Poesia, Scuola, Ricordi e Sentimenti che non si cancellano con il passare del tempo. Questi i temi affrontati, domenica scorsa, in un incontro culturale presso la comunità di Torre, nel comune di Fucecchio, nell’ambito dei festeggiamenti per il MILLENARIO della frazione collinare. Una giornata dedicata alla Scuola di Torre “Medaglia d’oro Giancarlo Bitossi”, alle Maestre e ai Maestri storici che vi hanno insegnato, nonché a due ex alunni, che oggi si distinguono per la bellezza dei loro versi e per la forza del loro linguaggio, attraverso poesie apprezzate in svariati concorsi letterari e pubblicate anche da diverse case editrici. Samanta Campigli e Simone Gabrielli hanno condiviso con la comunità di Torre, riunita presso la Chiesa parrocchiale di S. Gregorio Magno, i loro percorsi poetici, la loro sensibilità di giovani e promettenti scrittori. L’evento - organizzato dalla Proloco Torre - ha visto gli interventi del Presidente dell’associazione locale Roberto Pellegrini, del Vice-sindaco di Fucecchio Emma Donnini, del Prof. Alberto Malvolti (Presidente della Fondazione Montanelli-Bassi di Fucecchio), del Dott. Aldemaro Toni (Direttore della Rivista letteraria “Erba d’Arno” e della Casa editrice “Edizioni dell’Erba”), del Parroco di Torre Don Castel e del Prof. Francesco Campigli, che ha introdotto il tema scuola-poesia, soffermandosi proprio sul legame tra esperienze vissute a scuola e sviluppo della creatività degli alunni, con particolare riferimento al “microcosmo” della scuola di Torre, aperta agli inizi degli anni Cinquanta e chiusa nel 1997. La lettura delle Poesie, ad opera dell’attrice Benedetta Giuntini, ha conferito a questo evento un’atmosfera e una solennità uniche. Presente, per la Direzione didattica statale di Fucecchio, la Vicepreside Patrizia Moriani. A conclusione dell’incontro, seguito da una cena presso il Circolo San Gregorio, il Vice-sindaco ha donato, in nome e per conto del Sindaco Alessio Spinelli, le pergamene-ricordo del Comune di Fucecchio ai due Poeti, Samanta e Simone, nonché alle Maestre “storiche” di Torre: Adriana Mariotti, Anna Maria Capecchi, Ebe Magnani, Floriana Zappitello, Franca Viti, Giovanna Lotti Billeri, Giuliana Bagni, Loriana Mori. Agli insegnanti Mario Catastini e Giuliana Taviani Pacini (assenti per ragioni di età o malattia) verranno consegnate direttamente dalla Proloco e dal Comune presso le loro abitazioni. Una pergamena è stata consegnata anche ai familiari di Maggino Meacci, storico Maestro di Torre, scomparso diversi anni fa. Per approfondire i contenuti di questo incontro e vedere la galleria fotografica ad esso collegata visitare il sito internet www.prolocotorre.org e cliccare sulla pagina Millenario Torre 1018-2018 “Villa Sancti Gregorii”.
