Nel 450° anniversario dalla prima pubblicazione del Fronimo, testo fondamentale nella pratica liutistica, il Dipartimento strumenti ad arco e corda del Conservatorio Cherubini e il Museo Galileo di Firenze propongono per sabato 10 novembre un convegno dedicato a Vincenzo Galilei (1520 – 1591), autore della celebre pubblicazione, padre di Galileo e musicista tra i più rappresentativi del tardo Rinascimento (ingresso libero, prenotazione consigliata su https://eventofronimo2018.eventbrite.it).
La giornata di studi, che vede la partecipazione di numerosi professori e musicisti, si articola in vari momenti. Una parte specifica dedicata alla lettura all’attualità del Fronimo, un’altra dedicata alle implicazioni estetiche e filosofiche del tempo di Galilei e infine il Novecento con la ripresa della Prassi esecutiva su strumenti d’epoca. Su quest'ultimo aspetto preme ricordare la recente apertura della Scuola di Liuto al Cherubini di Firenze, affidata al M° Francesco Romano, un prezioso arricchimento per il Conservatorio e per la storia della città.
Tra i relatori la presenza di ricercatori che hanno legato la propria attività al liuto insieme a musicologi e filologi. Non ultimo gli eventi musicali con l’esecuzione di musiche di Vincenzo Galilei, Mario Castelnuovo-Tedesco, Aldo Clementi e Ottorino Respighi, nell’ottica di una circolarità della critica moderna dedicata alla musica del passato (Richard Taruskin, Peter Kivy).
Nel corso della sua carriera alla sua attività di compositore e liutista Vincenzo Galilei aggiunse quella di teorico, caratterizzando e sostenendo le importanti tematiche del gruppo di musicisti e “nobili fiorentini”, la Camerata de’ Bardi, che sul finire del sec. XVI portarono alla nascita del Recitar cantando e del melodramma. Vissuto tra Pisa e Firenze l’opera di Vincenzo Galilei ha avuto nella pratica liutistica il suo apogeo, sia per quanto riguarda la scrittura strumentale sia per la parte dedicata all’intavolatura, ovvero il cardine della prassi sullo strumento.
Insieme alla successiva pubblicazione del 1584, il Fronimo. Dialogo nel quale si contengono le vere e necessarie regole di intavolare la musica per liuto”, rappresenta un punto fermo nella storia del liuto e della pratica dell’intavolatura. Il testo si articola in varie sezioni, iniziando dall’”arte del bene intavolare et rettamente sonare la Musica” dedicato alla trascrizione per liuto di opere vocali, mediata da un sapiente uso del contrappunto sulle possibilità dello strumento. Dalle opere vocali, “le cantilene” a detta dell’Autore, si crea una preziosa geografia dei compositori coevi, così troviamo Adrian Willeart, Giovanni Animuccia, Cipriano de Rore, sino a Marc’Antonio Ingegneri, Orlando di Lasso, Pierluigi da Palestrina (Giannetto per Galilei).
Il Fronimo è anche un laboratorio compositivo come dimostrano i Ricercari, preceduti da una serie di esercizi didattici sugli intervalli e sulle cadenze. E proprio sulla forma del Ricercare il compositore unisce magistralmente la nuova concezione dell’armonia, in appoggio alle teorie di Heinrich Glareano, scrivendo le 24 composizioni, 12 sul tono b duro e 12 sul tono b molle – una sorta di liuto ben temperato ante litteram del clavicembalo di memoria bachiana.
Fonte: Conservatorio Cherubini di Firenze - Ufficio Stampa
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