“L’acqua vetturale della natura” scrive Leonardo da Vinci in quel Codice Leicester che dal 30 ottobre al 20 gennaio è esposto nell’Aula Magliabechiana degli Uffizi. Ossia afferma che è proprio l’acqua a svolgere ed aver svolto da sempre la funzione di motore vero e proprio dell’evoluzione del pianeta.
Tutto il manoscritto, 36 fogli, 72 pagine, è fitto di appunti, riflessioni, teorie e straordinari disegni per illustrarci i concetti esposti, e la protagonista indiscussa del prezioso testo, acquistato nel 1994 da Bill Gates, è l’acqua. Il Codice Leicester di Leonardo da Vinci a Firenze è anteprima di assoluta grandezza delle celebrazioni leonardiane che si svolgeranno in tutto il mondo nel 2019 in occasione dei 500 anni dalla morte (2 maggio del 1519) di una delle figure-icona della storia dell’umanità.
La mostra, L’acqua microscopio della natura. Il Codice Leicester di Leonardo da Vinci, a cura di Paolo Galluzzi, è frutto di oltre due anni di preparazione, e presenta eccezionali apparati tecnologici per poter consultare il codice così come numerosi altri preziosi fogli vinciani, e non solo.
Un progetto delle Gallerie degli Uffizi e del Museo Galileo realizzato col determinante contributo di Fondazione CR Firenze.
La mostra si avvale inoltre del patrocinio e del contributo del Comitato Nazionale per la celebrazione dei 500 anni dalla morte di Leonardo da Vinci.
"L’esposizione del Codice Leicester di Leonardo, insieme ad altri preziosissimi disegni e scritti del genio di Vinci - afferma Eike Schmidt, direttore delle Gallerie degli Uffizi - dimostra il nostro impegno nel rendere accessibili tematiche molto complesse della ricerca scientifica, e nel contestualizzare episodi fondamentali di storia della scienza in una prospettiva del tutto contemporanea” e ricorda che “al visitatore degli Uffizi è data inoltre l’opportunità, – unica e straordinaria - di mettere in rapporto uno dei caposaldi della trattatistica di Leonardo con la sua attività pittorica, nuovamente allestita nella sala che gli è stata dedicata alle Gallerie”
"Il Codice Leicester - dichiara il direttore del Museo Galileo Paolo Galluzzi - frutto dell’ormai acquisita maturità come artista raffinatissimo, penetrante osservatore della natura, ingegnere capace di concepire progetti di straordinario ardimento e interprete originale dei fenomeni più significativi del macrocosmo e del microcosmo, offre una visione intrigante della vastità inaudita degli orizzonti esplorati dalla mente di Leonardo. Una mente protesa a raccogliere le sfide più complesse e a mettere in discussione le conclusioni stabilite dagli autori più accreditati della tradizione. Compilato nella fase più creativa della propria esistenza, nel cuore di una Firenze allora vera e propria ‘Scuola del Mondo’, il prezioso manoscritto documenta l’ossessione conoscitiva di Leonardo per l’elemento acqua, per i suoi movimenti vorticosi, per la forza plasmatrice e la potenza distruttrice che la caratterizzano. Con continui rimandi a Firenze, al suo impianto urbano e al suo fiume, risorsa e al tempo stesso minaccia per le comunità che ne popolano le rive. La mostra invita a compiere un viaggio in un tempo di visioni ardimentose, di progetti avveniristici, di manifestazioni del pensiero di inarrivabile genialità".
''Fondazione CR Firenze - dichiara il suo Presidente Umberto Tombari - è orgogliosa di partecipare ad una mostra di così grande importanza e di collaborare con due istituzioni di rilevanza mondiale quali Uffizi e Museo Galileo. Crediamo che una istituzione come la nostra debba sempre più dialogare e stabilire collaborazioni con importanti realtà internazionali per realizzare progetti comuni che hanno un ricaduta sul territorio. Abbiamo sostenuto lo spettacolare apparato multimediale della mostra realizzato dal Museo Galileo per rendere fruibile il Codice soprattutto ai giovani e ai non esperti. La Fondazione sta impegnando tante energie e risorse nella formazione e nell’ educazione delle nuove generazioni; un compito che riteniamo fondamentale soprattutto in questo particolare momento''.
