La storia, soprattutto quella locale, non è fatta solo di vicende politiche o sociali, ma anche dell'esperienza e della vita di persone che hanno lasciato un segno nella comunità. Una di queste è sicuramente il gioielliere ed orologiaio empolese Alino Mancini, un pilastro nella storia dell'imprenditoria locale, il rappresentante di una vera e propria arte, l'artigianato, che è una risorsa del territorio di cui essere fieri.
Oggi si è tenuta una conferenza organizzata dalla Società Storica Empolese nella sede della Misericordia per ripercorrere la storia di Mancini, tra aneddoti e racconti di vita quotidiana che si intreccia con il vissuto di un'intera cittadinanza.
Era presente anche il sindaco Brenda Barnini che nella sua introduzione ha definito senza mezzi termini Mancini "una istituzione per questa città, una persona che è riuscita con il suo lavoro a farsi riconoscere". Ma oltre alla "genialità e al guizzo delle grandi menti", il sindaco Barnini ne apprezza "la grande capacità, per niente scontata, di riuscire a tramandare la sua professione" creando un marchio che tutt'oggi è un fiore all'occhiello del territorio.
E proprio per questo il sindaco ringrazia a nome della cittadinanza l'orologiaio empolese: "Avere delle 'botteghe' che ci fanno conoscere fuori da Empoli è quel qualcosa che ci manca sempre di più, e mentre noi amministratori spendiamo energie e soldi per cercare di valorizzare il nostro tessuto commerciale, l'Alino Mancini rappresenta una risorsa da questo punto di vista che fa parlar bene dell'intera città"
Ma chi è Alino Mancini?: "Io sono nato artigiano - esordisce - fin da piccolo ero interessato ad aggiustare le cose". E la sua carriera inizia in effetti da molto piccolo, a 6 anni, ma con un piccolo inconveniente: distruggendo un costoso orologio del padre, perché era troppa la curiosità di aprirlo e metterci le mani dentro. Ma il suo primo lavoro fu quello di meccanico, negli anni '60: iniziò aggiustando moto in via Chiara, poi finì nel 'Garage Lami' di via Verdi, la carrozzeria "più bella di Empoli", dove "venivano a portare le macchine più costose". Poi, come sempre nella vita, arrivano anche i momenti duri: Mancini nel '64 si ammalò, stando per due anni poco bene, ma questo non fu sufficiente per mollare. Quando guarì, nel '66', ci fu l'alluvione e con essa una grande richiesta di aggiustare le auto distrutte dall'acqua. Mancini iniziò quindi a 'maneggiare' qualche meccanismo interno e un giorno qualcuno gli propose di diventare orologiaio: non passò un anno e Mancini scelse definitivamente che quello era il suo lavoro. In pochi anni lavorò per molti gioiellieri empolesi che ne riconoscevano la grande capacità, quindi nel '72 il suo primo negozio a Vinci. Fu l'inizio di una storia di successo personale, ma anche quella di un intero territorio.
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