Che razza di eroi siamo? Questa la domanda di Checov che la Compagnia Oyes, giovane gruppo milanese, ci pone con il suo Vania che racconta le paure, le frustrazioni e il senso di vuoto dei nostri tempi attraverso una drammaturgia originale costruita a partire dai temi e dai personaggi principali di “Zio Vanja”, uno dei capolavori di Anton Cechov.
Il 7 dicembre alla Città del Teatro ore 21 in scena Vania, uno spettacolo che partendo da lontano parla a una generazione presente, che per non sentire il vuoto e l’immobilismo si aggrappa al passato e guarda al futuro con poche speranza.
La vicenda si svolge in un paesino di provincia e ruota attorno alla figura del Professore, tenuto in vita da un respiratore artificiale. Non vedremo mai il Professore ma le tragicomiche conseguenze che la sua condizione produce sul resto della “famiglia”: la giovane moglie Elena, il fratello Ivan, la figlia Sonia, il Dottore. Come in “Zio Vanja” anche i nostri personaggi sentono di non vivere la vita che vorrebbero. Ma la spinta al cambiamento deve fare i conti con la paura di invecchiare, le rigidità, i sensi di colpa, il timore di non essere all'altezza.
La compagnia di artisti diretta da Stefano Cordella, nata dall’incontro di ex allievi dall’Accademia dei Filodrammatici, ha svolto uno studio sull’opera di Anton Cechov di cui ha portato in scena anche Il Gabbiano. Sempre nel loro orizzonte di ricerca si fonde la forza dei classici nel poter essere fuoco che illumina il nostro sentire contemporaneo. La drammaturgia è stata manipolata e “tradita” dagli stessi attori, perché ognuno dei personaggi checoviani prendesse realmente corpo in loro. Da qui l’intensità e la forza attuale dello spettacolo.
VANIA ideazione e regia Stefano Cordella
drammaturgia collettiva
con Vanessa Korn / Francesca Gemma
Umberto Terruso / Fabio Zulli
costumi Stefania Coretti / Maria Barbara De Marco
disegno luci Marcello Falco
produzione Oyes
Fonte: Ufficio stampa
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