novecento. Saranno quindi visibili opere dello scultore simbolista Andrea Lippi e del pittore futurista Mario Nannini, spazzati via dalla prima guerra mondiale; di Francesco Chiappelli, Alberto Caligiani, Giulio Innocenti fino alla Scuola pittorica pistoiese attiva tra le due guerre, di cui fece parte anche il giovane Marino Marini: Renzo Agostini, Pietro Bugiani, Alfiero Cappellini, Corrado Zanzotto, Umberto Mariotti, Egle Marini. Sarà anche l’occasione per ammirare opere di artisti non pistoiesi ma, per vari motivi, legati alla città come Galileo Chini, impegnato con la decorazione del Palazzo della Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia, inaugurato nel 1905; Giovanni Costetti e Achille Lega.
ANTICO PALAZZO DEI VESCOVI, RACCONTO VISIVO DELLA CITTÀ
L'Antico Palazzo dei Vescovi di Pistoia, singolarissimo edificio il cui nucleo originario risale all’XI secolo, esprime un’interessante stratificazione di interventi attraverso i quali è possibile leggere e interpretare i passaggi più significativi avvenuti nella storia e nella cultura della città. Un luogo particolarmente ricco di fascino evocativo è costituito dalla “sagrestia d’i belli arredi”, di dantesca memoria (Inferno, XXIV canto), all’interno della quale si svolse il famoso crimine di “Vanni Fucci bestia”.
All’interno di questo eccezionale contenitore si collocano diversi nuclei museali distinti: il Percorso archeologico attrezzato nel sottosuolo dell’edificio propone l’unica testimonianza visibile delle stratificazioni archeologiche della città, dall’epoca romana fino all’età moderna e contemporanea (tra le opere più preziose, un rarissimo esemplare di “bicchiere di Sant’Edvige”); il Museo della cattedrale di San Zeno, le cui sale accolgono importanti opere e arredi liturgici appartenuti alla cattedrale di Pistoia nel corso di più secoli, fra cui preziosi codici miniati, oreficerie medievali e rinascimentali, paramenti realizzati con tessuti di tipologie rare, affreschi trecenteschi, una celebre scultura di legno policromo attribuita a Giovanni Pisano, Angelo con la testa del Battista.
Il percorso continua con le tempere murali di Giovanni Boldini – appartenenti alle collezioni CR Pistoia e Lucchesia, Gruppo Intesa Sanpaolo – originariamente dipinte sulle pareti di una stanza della villa “La Falconiera” (Collegigliato, Pistoia), dove il pittore dimorò tra il 1866 e il 1870, e possono essere ammirate in una sala appositamente ricostruita al primo piano del palazzo; la Collezione Bigongiari del Seicento fiorentino che, con oltre quaranta dipinti messi insieme nel corso di una vita dal poeta Piero Bigongiari e dalla moglie Elena, costituisce la più importante raccolta privata al mondo per la conoscenza del Seicento fiorentino; l’Arazzo ‘millefiori’ di Pistoia, meraviglioso e preziosissimo arazzo rinascimentale millefiori, il più grande arazzo di questa tipologia conosciuto al mondo; e infine il Museo Tattile: La città da toccare, una sezione tattile per non vedenti e ipovedenti in cui sono presenti modellini smontabili che riproducono in scala i principali monumenti della città. I
SAN SALVATORE, DALL’ABBANDONO A LUOGO DI CULTURA
Nel 1784 il vescovo Scipione de’ Ricci sopprime la parrocchia di San Salvatore, chiusa al culto nel 1807. Inizia per la chiesa, attestata fin dal 979, un declino che viene arrestato solo oggi con il suo recupero da parte della Fondazione Caript. Nasce così, d’intesa con il Capitolo della Cattedrale di Pistoia (proprietario dell'immobile) la sede espositiva di San Salvatore, che propone un viaggio nella storia del nucleo più antico della città attraverso l’esposizione di opere finora conservate nei depositi del Museo Civico di Pistoia e nell’Archivio del Capitolo del Duomo, e nuove scoperte. Gli scavi hanno infatti portato alla luce resti delle fasi più antiche della chiesa e interessanti preesistenze romane e altomedievali; è stata rintracciata parte della fossa di fondazione della prima cerchia muraria di epoca longobarda (VIII secolo d.C.), mentre nuova luce viene fatta sulle origini della leggenda che vuole sepolto Catilina ai piedi del tabernacolo presente nella strada. Inoltre, un rinvenimento considerevole per la rarità delle sue attestazioni è un pozzetto votivo risalente al 1579. La scoperta più straordinaria è sicuramente quella di un affresco incompleto, Compianto sul Cristo morto, databile alla fine del Duecento e attribuito alla cerchia di Lippo di Benivieni, importante pittore di formazione fiorentina, a Firenze tra il 1296 e 1316. Vengono inoltre esposti un frammento del pavimento a mosaico della domus romana rinvenuta in piazza del Duomo nel 1905 e un’anfora romana ritrovata nel 1772. Il racconto si sviluppa secondo livelli diversi di lettura e il visitatore può scegliere il grado di approfondimento: il museo ricorre a linguaggi diversi – dal visivo al sonoro al tattile – per ampliare le possibilità di fruizione. Oltre all’italiano i testi sono in inglese, francese, tedesco, spagnolo, russo, cinese e arabo. Il museo inoltre mira a sollecitare i bambini ad avere uno sguardo curioso che li avvicini al patrimonio culturale, utilizzando vari giochi, manuali e digitali. “Il museo – dice Claudio Rosati, autore del progetto museologico – mette in relazione la storia dei nostri antenati con la curiosità e la sensibilità dei contemporanei”.