La Poesia di Samanta Campigli – Commento del Dott. Aldemaro Toni – Direttore della Rivista culturale “Erba d’Arno” e della Casa editrice Edizioni dell’Erba di Fucecchio
I testi poetici presentati da Samanta Campigli e pubblicati sulla Rivista letteraria “Erba d’Arno” ci consentono di poter dire che quest’ultima è davvero un “Poeta”. E da quali elementi si riconosce un Poeta? Si riconosce dall’incrocio tra pensiero e lingua; la lingua italiana che, nella poesia, deve avere un ritmo e una musica particolari. Pensiero, ritmo e musica sono presenti nei testi di Samanta Campigli. Le Poesie pubblicate da “Erba d’Arno”, tra cui “Un Viaggio verso Casa”, “Re Tempo”, “Ti voglio bene, ti amo”, si caratterizzano per la forza delle idee, del linguaggio e per una solennità che non è consueta nella poesia odierna; una solennità che rivela anche una forza etica, che non sempre si ritrova negli scrittori attuali. Siamo in un’epoca definita “alla deriva”, in cui la poesia si configura spesso come uno sfogo, un lamento. La Poesia di Samanta Campigli, invece, è affermazione: affermazione di un valore, il valore di essere creature del mondo, di avere un destino, di avere un compito. Questa è l’eticità di Samanta Campigli che, da questo punto di vista, si innesta perfettamente in Enzo Fabiani, vostro illustre concittadino, Poeta di fama nazionale, la cui produzione letteraria è caratterizzata proprio dalla forza del linguaggio e da un’eticità che non scivola nel moralismo, nonché da un senso religioso dell’essere creature, per cui la nostra vita e la nostra condotta nel mondo diventano importanti. Compito del Poeta, infatti, è richiamarci alla vera vita, ai valori talvolta dimenticati. Samanta non parla mai di Dio nelle sue poesie, ma esprime comunque un aspetto religioso, che si traduce in una visione positiva della vita, nel valore del corpo che ognuno di noi ha, nella convinzione di non sprecare il tempo che ci è stato dato. In Samanta Campigli c’è dunque anche una sfida all’intorpidimento, all’indifferenza di oggi, ma anche un inno all’amore, perché per Samanta l’amore è la ragione di vita. Senza l’amore non c’è la vita e nemmeno la conoscenza: per lei, infatti, l’amore è strumento di conoscenza e la sua poesia ci apre dei varchi, degli squarci nuovi. Mi sono domandato se la consonanza tra Samanta Campigli e Enzo Fabiani dipendesse anche da questa terra, dal Padule, dalla natura di questo territorio, in cui anche un temporale può esprimere emozioni forti e assumere un significato particolare. Credo di poter rispondere in modo affermativo.
La Poesia di Simone Gabrielli – Commento del Prof. Alberto Malvolti – Presidente della Fondazione Montanelli-Bassi di Fucecchio
La poesia di Simone Gabrielli rivela un’acuta sensibilità che si esprime nell’evocazione di spazi lontani, in un’astrazione che allude a orizzonti più ampi. In “Zona del silenzio”, ad esempio, sono evidenti echi leopardiani: il silenzio, l’estraniamento dal brusio di fondo che ci condiziona quotidianamente consente di cogliere le “linee sottili” che “collegano cielo e terra” e da qui, oltre il limite della percezione comune, il poeta si trova in una situazione che vede “Radice degli universi. Stelle di città lontane, tra presente passato e futuro”. In questo allontanamento dalla banalità quotidiana sorgono nuove energie spirituali, tanto che “La mente muta/ si trasforma, cambia nome/ si rigenera/ e si crea sempre/ in una nuova vita”. Spesso l’autore esprime una sofferenza interiore attraverso coppie di aggettivi o versi contrastanti, come in “Amore nuovo” in cui manifesta il bisogno “della tua luce e delle mie ombre”…. e ancora del “tuo colore, del mio dolore”. E come, infine, in L’ultima luna in cui la contrapposizione tra oscurità e luce sembra sfociare in una rinascita così come rinasce la luna: “L’amore muore/E rinasce di nuovo/Dopo ogni ultima luna di marzo”. Nei versi di Gabrielli avvertiamo sempre un’esigenza di rinnovamento, un'ansia di rigenerazione che mi sembra la cifra costante della sua poesia.
Scuola e Poesia. Ricordi, Sentimenti e Creatività nel Millenario di Torre (1018-2018) – Intervento del Prof. Francesco Campigli
Comincio il mio intervento citando un classico della letteratura universale, il “Piccolo Principe” di Antoine de Saint-Exupéry, il quale - nella dedica rivolta a Leone Werth («quando era un bambino») - scriveva: «Tutti i grandi sono stati bambini una volta»; e poi aggiungeva tra parentesi: «Ma pochi di essi se ne ricordano». Ebbene, stasera avremo modo di ricordare, per alcuni istanti, gli anni della nostra infanzia; avremo la possibilità di rivedere, con gli occhi di un bambino, i nostri compagni di classe, i nostri insegnanti, le nostre aule, la nostra scuola “Medaglia d’oro Giancarlo Bitossi” di Torre. Grazie al video realizzato da Agostino Valori (anche lui ex alunno della nostra scuola), infatti, rivedremo una successione di immagini, sapientemente collegate tra loro, che ci faranno rivivere, come in un sogno, i meravigliosi momenti trascorsi in un ambiente per tutti noi indimenticabile: la nostra scuola, che - per cinque lunghi anni - è stata la nostra “seconda casa”.