«Genio, creazione, sperimentazione, bellezza e arte: tutto questo è stato Leonardo da Vinci per l’umanità e lo si evince anche dalle annotazioni del Codice Leicester. Ma qui non si tratta solo di rendere omaggio a ciò che è stato realizzato in passato, questo concentrato di genialità deve essere uno stimolo per le attività di oggi e ancor di più per tutte le imprese. Abbiamo perso il titolo di “Scuola del Mondo” come diceva Cellini, che questo evento, insieme a quelli che seguiranno, ci inducano a riflettere per rimettere il pensiero verso il progresso al posto delle sterili discussioni» ha detto Leonardo Bassilichi, presidente della Camera di Commercio di Firenze.
Leonardo scrisse il Codice in gran parte tra il 1504 e il 1508: una stagione davvero magica della storia di Firenze, con la presenza contemporanea in città di grandissimi personaggi delle lettere, delle arti e delle scienze, che Benvenuto Cellini battezzò, genialmente, “La Scuola del Mondo”. Per Leonardo, furono anni di intensa attività artistica e scientifica. In quel periodo effettuava infatti studi di anatomia nell’Ospedale di Santa Maria Nuova, cercava di mettere l’uomo in condizione di volare, era impegnato nell’impresa, poi non condotta a termine, della pittura murale raffigurante la Battaglia di Anghiari a Palazzo Vecchio, e studiava soluzioni avveniristiche per rendere l’Arno navigabile da Firenze al mare.
A quel tempo era diffusa la teoria che la luna fosse una perfetta sfera di cristallo: ma, riflette Leonardo, se così fosse la luce del sole apparirebbe sulla luna come un punto luminoso. Ne deduce, discostandosi dalla cosmologia tradizionale, che il motivo della sua luminosità diffusa sta nella stessa composizione del nostro satellite che, afferma, essere “gemella della terra” e coperta di acqua. Non solo, sostiene che perché la luce solare vi risulti diffusa uniformemente, la sua superficie deve essere irregolare come quella di una mora o di una pigna.
“I[o] lascierò qui stare le prove, le quali si faran poi nell’opera ordinata, e attenderò solamente a trovare casi e invenzioni e le metterò sucessivamente, secondo che [el]le vengano, e poi darò ordine mettendo insieme quelle d’un medesimo gienere; siché per ora non ti maraviglierai né riderai di me lettore se qui si fa sì gran salti da materia a materia” scrive Leonardo, quasi giustificandosi con il lettore, rimandando a poi un ordine che non introdurrà mai. Ed è anche questo fitto intrecciarsi di considerazioni e annotazioni che aumenta il fascino di questo documento meraviglioso, anche esteticamente, del quale si possono ammirare in mostra tutti i fogli, recto e verso, esposti in severe ed eleganti teche di corten. Se la lettura per il visitatore non risulta agevole, e non solo per la scrittura “mancina” tipica del genio di Vinci, viene in soccorso una serie di schermi interattivi che consentono di consultare facilmente il Codescope, un avanzato strumento digitale grazie al quale è possibile sfogliare, in rappresentazione digitale ad altissima risoluzione, tutte le pagine del manoscritto (con funzioni di ingrandimento, trascrizione/traduzione in inglese dei testi, rovesciamento speculare della scrittura mancina di Leonardo, ecc.). Il Codescope mette a disposizione dei visitatori un tutor che illustra in maniera sintetica ma rigorosa le tematiche più significative che vi vengono analizzate. In mostra sono presenti anche alcuni preziosissimi fogli originali e autografi del Codice Atlantico, del Codice Arundel e del Codice sul volo degli uccelli, rispettivamente di proprietà della Biblioteca Ambrosiana di Milano, della National Library di Londra e della Biblioteca Reale di Torino; fogli tutti compilati da Leonardo durante il corso dei medesimi anni.
Il percorso espositivo comincia con una serie di teche, sotto un pannello che pone la domanda se il da Vinci fosse “Uomo sanza lettere”. I volumi esposti dimostrano viceversa che era un lettore attento: Leonardo, ormai cinquantenne, conosceva fra i greci Platone, Aristotele, Strabone, Archimede, fra gli autori latini e medievali Frontino, Alberto Magno, Alberto di Sassonia, ma anche Dante Alighieri, Ristoro d’Arezzo e Cecco d’Ascoli.