UNA MOSTRA IN DUE TAPPE ITALIA MODERNA 1945-1975.
La rassegna attualmente in via di definizione - con un progetto di mostra da aprile a novembre 2019 con centoquaranta opere, tutte selezionate dalle collezioni di Intesa Sanpaolo - punterà a mostrare il complesso tessuto artistico italiano in uno dei periodi di trasformazione del Paese tra i più fecondi. La “Ricostruzione” e la “Contestazione” non sono infatti solo due poli cronologici entro cui si dipana l’idea della Modernità, declinata alla maniera italiana, ma sono due indicazioni culturali, mostrano già un arco di sviluppo di idee e di costumi che hanno portato l’Italia alla ribalta internazionale, sia come economia che come cultura. Per questo le intenzioni del curatore Marco Meneguzzo sono quelle di evidenziare il clima, l’atmosfera, il tessuto, più ancora dell’esposizione di una serie di capisaldi dell’arte italiana tra il ’45 e gli anni ’70. Suddivisa in sezioni che non seguono solo l’andamento tradizionale ma preferiscono evocare contesti in cui magari si incontravano anche tendenze diverse, la mostra si avvale esclusivamente delle opere delle collezioni di Intesa Sanpaolo, gentilmente prestate per l’occasione. La novità espositiva della mostra sta anche nella formula adottata per l’allestimento, che mira a essere esaustivo e al contempo a “fidelizzare” il visitatore. Infatti, gli splendidi spazi di Palazzo Buontalenti – sede della Fondazione Pistoia Musei dedicata alle mostre temporanee, restaurati per l’occasione – non sarebbero stati sufficientemente vasti per accogliere le circa centoquaranta opere scelte dal curatore, e d’altro canto una scelta numericamente inferiore non sarebbe stata sufficiente a mostrare il contesto ricco e variegato dell’arte italiana, privilegiando soltanto i “soliti noti”: il curatore allora ha ipotizzato di raccogliere due mostre sotto lo stesso titolo, e di offrire al pubblico una sorta di doppia esposizione. Nella prima – da aprile ad agosto – si potranno ammirare le opere dal 1945 al 1960, nella seconda i lavori tra il 1960 e il 1975. La “Modernità” potrà così essere guardata e interpretata anche nei suoi mutamenti radicali, e osservata in un numero consistente di opere: la prima parte comprenderà opere tradizionali, per quanto innovative nel linguaggio, mentre la seconda quasi ostenterà il distacco anche dei materiali e dei concetti dalla prima, avendo come fulcro cronologico essenziale il 1960.
MEMORIE DI LEONARDO
Due secoli di celebrazioni, anniversari e ‘capricci’ A cura di Antonio Natali, Andrea Baldinotti, Tommaso Mozzati Pistoia, Palazzo Buontalenti Pistoia, 14 dicembre 2018 – Concepita per chiudere idealmente le manifestazioni del quinto centenario della morte di Leonardo da Vinci (1452-1519), l’esposizione intende sperimentare da un lato la via di un’articolata rivisitazione della lunga e nobile storia delle mostre leonardesche fra Otto e Novecento, dall’altro porre sotto i riflettori, all’interno dello stesso arco cronologico, alcuni momenti nevralgici della fortuna dell’immagine e del mito dell’artista. Questo, nella convinzione di poter colmare, in particolare dal punto di vista visivo, una lacuna ancor oggi avvertibile nel campo degli studi dedicati alla personalità del maestro. All’eccezionale contingenza dell’esposizione della Gioconda agli Uffizi nel 1913, dopo il furto avvenuto due anni prima, si uniranno lo studio delle ricorrenze del 1919 e del 1952 (prologo, quest’ultima, alla nascita del Museo della Scienza e della Tecnica a Milano, sotto il segno del Vinci, e alla fine del lungo restauro postbellico dell’Ultima cena) che, a sua volta, sarà affiancato da nuove riflessioni intorno alla grande rassegna leonardesca voluta dal Partito fascista a Milano nel 1939, vero e proprio specchio dell’esaltazione del genio patrio. Suddiviso in nove sezioni, il progetto farà perno intorno alle opere che, nei decenni passati e proprio in relazione a simili occorrenze, sono state fregiate di una paternità vinciana, arricchendo per qualche anno il catalogo del maestro, ma non trascurerà l’apporto della multimedialità. Saranno pertanto presentate, al fine di offrire ai visitatori un’idea il più possibile completa degli eventi presi in esame (considerandone al contempo la loro eredità culturale), testimonianze e documentazioni di varia natura, associando elaborati progettuali, fotografie, fonti giornalistiche, produzioni televisive e cinematografiche. Non saranno infine trascurati i legami di Leonardo con la città di Pistoia e il suo territorio: legato quest’ultimo all’immagine fissata dall’artista nella sua prima opera documentata (il disegno di paesaggio oggi conservato agli Uffizi), ma anche alle numerose opere riferibili alla scuola di Andrea del Verrocchio di cui, in gioventù, egli stesso fece lungamente parte.
Fonte: Ufficio Stampa
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