Prima di arrivare a questo momento tanto atteso da tutti noi, voglio ringraziarvi per aver preso parte ad un evento culturale che si inserisce nella cornice del Millenario di Torre (1018-2018): un appuntamento con la storia, un anniversario straordinario per tutti noi che siamo impegnati, in prima persona, nell’organizzazione di eventi volti a divulgare e condividere aspetti importanti della storia della nostra comunità. Abbiamo iniziato il 18 marzo scorso, in un clima di notevole entusiasmo e di crescente interesse, dedicando quell’incontro all’archeologia e alla storia medievale a cui sono riconducibili le radici di questo villaggio, che si estende tra i verdeggianti boschi delle Cerbaie e gli sconfinati prati del Padule, in cui il cielo si specchia nelle immobili acque palustri. Oggi, invece, dedichiamo questo incontro alla storia più recente, rappresentata dalla scuola elementare “Medaglia d’oro Giancarlo Bitossi”, fondamentale elemento di aggregazione e unità per l’intera frazione; un luogo speciale in cui abbiamo ricevuto la prima gioiosa educazione grazie a Maestre e Maestri (con la M maiuscola), che - in molti casi - hanno lasciato un segno importante nella vita di tutti noi. In tale occasione abbiamo pensato di inserire un momento dedicato alla Poesia, frutto di due nostri giovani concittadini, che si sono distinti - in questi ultimi anni - in ambito letterario, partecipando a concorsi di poesia e pubblicando alcuni dei loro testi in riviste letterarie o in antologie dedicate a poeti emergenti.
Il filo conduttore delle EMOZIONI. Questa sera la comunità di Torre vuole rendere omaggio ai nostri Poeti Samanta Campigli e Simone Gabrielli, nonché alle Maestre e ai Maestri che hanno accompagnato intere generazioni di torrigiani negli anni più belli della loro vita, della nostra vita. Maestre e Maestri che hanno profuso impegno, energie, attenzioni, dedizione, affetto, premure e saggezza per educarci, per farci crescere, per darci solide basi civiche e sociali. E lo hanno sempre fatto con professionalità, con alto senso del dovere e con l’esempio prima di tutto. Un incontro, quello di oggi (25 novembre 2018), che si incarica di condurci a ritroso nel tempo, attraverso i meandri della memoria, fino alla spensieratezza della nostra infanzia; un itinerario costellato di ricordi indelebili, di emozioni intense, di sentimenti imperituri che vogliamo condividere con le nostre Maestre, con i nostri compagni di scuola che oggi ritroviamo, magari dopo tanti anni. Capite bene, dunque, che il filo conduttore di questo incontro è rappresentato, innanzitutto, dalle emozioni. Le emozioni che derivano dal caleidoscopio dei ricordi, da cui riaffiorano, come per incanto, le voci, i volti, i nomi dei nostri compagni, dei nostri insegnanti, che risuonano ancora nella nostra mente perché fanno parte di un tratto significativo della nostra vita, che nessuno potrà mai cancellare. E poi le emozioni che scaturiscono dal rivederci, dopo tanti anni, proprio qui, oggi, tutti insieme. Senza forse esserne pienamente consapevoli abbiamo organizzato un momento unico, prezioso, straordinario, che raramente una comunità vive. Un incontro che esprime una gratitudine che non conosce l’usura del tempo; una gratitudine e un affetto sinceri per i nostri insegnanti, che sono stati punti di riferimento per la comunità di Torre, specialmente negli anni del secondo dopoguerra, in cui vi era la necessità di ricostruire - moralmente e socialmente - una comunità ancora prostrata dal passaggio della guerra. E poi le emozioni che ci trasmetteranno i testi poetici di Samanta e di Simone, due ragazzi di Torre, che sono stati alunni, come noi, della scuola elementare “Medaglia d’oro Giancarlo Bitossi”. Due giovani torrigiani che vogliono condividere, con l’intera comunità, le loro riflessioni, i loro pensieri, i loro sentimenti, che si rispecchiano nei versi delle loro poesie; nelle parole - accuratamente scelte - per dare forma scritta al flusso, talvolta travolgente, della loro creatività, delle loro idee, del loro “sentire”. Attraverso le loro parole possiamo avvicinarci al punto di vista da cui essi hanno saputo osservare e riflettere sulla vita, sul mondo, sull’amore, sul tempo che viviamo, sulla storia e