Legge Erp, Alberti: "Proporremo 10 anni di residenza come vincolo per la domanda"

Una commissione-fiume quella che negli ultimi due giorni ha tenuto banco in consiglio regionale: la proposta di legge 221, la cosiddetta Legge Erp, che dovrebbe andare a cambiare i criteri di assegnazione delle case popolari toscane, “è stata completamente riscritta a forza di emendamenti del PD”. Il consigliere Jacopo Alberti critica duramente questo “modo di fare del partito, che tiene in ostaggio una legge, per riscriverla a proprio piacimento, dopo averne lodato le qualità. Si contraddicono da soli, si fanno ostruzionismo solo per dimostrare che comandano loro. È inaccettabile”.

“Nei giorni scorsi, è stato scritto di tutto e di più su quel testo di legge, addirittura dicendo che era una legge “in salsa leghista”: beh, non ci trovo né la salsa né la Lega – spiega Alberti – prima di tutto, le indicazioni di Nardella, che voleva si tenesse conto anche delle etnie per formare le graduatorie e arrivare alle assegnazioni, è stata recepita solo nel preambolo, cioè non rientrerà nella normativa. Quindi è stata tutta una propaganda, fumo negli occhi. Si creeranno invece i ‘quartieri ghetto’, perché non sono riusciti a metterlo nel regolamento”.

“Fino a ora non abbiamo proposto emendamenti, come gruppo Lega, ma adesso che il PD si è degnato di farci arrivare a un testo definitivo, ce li abbiamo eccome – dice Alberti – a cominciare dagli anni di residenza che permettono la richiesta di casa popolare: ne proponiamo 10 per la presentazione della domanda come vincolo, non come titolo preferenziale aggiuntivo. E ogni 5 anni in più, scatteranno altri punti utili alla graduatoria. Poi, proporremo che in caso di Tfr o liquidazione da lavoro per pensionamento, queste cifre non siano conteggiate nell’Isee, altrimenti qualcuno rischia di perdere la casa andando in pensione”.

“Un altro nostro emendamento – continua l’esponete leghista - riguarderà invece la percentuale di alloggi lasciate a discrezione dei Comuni. Nel nuovo testo si prevede un innalzamento, dal 25% al 40%, che vuol dire 4 case su 10 lasciate a discrezione delle commissioni comunali e dei Sindaci (per le emergenze abitative). Questo non lo accettiamo, è vero che c’è sempre più il rischio di trovarsi senza casa all’improvviso e senza lavoro, soprattutto nei piccoli territori dove spesso si creano situazioni di povertà irrimediabili, ma si rischia di creare un clientelismo, un sistema di amici degli amici che non possiamo avallare. Questi cambiamenti – conclude Alberti – saranno proposti quando ci sarà la discussione in sede consiliare”.

Fonte: Ufficio Stampa

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