Irpet: gli effetti della crisi sui fattori produttivi al centro del programma di attività 2019

Il Consiglio regionale condivide gli indirizzi dati dalla Giunta regionale al programma di attività 2019 dell’Istituto regionale per la programmazione economica (Irpet) ed ha approvato, a maggioranza, una specifica risoluzione. I gruppi di opposizione si sono astenuti.

L’attività si muove nel solco delle linee di ricerca tracciate nel programma triennale e si compone di due parti: la prima si riferisce all’attività istituzionale ed ha una corrispondenza nel finanziamento ordinario dell’Istituto; la seconda si riferisce alle attività di ricerca comuni, finanziate con fondi europei ed eventualmente anche di altra natura (nazionale e/o regionale). L’attività istituzionale si articola in una molteplicità di funzioni, orientate, da un lato alla costruzione ed aggiornamento di modelli e banche dati, dall’altro, all’analisi dell’evoluzione dell’economia e della società toscana sia di tipo congiunturale, per cogliere le trasformazioni ed i cambiamenti di breve periodo sia strutturale, per evidenziare le tendenze di fondo del sistema, gli eventuali squilibri e le future prospettive di sviluppo.

E’ in questo quadro che quest’anno si cercherà di valutare la crisi economica di questi anni, nei suoi effetti, come l’impoverimento, ad esempio, che registra 120 mila persone povere in Toscana e 600 mila a rischio povertà per le quali un incidente qualsiasi le farebbe cadere in condizioni precarie. “Nella sintesi fatta dal direttore Stefano Casini Benvenuti in commissione Affari istituzionali - ha sottolineato il suo presidente Giacomo Bugliani (Pd) - emerge la volontà di analizzare la crisi non solo nelle sue conseguenze sociali, in termini di disoccupazione, di ricadute sulla finanza pubblica, ma anche negli effetti che essa determina sui fattori produttivi principali: il lavoro, il capitale, il territorio”. Bugliani ha rilevato che, sul piano del lavoro, il dato principale è la sua diminuzione quantitativa, svolta per altro da lavoratori più vecchi che nel passato, mentre il capitale disponibile è sempre meno, pregiudicando l’innovazione.
Il territorio viene invece analizzato alla luce dei cambiamenti climatici. “Sul riepilogo dei costi si quantificano come fondi a valere su Fse (fondo sociale europeo) 187mila euro, sul Fesr (fondo europeo di sviluppo regionale) 160mila euro, sul Feasr (fondo agricolo europeo per lo sviluppo rurale) 180mila euro, per un totale di 527mila euro - ha concluso il presidente - Il finanziamento ordinario della Regione, inserito nel bilancio preventivo 2018 dell’Istituto, è stato di 2milioni e 750mila euro”.

Fonte: Toscana Consiglio Regionale

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