Alla fine del percorso, viene proiettato un video di circa 8 minuti, in italiano e in inglese, nel quale sono messe insieme le sue teorie sul ruolo dell’acqua nell’evoluzione del pianeta dalla preistoria ai tempi suoi.
Oltre alle teche che espongono le pagine originali dei Codici ed altri manoscritti preziosissimi prestati, per l’occasione da altre prestigiose istituzioni, grandi pannelli e schermi digitali narrano, anche con animazioni, del volo degli uccelli, dello scorrere dell’acqua dei fiumi e del moto ondoso dai mari, degli effetti delle maree, della luna, delle gocce d’acqua e delle bolle di sapone, del principio della costanza di flusso uguale sia nella confluenza di due fiumi che nell’organizzazione e funzionamento della circolazione sanguigna nell’uomo, del progetto avveniristico del canale navigabile sull’Arno da Firenze al mare, delle macchine per realizzarlo, per azionare una grande gru, per misurare le grandi distanze sul terreno.
Particolarmente suggestiva, nell’allestimento, è la proiezione sul pavimento del cadere di gocce d’acqua e dello scorrere dei ruscelli: il visitatore prova quasi l’effetto di immergervi i piedi, come il Cristo e il Battista che affondano nel fiume Giordano fino alle caviglie nel Battesimo di Cristo dipinto da Leonardo insieme al maestro Verrocchio ed esposto, nella nuova sala dedicata al da Vinci, solo due piani sopra, agli Uffizi.
Eike D. Schmidt, direttore delle Gallerie degli Uffizi
Il Codice Leicester torna a Firenze dopo trentasei anni, avendo recuperato il nome dei suoi primi proprietari inglesi, i conti di Leicester con cui era noto fino al 1980, prima di essere acquistato da Armand Hammer; e con un nuovissimo apparato critico.
Le Gallerie degli Uffizi hanno deciso ora di offrire questa opportunità anche alle nuove generazioni, che non avevano potuto vedere i fogli del prezioso manoscritto di Leonardo nella mostra fiorentina del 1982 – bellissima ma più ridotta – né in quella di Bologna del 1986 – concentrata soprattutto sugli esiti emiliani e sulla celebre Mappa di Imola, conservata fra le proprietà della corona inglese, a Windsor. Questo non perché si è voluta creare un’occasione ad hoc per celebrare il cinquecentenario della morte dell’artista, a cui tutto il mondo si sta preparando con varie iniziative. Ma perché Leonardo, la sua arte, i suoi scritti, sono materia in continua evoluzione e non passa anno, o mese, in cui non emergano novità sul suo lavoro, frutto di studi o di scoperte; e dunque era giunto il momento di condividere con il pubblico i risultati di queste ultime tre decadi.
È recentissimo il rientro agli Uffizi, dopo cinque anni di indagini e restauri a cura dell’Opificio delle Pietre Dure, della grande tavola raffigurante l’Adorazione dei Magi: oggetto di centinaia di pubblicazioni, apparsa addirittura in film famosi, in questa circostanza essa ha comunque mostrato, agli esperti della materia (e ora ai visitatori), novità fino a poco tempo fa non apprezzabili e ha permesso avanzamenti negli studi dell’arte del genio di Vinci.
Lo stesso avviene adesso con il Codice Leicester, che oltretutto in mostra beneficia del grande vantaggio di una tecnologia avanzatissima – il “Codescope” – per ovviare alle difficoltà di esporre e far fruire tutti i singoli fogli; e per guidare l’osservatore attraverso la decifrazione dei suoi contenuti. La scenografia espositiva si avvantaggia di queste novità, che sicuramente aiutano ad avvicinare i complessi testi di Leonardo, spiegandoli al visitatore.