sugli ancestrali rapporti tra uomini e donne, nonché sulle contraddizioni e sulle angustie del presente, che conducono talvolta alla prospettiva della morte, talaltra ad un recondito desiderio d’infinito. Vita, Sentimenti, Morte. Alcuni dei temi ricorrenti che hanno caratterizzato la produzione poetica di intere generazioni di scrittori, fin dai primi vagiti della Letteratura italiana. Simone e Samanta, come del resto ogni poeta, hanno saputo dar voce, in modo nuovo e originale, ad un esigenza dello spirito; hanno saputo esprimere ciò che gli occhi non sanno vedere (e qui il riferimento al Piccolo Principe è d’obbligo: «L’essenziale è invisibile agli occhi»). Hanno saputo decifrare il mondo che ci circonda con la prospettiva dell’anima, restituendoci immagini bellissime con il linguaggio del cuore. Ci hanno restituito cioè, con assoluta generosità, gli esiti brillanti dei loro percorsi, perché scrivere è un po’ come viaggiare, come percorrere itinerari sempre diversi, come immaginare nuovi spazi da scoprire e raccontare con la curiosità tipica di un bambino, che sa meravigliarsi di fronte ad ogni cosa e ne sa apprezzare le infinite sfaccettature e i cangianti riflessi. Scrivere è un po’ come volare nel cielo, sopra il mondo, proprio come fa il Narratore del Piccolo Principe quando non si sente compreso dagli adulti, dagli altri.
Tutti scriviamo specialmente nell’epoca che stiamo vivendo, che - non a caso - è stata definita dagli esperti del settore come l’epoca della «comunicazione continua». Con l’uso dei mezzi tecnologici, infatti, è possibile comunicare in tempo reale con decine e a volte centinaia di persone, quasi contemporaneamente. Si scrive tanto, talvolta in modo spasmodico, senza sosta. Tuttavia la moltiplicazione dei mezzi e degli strumenti tecnologici e l’ampliarsi degli spazi e dei tempi per comunicare non corrispondono ad una comunicazione di qualità. Anzi, stiamo assistendo ad una banalizzazione di concetti, di idee, di ragionamenti, di riflessioni e ad una povertà lessicale sempre più marcata. Oggi, invece, abbiamo l’occasione di vivere un incontro di poesia che ci arricchirà, che non ci lascerà indifferenti. Un incontro che ci comunicherà una sensibilità e una profondità uniche; quella sensibilità e quella profondità che emergono dai testi di Samanta e Simone. La Poesia, d’altronde, è nutrimento per l’anima, arricchimento per lo spirito; è il dischiudersi di orizzonti sempre nuovi e diversi. La Poesia è un frammento d’infinito, è il desiderio di trascendere i confini, tutti i confini, per andare oltre; per scorgere ciò che gli altri non vedono, non percepiscono; per descrivere una realtà che ancora non c’è. La Poesia è attraversare sentieri sconosciuti, è rifugiarsi nel silenzio dopo la faticosa giornata della vita; la Poesia è - come scrive Samanta - contemplare «un arcobaleno che ristora e risorge» o «inginocchiarsi a guardare il cielo».
Imparare, fin da piccoli, a GUARDARE IL CIELO. Mi avvio alla conclusione parlando ancora di scuola, della nostra scuola, quella scuola in cui capii, tanti anni fa…, che anch’io avrei fatto l’insegnante per rivivere quell’atmosfera che mi riscaldava il cuore. Dunque: contemplare l’infinito; perdersi, nella notte, a cercare i confini del cielo, a contare le stelle lucenti; osservare lo splendore dei tramonti, proprio come faceva il Piccolo Principe dal suo piccolissimo pianeta, l’asteroide B612. Una scuola che appassiona i propri alunni a contemplare l’infinito, la lucentezza degli astri, i colori accesi del tramonto che accendono il cielo di fuoco; una scuola che stimola a incantarsi e fantasticare di fronte alle luci crepuscolari della sera o a emozionarsi di fronte a un prato fiorito a primavera e al trascolorare della campagna in autunno, è una scuola che offre una ricchezza straordinaria ai propri alunni, che sviluppa la loro creatività e il loro pensiero divergente, per usare dei “concetti” afferenti alle scienze psicopedagogiche. La creatività è la libertà e la capacità di pensare in maniera originale, di esplorare una varietà di possibilità per arricchire il mondo e per portare «qualcosa di nuovo nell’esistenza», proprio come fa l’artista quando realizza la propria idea, sia essa un dipinto o una poesia.
