Sul ritorno all’Ospedale San Giuseppe della pillola RU486, usata come farmaco per l'aborto chimico nei primi due mesi della gravidanza onde garantire il diritto di scelta alle donne, risponde il Centro di Aiuto alla Vita di Empoli.
Qualche precisazione al riguardo, tiene a fare il Centro di Aiuto alla Vita di Empoli, che sin dal 1989 opera sul territorio a fianco delle donne incinte per la tutela e promozione della vita nascente. La sua esperienza pluriennale insegna che il fattore primario che porta la donna incinta a pensare all’aborto come soluzione alla gravidanza indesiderata o difficile, è la solitudine. Dinanzi a una situazione sociale e familiare come l’attuale, notevolmente sfilacciata e fragile, svariate possono essere le concause presenti in queste gravidanze difficili, ma una su tutte in genere prevale ed è il sentirsi, sapersi sola in un così importante e decisivo momento della vita. L’ascolto, l’accompagnamento, il concreto sostegno, anche di tipo economico, sono decisivi e fanno la differenza a favore della mamma e dell’accoglienza del figlio in grembo. Se la “scelta” abortiva è sempre traumatica e devastante per la donna, la RU486 lo è ancor più (e questo lo si tace) perché rende l’aborto un fatto “privato”, vissuto dalla donna in assoluta solitudine, perché avviene per espulsione nell’arco di qualche giorno. Una procedura abortiva, insomma, che non appare così tanto meno traumatica (almeno dal punto di vista emotivo) come si pretende fare credere. Inoltre, e non meno importante, con l’uso della pillola abortiva si va inevitabilmente incontro ad una maggior banalizzazione dell’aborto stesso.
Contrariamente a quanto asserito dal Signor Sostegni del PD, occorre ricordare che né lo spirito della Legge 194, né la sua lettera sanciscono un “diritto” di aborto. Proprio perché l’aborto è sempre un trauma per la donna e comporta la soppressione di un essere umano, occorre un maggior impegno da parte di tutti per far sì che la donna che vive una gravidanza difficile o indesiderata possa far valere il suo diritto di non abortire, vincendo gli ostacoli che glielo impediscono. Questa, ci pare, è la vera sfida di civiltà. Una civiltà autenticamente umana e solidale.
Carmen Benavides Delgado, Presidente CAV di Empoli
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