Occorre tuttavia ricordare che a monte di questi aspetti immediatamente apprezzabili sta un immane lavoro di ricerca su ogni pagina del codice, una ricchezza di novità, i cui risultati confluiscono nel catalogo. Nei saggi, la meticolosa ricostruzione codicologica ricostruisce la struttura originale dell’oggetto e di conseguenza dà un ordine preciso, inconfutabile anche allo sviluppo dei contenuti, talvolta seguendo piste eccentriche, come le macchie delle dita sui bordi, o le sbavature dell’inchiostro che trapassano i fogli, o lo stato di consunzione dei margini. Questo riordino della composizione materiale del Trattato, a leggere con attenzione, sembra far rivivere il metodo di lavoro di Leonardo, e pare quasi di vederlo sfogliare i fascicoli, aggiungere pagine, riordinare le idee per creare a poco a poco la sua opera. Sembra quasi di poter entrare nel suo pensiero e di imitare i suoi movimenti.
Tutti i contributi in catalogo, affidati ai massimi esperti della materia, affrontano i vari aspetti del codice con metodo, per così dire, “leonardesco”: ovvero non dando per scontato nulla di quanto è stato detto da altri, in precedenza, scavando e scoprendo. Si analizza la materia enciclopedica del Codice Leicester, spiegato anche in mostra grazie al confronto e all’integrazione con fogli del Codice Arundel, prestati dalla British Library, e del Codice Atlantico, appartenente alla Biblioteca Ambrosiana di Milano, e con molti altri autografi di Leonardo e di suoi contemporanei. Vengono così percorsi temi che vanno dall’idraulica alla geologia e alle sue applicazioni pratiche; dalla fisica dei fluidi agli studi sulla luce della Luna e alla cosmologia; alla natura dei fossili, alla cartografia; con la ricostruzione del sorprendente “odometro” progettato dal Maestro per disegnare le piante topografiche della Toscana.
Gli argomenti, dunque, sono molteplici e ciascuno apre a considerazioni ulteriori, che spesso sono state per Leonardo il punto di partenza per studi paralleli e futuri. Come giustamente propone Alessandro Nova nel suo saggio, il Codice Leicester, incentrato sul tema dell’acqua, potrebbe addirittura essere il primo stadio di un’opera epistemologica più vasta e complessa, una cosmogonia universale di immenso respiro, dedicata ai quattro Elementi.
Per concludere mi preme sottolineare una opportunità in più che si offre al visitatore della mostra alle Gallerie degli Uffizi: quella – unica e straordinaria – di mettere in rapporto uno dei caposaldi della trattatistica di Leonardo con la sua attività pittorica, esposta in museo, due piani sopra. In quei dipinti, che ora, nel nuovo allestimento, possiamo osservare da vicino, l’acqua gioca tanta parte. Ad esempio quella del fiume Giordano, che lambisce le gambe di Cristo e crea piccoli vortici intorno ad esse, come si può osservare nel Battesimo eseguito in collaborazione con Verrocchio; oppure il mare e i vapori dell’atmosfera nel paesaggio dell’Annunciazione. Possiamo anche individuare, nell’Adorazione dei Magi, ora finalmente riportata a condizioni di piena leggibilità, il piccolo rigagnolo di acqua ai piedi della Vergine, simbolo e profezia del lavacro del battesimo, che verrà poi per tutte le genti. E, inoltre, davanti a questa tavola, quasi nuova davanti alle nostre menti, sembra di poter seguire il pensiero di Leonardo come se fosse un trattato squadernato sotto i nostri occhi: ogni gruppo, ogni figura, ogni tratto del pennello sono un pensiero, un capitolo denso di idee, uno spunto per i dipinti che seguiranno.
Paolo Galluzzi, direttore del Museo Galileo
Nel 1982 ebbi il privilegio di collaborare con Carlo Pedretti alla realizzazione della terza (dopo quelle di Washington e di Londra) della serie di mostre internazionali che videro protagonista il Codice Leicester (allora denominato Hammer dal nome del magnate californiano che l’aveva acquistato dall’antico proprietario all’asta di Christie’s nel dicembre del 1980). Curata dallo stesso Pedretti, che di Hammer era ascoltato consigliere, la presentazione fiorentina fu allestita nella splendida cornice dei Quartieri Monumentali di Palazzo Vecchio.
Era appena iniziata la stagione dei grandi eventi espositivi capaci di attirare l’interesse del pubblico più vasto. Aveva infatti chiuso i battenti da pochi mesi la grande kermesse delle Mostre Medicee allestite nei più prestigiosi contenitori della Città del Giglio, che registrarono quasi due milioni di visitatori.