Credo di interpretare il pensiero di tutti se affermo che noi abitanti di Torre possiamo definirci “privilegiati” per aver frequentato la scuola “Giancarlo Bitossi”, una scuola immersa nel “verde”, ai margini del bosco e in mezzo a ulivi, vigne e campi di grano; una scuola avvolta dai profumi e dai colori sempre diversi della campagna: quei profumi e quei colori che hanno dipinto di bellezza la nostra infanzia. Con intensa commozione e immutato affetto ringrazio tutte le Maestre della scuola Bitossi oggi presenti: Adriana Mariotti, Anna Maria Capecchi, Ebe Magnani, Floriana Zappitello, Franca Viti, Giovanna Lotti Billeri, Giuliana Bagni, Loriana Mori. Un pensiero speciale va al Maestro Mario Catastini e alla Maestra Giuliana Taviani Pacini che non sono presenti per motivi di salute, nonché al Maestro Maggino Meacci, che non è più fra noi.
In fin dei conti siete stati proprio voi, cari Maestri e care Maestre di Torre, che ci avete insegnato a schiudere le ali e a usare la fantasia per volare in alto… tra i colori dell’arcobaleno.
LE EDIZIONI DELL’ERBA: tra passato e presente. E adesso, prima di passare la parola al Dott. Aldemaro Toni, storico direttore della Rivista culturale “Erba d’Arno” e della Casa editrice Edizioni dell’Erba di Fucecchio, voglio condividere, con tutti voi, un aneddoto della mia adolescenza, che proprio oggi assume un significato particolare. Ho “conosciuto” le Edizioni dell’Erba di Aldemaro Toni nell’estate del 1993, allorché mi fu donato il volume Antologia degli scrittori fucecchiesi, pubblicato dalla sua casa editrice nel 1990. Una raccolta di racconti, di storie e anche di poesie di importanti scrittori fucecchiesi come Indro Montanelli, Enzo Fabiani, Egisto Lotti, Piero Malvolti, Riccardo Cardellicchio e altri ancora, tra cui lo stesso Aldemaro Toni, il quale raccontava - in quel libro - la sua permanenza a Torre (presso la famiglia dei Buti), come sfollato, durante la Seconda Guerra mondiale. In una delle prime pagine di quel libro, ingiallito dal tempo, si trova una frase, scritta a penna da colei che mi donò quello scrigno di “cultura fucecchiese”: «Perché tu non dimentichi la tua Maestra». Questo pensiero fu scritto il 5 agosto 1993 dalla “mia” Maestra Giovanna Lotti Billeri, che andai a trovare come “suo” ex alunno. Oggi, a distanza di venticinque anni da quel giorno d’estate…, quelle parole assumono una prospettiva profetica: non abbiamo dimenticato le nostre Maestre e dopo un quarto di secolo siamo qui riuniti a ricordare il bene ricevuto da numerose generazioni di alunni di Torre grazie ai loro insegnanti; siamo qui a ricordare la mia Maestra Giovanna e tutte le altre Maestre della scuola elementare Bitossi. E le omaggiamo in una cornice letteraria, in una temperie di emozioni e ricordi meravigliosi, grazie alla Poesia di Samanta e di Simone e grazie alla presenza di “Erba d’Arno” e quindi di Aldemaro Toni, che ne è stato il fondatore nel lontano 1980. Nella prefazione al volume Antologia di scrittori fucecchiesi, egli scrisse: «Forse ogni terra, ogni paese ha la sua vocazione. Fucecchio ha quella di scrivere…». A distanza di quasi trent’anni dalla pubblicazione di quel libro, possiamo affermare che la vocazione di Fucecchio continua e ai celebri scrittori del passato si aggiungono i nostri due Poeti emergenti: Samanta Campigli e Simone Gabrielli.
Fonte: Ufficio Stampa
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