Iniziamo questo tour enoico che ci porterà tra le realtà vitivinicole più interessanti dell’Empolese Valdelsa dal Montalbano, le cui pendici sono da sempre particolarmente vocate alla produzione di grandi vini rossi, come testimoniano le due DOCG che qui si distendono: Carmignano e Chianti Montalbano.
Il vino di cui parlo oggi però non rientra in nessuna delle denominazioni sopracitate, ma si tratta invece di un blend molto particolare, che profuma di storia e tradizione ma anche di profonda innovazione: Poggio del Furia, IGT Toscana Rosso, prodotto da Fattoria di Faltognano.
Merlot e Syrah in parti uguali, con una piccola percentuale di Sangiovese a ricordarci che ci troviamo pur sempre in Toscana, le uve che compongono il Poggio del Furia nascono a circa 350 metri di altitudine, sul versante del monte che si affaccia sull’abitato di Vinci. Il suolo, particolarmente sassoso e ricco di minerali, ben si adatta alle caratteristiche colturali del Sangiovese, ma si dimostra decisamente idoneo ad esaltare anche le caratteristiche del Merlot, varietà di per sé molto eclettica nativa della zona di Bordeaux in Francia, e soprattutto del Syrah, vitigno mediterraneo per eccellenza; originario del Medio Oriente, importato in Sicilia dai Greci più di 2000 anni fa (si dice derivi il suo nome dalla città di Siracusa) e giunto quindi sulle rive del Rodano, sua patria d’elezione, grazie ai Romani.
Tornato in auge in Italia da pochi decenni, i conti Comparini Bardzky, fondatori nel XVII secolo della Fattoria di Faltognano e attuali proprietari, sono tra i primi in questa parte della Toscana ad avviarne la coltivazione, intuendo il potenziale che il Syrah avrebbe potuto esprimere sugli impervi terreni del Montalbano, impiantandolo a fine anni ‘90 in un vigneto di un ettaro esposto a Sud-Ovest, in modo da intercettare il massimo irradiamento solare e le brezze salmastre provenienti dal Tirreno.
La vendemmia, rigorosamente manuale, inizia ai primi di ottobre con Merlot e Syrah, seguiti dal Sangiovese. Nonostante sia Merlot che Syrah siano varietà abbastanza precoci, a questa altitudine la maturazione è posticipata di alcune settimane, e ciò permette, grazie ai più alti sbalzi termici tra notte e giorno di inizio autunno, di accumulare una maggiore quantità di componenti aromatiche e una migliore evoluzione dei polifenoli (fondamentali per il corpo e la longevità del vino).
Le diverse varietà, mantenute separate, svolgono la fermentazione in serbatoi in acciaio a temperatura controllata e, una volta terminata, il vino rimane in macerazione con le proprie bucce fino a tre settimane, per massimizzare l’estrazione di aromi e sostanza colorante.
Alla svinatura il vino è immesso direttamente in contenitori di rovere da 2,25 hl, dove svolge la fermentazione malolattica, che ne ammorbidisce la struttura, e il successivo affinamento per una durata di circa 12 mesi.
Al termine di questo periodo di affinamento le tre varietà che compongono il Poggio del Furia vengono assemblate e il vino così ottenuto è messo in bottiglia, dove riposa per altri 6 mesi prima di essere messo in commercio.
Colore intenso e profondo, rosso rubino con riflessi granata, il Poggio del Furia colpisce per il complesso bouquet di profumi, dove le fragranze fresche e dolci di ciliegia, ribes, prugna, viola tipiche del Merlot sono bilanciate dagli aromi speziati di pepe nero, tabacco, liquirizia dovuti al Syrah, il tutto fuso elegantemente con le note calde e tostate di caffè e cacao conferite dall’affinamento in legno.
In bocca è pieno ed esuberante, ma senza sconfinare nell’eccessivo, con grande carica di tannini dolci e maturi che avvolgono il palato. L’alcol (13%) è ben sostenuto dalla struttura del vino, che ha un finale decisamente persistente e lascia la bocca pulita, invogliando al sorso successivo.
A tavola è un compagno perfetto per piatti a base di carne rossa, alla griglia, arrosto o in umido.
Matteo Corsini
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