Molestie e violenze sul lavoro, Cisl: "Il sindacato diventi punto di riferimento per le donne"

“Troppe volte anche sul posto di lavoro le donne si trovano a fare i conti con violenze, molestie, ricatti sessuali; e quasi mai ne parlano con i rappresentanti sindacali. Dobbiamo cambiare questo dato, il sindacato dev’essere più attento e diventare un punto di riferimento per chi lavora anche contro questa insopportabile piaga, che vogliamo e dobbiamo sconfiggere.”

Sono le parole di Francesca Ricci, della Segreteria regionale Cisl Toscana, a margine dell’iniziativa che la Cisl ha dedicato oggi al tema delle molestie e della violenza, fisica o psicologica, sui posti di lavoro, in occasione della Giornata mondiale per l'eliminazione della violenza contro le donne, che si celebra il 25 Novembre.

“Con questa iniziativa – spiega Ricci - vogliamo dare un contributo e avviare un percorso per aumentare al nostro interno la sensibilità e l’attenzione e dotarci degli strumenti adeguati, anche dal punto di vista culturale, per capire quando ci troviamo di fronte a situazioni di questo tipo, sapere come intervenire, fare in modo che le lavoratrici possano confidarsi con noi e chiedere il nostro aiuto.”

“Le violenze, le molestie e i ricatti sessuali sono diffusi in ambito lavorativo – aggiunge la segretaria Cisl Toscana – più di quanto si creda. L’Istat stima in un milione e 400 mila le donne che hanno subito, nel corso della loro vita lavorativa, molestie o ricatti sessuali sul posto di lavoro, per ottenere un lavoro, per mantenerlo o per ottenere progressioni nella carriera. E solo una donna su 5, tra quelle che hanno subito un ricatto, ha raccontato la propria esperienza, parlandone soprattutto con i colleghi (8,1%), molto meno con il datore di lavoro o con i propri dirigenti, ma anche con i sindacati. Sui posti di lavoro dobbiamo invece diventare un punto di riferimento.”

“Un altro impegno – continua Ricci - è quello a migliorare le condizioni lavorative e salariali delle donne, perché l’esperienza degli addetti ai lavori ci dice che l’uscita dalla condizione di vittima è subordinata ad una condizione di autonomia e di indipendenza, anche economica.E’ fondamentale che le donne abbiano un’occupazione e una buona occupazione. Invece anche in Toscana – come dimostrano i dati dell’Irpet - le donne sono sì occupate, ma lo sono spesso in quelli che si definiscono ‘bad jobs’, con differenziali salariali consistenti rispetto agli uomini. Infine dobbiamo continuare ad impegnarci per tenere alta l’attenzione mediatica, perché ad un’elevata attenzione mediatica corrisponde un’emersione del sommerso, delle denunce e, soprattutto, delle richieste d’aiuto.”

Fonte: Cisl Toscana - Ufficio Stampa

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