Non è finita in bellezza. L’ultima seduta del Consiglio Comunale sul Documento Unico di Programmazione (le linee di indirizzo per il governo della città nei prossimi tre anni) avrebbe potuto essere la sede di un confronto serio sui risultati della consiliatura che si va a chiudere e sulle priorità della città per il prossimo futuro. Posizioni diverse magari, ma che si confrontano e, come si sa, dal confronto a volte può nascere arricchimento anche di posizioni distanti tra loro e decisioni più consapevoli per il bene della città. Invece no. In verità in perfetta coerenza col comportamento tenuto per quasi 5 anni, la maggioranza ha chiuso ad ogni dialogo. Il consiglio ridotto a semplice passaggio formale, con una maggioranza a ranghi ridotti che, da un certo punto in poi della serata, non interloquisce in alcun modo, ma si limita a votare no senza motivare. Eppure non si trattava di disquisire su temi irrilevanti: sanità, politiche sociali e della disabilità, diritto alla casa, controllo delle aziende dei servizi pubblici, gestione dei rifiuti, piano della mobilità cittadina, qualità dell’aria e politiche per contrastare i cambiamenti climatici, regole per gli appalti pubblici, ecc. Niente, tutto respinto senza aprire bocca. Ma che volete, si stava facendo tardi. Lasciamo stare che avevano di fatto imposto una sola giornata di discussione e inizio del Consiglio non prima delle 18,00.
Quello che in realtà ci conferma questa vicenda è la mortificazione del ruolo del Consiglio che ha caratterizzato questa amministrazione: non ha mai accettato di legittimare quell’aula come sede di un confronto reale, in grado di coinvolgere nelle decisioni (che certo spettano alla maggioranza, ma che nulla dovrebbero avere da temere, ma solo da guadagnare da un confronto reale) l’altra parte della città, quella che, piaccia o no, è rappresentata da chi siede all’opposizione. Di fatto uno svilimento del ruolo della democrazia e la dimostrazione plastica che il confronto e la mediazione di interessi si fa fuori dal circuito democratico. Le decisioni si mediano con i poteri della città, fuori dal confronto democraticamente controllato e dentro ad una logica di interlocuzione privilegiata con “quelli che contano” che non a caso informa di sè tanti atti di questa amministrazione. A partire dalla recente variante per le aree produttive.
Alla fine tutta l’opposizione se ne va senza partecipare alla votazione sul documento unico di programmazione. Se non c’è neppure la minima voglia di argomentare davanti alla rappresentanza di tutta la città le scelte che si fanno, allora tanto vale rendere plasticamente evidente questa chiusura totale e lasciare che l’atto di indirizzo se lo voti la maggioranza da sola.
Gruppi Consiliari Ora si Cambia - Linea Civica - FabricaComune per la sinistra
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