Giuste tra le Nazioni, medaglie alla memoria di Nella Bichi e suor Benedetta Pompignoli

“Questa cerimonia è un gesto di memoria, gratitudine e riconoscenza. La memoria ci serve perché i progetti per il nostro futuro e della nostra comunità hanno bisogno di radici. Se noi non conosciamo quali sono le ferite e quali sono le azioni che ci hanno consentito di rimarginarle non potremo costruire nessun progetto. Abbiamo bisogno più che mai di memoria. Dobbiamo sapere da dove veniamo e che cosa ha passato il nostro Paese per lasciare la libertà alle generazioni del futuro”.

Lo ha detto il sindaco Dario Nardella, intervenendo alla cerimonia di consegna delle medaglie di ‘Giusto fra le Nazioni’ alla memoria di Nella Bichi e suor Benedetta Pompignoli, che si è tenuta questa mattina in sinagoga. Presente, tra gli altri, l’assessore al Welfare Sara Funaro.
Rivolgendosi agli studenti presenti nel Tempio, il sindaco Nardella ha detto loro di avere la sua stessa fortuna: “Noi non siamo né nati né cresciuti in un Paese in guerra. Non sappiamo che cosa è stata la guerra e non abbiamo visto con i nostri occhi che cosa sono state le persecuzioni, per questo abbiamo bisogno delle testimonianze di chi le ha vissute”.

“Alcuni documenti possono servirci a riaccendere i riflettori su ciò che abbiamo vissuto - ha spiegato Nardella -. Da sindaco ho avuto la curiosità di andare a scovare negli archivi storici di Palazzo Vecchio quali fossero i documenti che i funzionari del nostro Comune stilavano e firmavano negli anni precedenti la Seconda Guerra mondiale, negli anni delle persecuzioni razziali e negli anni delle persecuzioni degli ebrei in tutta Europa. Vi posso confessare che ho sentito una stretta al cuore fortissima quando ho trovato i documenti di schedatura dei cittadini fiorentini di razza ebraica”.

“Era il 1937 - ha aggiunto - e mancava poco alla promulgazione delle leggi razziali e poi a quella che è stata una vera e propria persecuzione di Stato che è sfociata negli atti più abominevoli che l’uomo potesse compiere nel corso della Seconda Guerra mondiale. Vedere centinaia e centinaia di schede di persone, alcune delle quali poi venivano deportate nei campi di lavoro e sterminio, fa capire quanto la storia faccia parte del nostro dna, della nostra coscienza comune e della nostra identità. Noi non possiamo e non dobbiamo liberarci della storia, anzi dobbiamo attingere ad essa e a chi l’ha vissuta per poter costruire un futuro migliore. E dobbiamo farlo innanzitutto con i ragazzi perché il futuro è loro. Per questo i progetti di cui sono in assoluto più orgoglioso sono quelli che, con la Città metropolitana e il Comune, organizziamo con le scuole per visitare Auschwitz, Mauthausen, San Sabba, Birkenau, nomi che evocano le vicende più dolorose vicende del popolo europeo”.

“Abbiamo bisogno di questo - ha concluso il sindaco -, di esercitare la memoria perché se non lo facciamo smarriamo la strada e i riconoscimenti come ‘Giusto fra le Nazioni’ servono proprio a questo, ovvero a sapere e capire chi siamo da dove veniamo e dove vogliamo andare per la pace e per la libertà”.

Fonte: Comune di Firenze Ufficio stampa

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