Riuscire a dare l’allarme in tempi rapidi nelle situazioni di emergenza fa la differenza. Se l’emergenza è nientemeno che il vulcano attivo più grande d’Europa, l’Etna, che si prepara per una delle sue famose esplosioni, si comprende bene l’utilità di un’informazione tempestiva su quello che sta per accadere.
Il primo sistema al mondo di allerta veloce (early warning) di un’eruzione vulcanica, capace di dare l’avviso da remoto un’ora prima dell’esplosione del vulcano, è il risultato di dieci anni di lavoro, di ricerca e sul campo, del team del Dipartimento di Scienze della Terra, guidato da Maurizio Ripepe (nella foto), ricercatore di Geofisica della terra solida. Ne dà testimonianza un recente articolo pubblicato sul Journal of Geophysical Research: Solid Earth (titolo “Infrasonic Early Warning System for Explosive Eruptions” doi: 10.1029/2018JB015561), ripreso da Nature News [Nature 563, 456-457 (2018) doi: 10.1038/d41586-018-07420-y].
“Quello che abbiamo elaborato e testato in questi anni – spiega Ripepe - non è uno strumento di previsione delle eruzioni, ma un’allerta rapida di un’esplosione che si sta preparando. Quando un vulcano entra in una fase di dinamica instabile, il cui sviluppo sarà quasi sicuramente un’eruzione, entra in una fase di forte degassamento che immette nell’atmosfera gas e materiale lavico” prosegue Ripepe. “Questa attività, prima ancora che il vulcano esploda, genera degli infrasuoni, cioè dei suoni a bassa frequenza, sotto i 20 Hz, che non sono udibili da orecchio umano ma che viaggiano molto lontano e sono raccolti dai sensori posti sia sul vulcano ma anche a centinaia di chilometri di distanza. Questi trasmettono i loro dati a laboratori dove vengono elaborati in tempo reale e che possono dare l’allarme”.
Il monitoraggio, realizzato con un finanziamento della Protezione Civile Nazionale, è attivo dal 2015 sull’Etna; il sistema di allarme invia automaticamente messaggi di testo ed e-mail al Dipartimento della Protezione Civile, in media circa un’ora prima dell’esplosione. “E’ questo il tempo medio di preparazione del vulcano prima dell’eruzione – commenta Ripepe – ricavato in questi anni dall’osservazione di circa 60 esplosioni. Un preavviso di questo genere può essere decisivo per la sicurezza non solo di chi abita nei pressi del vulcano ma anche per il traffico aereo. Basti pensare che le ceneri di un’esplosione si disperdono in atmosfera fino a centinaia di chilometri di distanza e che i motori di un aereo possono bloccarsi quando entrano in una nuvola di polvere vulcanica”. Il monitoraggio dei vulcani targato Unifi viene ora testato sui vulcani islandesi, fra cui il famoso Eyjafjalljökull, la cui eruzione del 2010 provocò il blocco del traffico aereo europeo per diverse settimane.
Fonte: Università degli Studi di Firenze
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