Né l’accoglienza riservata al Codice Hammer fu meno calorosa: in poco più di tre mesi furono oltre 400.000 i cittadini e i turisti italiani e stranieri che sfilarono ammirati davanti alle vetrine che contenevano i diciotto bifogli del manoscritto risultanti dalla loro rimozione dalla legatura nella quale erano in precedenza racchiusi. Un’operazione suggerita da Carlo Pedretti, sulla base di solide ragioni scientifiche, per restituire a quel prezioso manoscritto l’aspetto che aveva quando era nelle mani di Leonardo.
Negli ultimi mesi della sua vita straordinariamente produttiva Pedretti ha seguito con attenzione la lunga fase di studio e preparazione di questo eccezionale remake. Il catalogo dell’esposizione è dedicato alla sua memoria. Né poteva essere diversamente, dato che i saggi che contiene sono tutti tributari, seppure in maniera non passiva, della lezione che ci ha lasciato e, in particolare, della magistrale edizione critica, corredata da perfetto facsimile, che realizzò per Giunti del Codice Hammer. Un’edizione che ha recitato un ruolo fondamentale nella crescita di interesse per questo documento e nel progresso degli studi sui suoi contenuti, sulle sue fonti e sulla posizione che occupa nel complesso della produzione letteraria di Leonardo.
I saggi pubblicati in questo catalogo da un qualificato panel di studiosi vinciani, che garantiscono con le loro competenze specialistiche l’approccio interdisciplinare indispensabile per cogliere compiutamente l’importanza di questo manoscritto, così come le tematiche lumeggiate nel percorso della mostra, evidenziano le numerose novità emerse dall’intensa stagione di studi dell’ultimo trentennio, alle quali aggiungono nuove interpretazioni ed evidenze documentarie.
In attesa dell’imminente pubblicazione della nuova edizione del Codice Leicester, alla quale attendono da anni Martin Kemp e Domenico Laurenza, credo di poter dire senza timore di smentita che questo catalogo rappresenta la risorsa più esaustiva ed autorevole per mettere maturamente a fuoco le analisi e le idee fortemente innovative proposte da Leonardo nel Codice Leicester e per ricostruire il contesto intellettuale e materiale nel quale lo concepì.
Nel definire i contenuti della mostra, che segna l’avvio del programma internazionale delle celebrazioni del cinquecentesimo anniversario della morte di Leonardo ad Amboise (2 maggio 1519), mi sono proposto un triplice obbiettivo.
Da un lato, ho ritenuto opportuno richiamare l’attenzione sul contesto nel quale Leonardo vergò le penetranti annotazioni e delineò gli schizzi e i disegni magistrali che rendono questo manoscritto un documento unico. Per questa ragione, l’illustrazione delle tematiche principali discusse nel Leicester viene proiettata sullo sfondo dell’eccezionale stagione della Città del Giglio, che negli anni del secondo soggiorno di Leonardo (1501-1508) – gli anni della compilazione di gran parte del Codice – fu teatro di dibattiti di altissimo livello, di progetti ambiziosi, di produzioni artistiche, scientifiche e letterarie destinate a lasciare una traccia imperitura. Non a caso, Benvenuto Cellini definirà pochi anni più tardi quella irripetibile stagione di Firenze come una vera e propria “Scuola del mondo”.
Per rispondere a questa esigenza di contestualizzazione, la mostra dedica attenzione non soltanto ai temi che assumono un rilievo centrale nel Codice Leicester, ma anche al variegato complesso di attività nelle quali Leonardo venne impegnandosi nei mesi e negli anni della sua stesura. Attività affascinanti, che aiutano a gettare luce sulle pionieristiche indagini teoriche e pratiche di meccanica dei fluidi e di storia della Terra sviluppate nel manoscritto di Seattle.
