Cibo come sinonimo di cultura, tradizione, storia, arte. Si è concluso oggi, nella meravigliosa cornice offerta dagli affreschi della sala del Pellegrinaio del Santa Maria della Scala a Siena, l'anno del cibo in Toscana. Evento finale impreziosito dalla presenza dello storico dell'arte Philippe Daverio, che ha tenuto una Lectio Magistralis spiegando l'enorme influenza della tradizione italiana, e toscana, sulla cultura del cibo a livello mondiale. "L'Italia - ha detto Daverio- deve sempre avere coscienza di questo, della sua straordinaria capacità di mescolare, della sua forza di attingere da altri paesi, di trasformare e di ottenere sempre qualcosa di sublime. E soprattutto deve farlo senza chiudersi in se' stessa, cosa temo stia avvenendo, partendo proprio dal cibo".
'Toscana, l'arte del gusto, il gusto dell'arte' è il titolo dell'iniziativa organizzata da Vetrina Toscana, per concludere il percorso avviato ad inizio 2018, anno che il Mibact ha voluto dedicare a una delle massime espressioni della cultura italiana nel mondo. "Oggi - ha detto l'assessore regionale al turismo Stefano Ciuoffo - è la sintesi di un lavoro importante ed impegnativo, un racconto che ha attraversato in lungo e in largo una regione alla scoperta del legame col cibo e del contagio che questo ha esercitato nei secoli. Viviamo in una regione fortunata, perché sia che si parli di cibo, o di borghi o di cammini, abbiamo dimostrato di essere all'altezza, attraverso un racconto costante che ci ha premiato. Siena permette senz'altro di concludere questo racconto nel modo migliore, in un luogo come Santa Maria della Scala, c he ha fatto dell'accoglienza ai più deboli la propria prerogativa, un contesto straordinario che ha dato ospitalità agli ultimi, come è avvenuto per tanto tempo in Toscana, valore che purtroppo adesso stiamo perdendo. Ma che dobbiamo saper riscoprire e rilanciare con un occhio alle nostre origini".
Cibo, vino, olio, i tre pilastri della produzione agricola toscana, gli emblemi di una cultura veicolata in ogni angolo del pianeta, come ha sottolineato anche l'assessore regionale all'agricoltura Marco Remaschi. "Siamo orgogliosi di essere a Siena, in un luogo come questo, per la conclusione di un percorso dedicato al cibo italiano, un ambito nel quale la Toscana sicuramente qualcosa da dire lo ha. Chi fa produzione primaria deve essere continuamente coinvolto e stimolato a farlo in modo sostenibile, ma non soltanto dal punto di vista ambientale ma anche reddituale, perché da qui passa la capacità di crescere e di svilupparsi per poter competere in un mercato sempre più competitivo. La Toscana ha lavorato molto su questo e i risultati sono tangibili grazie al sostegno alle produzioni biologiche, con il numero di aziende passato da 450 nel 1994 alle oltre 5000 attuali, all'agricoltura integrata con il marchio Agriqualita', alle aziende del settore vitivinicolo, oltre 25mila ad oggi, con le DOP e le IGP che distinguono la Toscana nel mondo, o le oltre 12 mila del settore agroalimentare. E senza poi ovviamente trascurare il profondo legame col turismo, che dovrà ancora essere più potenziato".
Riscoprire le origini e tornare in un certo senso alla capacità di produrre ricchezza a partire dalla terra, una riscoperta della fisiocrazia, concetto sostenuto anche da Daverio nel suo intervento e ripreso anche dal sindaco di Siena Luigi De Mossi. "Sarà questa la nostra sfida per il futuro. Trasformare una città come Siena, da centro della finanza a centro della'agroalimentare, e riuscire a trasmettere i valori della cultura e della tradizione agricola, valori che non possiamo permetterci di disperdere".
Fonte: Regione Toscana - Ufficio stampa
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