Il mestiere di cronista lo si esercita in molti modi. Il “metodo Minà” è stato quello di porsi con garbo ed empatia di fronte al suo interlocutore, con una preparazione maniacale su tutti i fatti riguardanti la vita dell'intervistato, per mettersi nelle condizioni di esercitare il ruolo di giornalista che va in profondità e a cui sono poi consentite le domande più scomode.
Gianni Minà ha compiuto ottant’anni il maggio scorso, e sarà a Pisa, mercoledì 28 novembre alle ore 17, ospite della Scuola Normale per una conferenza pubblica del ciclo “I venerdì della Normale”.
Ripercorrerà la sua vita di cronista, esercitata intervistando alcune tra le personalità più emblematiche del Novecento, con le quali ha spesso instaurato legami di profondo rispetto e amicizia: da Muhammad Ali a Gabriel Garcia Marquez, da Fidel Castro a Diego Armando Maradona, da Robert De Niro a Pietro Mennea, da Mina a Sergio Leone.
Giornalista italiano tra i più conosciuti all’estero, Gianni Minà è stato anche un prezioso documentarista, che ha saputo far evolvere il linguaggio giornalistico della televisione. Memorabili i suoi reportage sulle lotte e il riscatto dell’America Latina, e il documentario su Fidel Castro, frutto di 16 ore di intervista. Come cronista sportivo, ha seguito Mondiali e Olimpiadi, oltre a decine di campionati mondiali di pugilato. Tra suoi fiori all’occhiello, la grande boxe spiegata nelle 14 puntate della trasmissione “Facce piene di pugni” e la trasmissione sportiva “Blitz”. Ha seguito poi cinema e musica: “Storie del Jazz”, per esempio, è un affresco su i musicisti, del calibro di Stan Getz o Dizzy Gillespie.
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