Pisa, Diritti in comune: "Subito una soluzione per le bancarelle, non può essere la piazza del Duomo"

Il riaprirsi del confronto tra i bancarellai e il Comune di Pisa ha fatto parlare di un possibile ritorno degli ambulanti in Piazza del Duomo. Il presidente della I Commissione consiliare, Maurizio Nerini, ha sostenuto che “l'allontanamento degli operatori da via del Duomo [via Nuova] era solo temporaneo, per il periodo necessario allo svolgimento dei lavori al Museo delle Sinopie. I lavori sono terminati e gli esercizi commerciali vogliono tornare nella loro sede originaria”.

Si tratta di una prospettiva quantomai anacronistica, anche in via temporanea, ed esclusa da tutti i vincoli di legge, come ha tenuto a ricordare il Soprintendente Andrea Muzzi. La Piazza del Duomo di Pisa, da quando nel 1987 è stata iscritta tra i siti del patrimonio mondiale dell’Unesco, ha una sua “buffer zone”, una sorta di area cuscinetto o fascia di rispetto con un proprio piano di gestione che assicura un'“effettiva protezione del sito per le generazioni presenti e future”. Gli ambulanti non ci possono stare e così ha sancito pure il Decreto Ronchey (1993), né con strutture mobili né tanto meno con strutture stabili e addossate (abusivamente) ad edifici storici, come accadeva con l'antico Spedale di Santa Chiara.

Purtroppo, quando nel 2013 si sono spostate le bancarelle fuori dalle mura in occasione del restauro del Museo delle Sinopie, è stata individuata una soluzione transitoria e infelice in Piazza Manin, che compromette un punto di vista privilegiato su Cattedrale e torre e che, inoltre, non soddisfa nemmeno gli stessi operatori commerciali. Il problema dunque è tutt'altro che risolto.

Già due mesi or sono il neo assessore al commercio e alle attività produttive, Paolo Pesciatini, aveva aperto ad uno sciagurato ritorno delle bancarelle in piazza, chiedendo di tutelare il “nostro commercio tradizionale, identitario” in barba ai vincoli di legge. Sulla tradizione e l’identità di quelle attività, che oggi mettono in vendita souvenir per la maggior parte “made in Cina”, nutriamo molte perplessità. Ancora una volta, poi, purtroppo emerge il bluff di chi sbandiera facili soluzioni dietro l’angolo, quando la questione deve ancora essere affrontata nella sua complessità. Uno sfratto non è mai la soluzione: gli ambulanti non possono stare in piazza del Duomo, ma svolgono un'attività che assicura la sopravvivenza fisica di molte persone, dunque va trovata loro una collocazione.

Noi restiamo convinti della soluzione nella più volte richiamata UMI1, all’interno dell’area del Santa Chiara, con la realizzazione di una struttura dedicata con spazi di vendita da affidare mediante bando, privilegiando inizialmente la continuità con gli operatori attuali, ma che preveda elementi qualificanti: qualità del lavoro e qualità della merce.

Per la ricollocazione temporanea delle bancarelle – in attesa della sistemazione della UMI1 - è sicuramente più adeguata la soluzione di largo Cocco Griffi e aree limitrofe.

Quale che sia la soluzione definitiva, è comunque impensabile prevedere la chiusura di Porta Nuova – principale ingresso alla Piazza creato sotto Cosimo I alla metà del XVI secolo – che la Giunta Comunale dà per scontata in tutti e tre i progetti presentati.

Ciò permetterebbe, a loro dire, di “unire nel migliore dei modi il rispetto della sacralità del luogo e del lavoro delle persone”, costringendo di fatto i visitatori a passare dalle bancarelle prima di poter entrare in piazza dei Miracoli.

Il sacro (cioè la chiesa, intesa solo come simbolo identitario) e il profano (il commercio), mentre la dimensione storico-artistica della piazza non è in alcun modo contemplata.

Così come non è contemplata la possibilità che cittadini non turisti possano accedere dalla Porta Nuova alla piazza dei Miracoli senza acquistare souvenir, trasformando un luogo unico al mondo in una mera attività commerciale.

Si lascino perdere proclami e promesse irrealistiche - che non fanno altro che giocare con il lavoro dei bancarellai ed allontanano le vere soluzioni - e si cominci invece ad operare per un progetto seria, che tenga conto delle norme di legge e del contesto monumentale.

Fonte: Ufficio Stampa

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