Il visitatore potrà così percepire il filo che lega le sue ricerche sul progressivo deterioramento del sistema arterioso dell’uomo con l’avanzare dell’età – oggetto di puntuali dissezioni compiute nell’Ospedale di Santa Maria Nuova – alle indagini sull’erosione degli argini da parte del corso dei fiumi condotte da Leonardo nel Leicester, animato dalla visione della sostanziale simmetria tra corpo dell’uomo e corpo della Terra. Toccherà con mano, ammirando gli studi vinciani sul volo degli uccelli, la convinzione, espressa in molti fogli del manoscritto, della piena corrispondenza tra i moti in aria e in acqua e sulle continue interferenze tra i due elementi. Apprezzerà il diretto collegamento tra lo studio ravvicinato che vi conduce delle dinamiche delle acque correnti, dei danni a uomini e cose che producono, e dei modi per porvi riparo mediante meditati interventi di regimazione alla cui definizione venne applicandosi con assiduità negli anni del secondo soggiorno fiorentino. Potrà infine ammirare la straordinaria carica innovativa della sua produzione cartografica, strumento essenziale per il governo del territorio e per progettare e realizzare interventi di ambizione inaudita, come il canale per rendere l’Arno navigabile da Firenze alla foce.
Il secondo obbiettivo che mi sono proposto è stato quello di favorire la comprensione dell’eccezionale importanza dei contenuti del Codice Leicester e degli altri preziosi documenti esposti in mostra anche da parte dei visitatori che non dispongano di conoscenze approfondite sulla biografia materiale e intellettuale di Leonardo, sul contesto culturale nel quale il Codice fu compilato, sul carattere programmaticamente interdisciplinare del suo metodo di ricerca, sul suo costante ricorso al ragionamento analogico e sulla tensione verso l’innovazione che trasuda da ogni pagina dei suoi manoscritti, così come da ogni sua produzione artistica.
Risponde in primo luogo a questa esigenza la dislocazione lungo il percorso espositivo di un considerevole numero di schermi che consentono di consultare il Codescope, un avanzato strumento digitale grazie al quale è possibile sfogliare in rappresentazione digitale ad altissima risoluzione tutte le pagine del manoscritto (con funzioni di ingrandimento, trascrizione/traduzione in inglese dei testi, rovesciamento speculare della scrittura mancina di Leonardo, ecc.), mettendo a disposizione dei visitatori un tutor che illustra in maniera sintetica ma rigorosa le tematiche più significative che vi vengono analizzate. Il Codescope costituisce un originale supporto educativo sostenuto da Bill e Melinda Gates, ideato da Curtis Wong e prodotto da Fred Schroeder e Second Story.
Per favorire il coinvolgimento consapevole dei visitatori sono stati inoltre elaborati efficaci strumenti di comunicazione che aiutano a trarre il massimo profitto dalla consultazione delle pagine autografe del Leicester e dagli altri fogli vinciani in mostra. Mi riferisco, in particolare, alla cospicua serie di exhibit e modelli digitali che permettono di seguire i complessi ragionamenti di Leonardo sulla fisica degli elementi, di essere spettatori privilegiati della ripetizione degli esperimenti che eseguì effettivamente e di quelli che concepì esclusivamente col pensiero per verificare la tenuta delle ipotesi che veniva via via formulando su classi di fenomeni al di fuori della portata dei sensi – come il lume secondario della Luna o le trasformazioni che avvengono nel ventre profondo del nostro pianeta.
Merita, da questo punto di vista, sottolineare il carattere innovativo dei numerosi filmati digitali, che aiutano ad apprezzare la straordinaria complessità delle sue affascinanti raffigurazioni cartografiche di vasti bacini territoriali della Toscana e dell’Italia centrale, evidenziandone la funzione di master plan al servizio di progetti di ambizione e scala inaudite per il tempo. Esemplare, da questo punto di vista, l’exhibit multimediale che illustra in maniera immersiva il progetto di canalizzazione che concepì per rendere navigabile l’Arno da Firenze al mare; un progetto per realizzare il quale sarebbero stati necessari macrointerventi non solo sul bacino del fiume a valle della Città del Giglio, ma anche colossali opere di bonifica, come quella della Val di Chiana.
Né minore sul piano del trasferimento al pubblico più vasto di sistemi di conoscenza complessi è l’efficacia del filmato digitale che conclude il percorso espositivo. Vi viene illustrata in maniera rigorosa ma coinvolgente la visione di Leonardo della continua trasformazione del nostro pianeta, nel quale, in epoche talmente lontane da non trovarsi memoria neppure nelle fonti più antiche, le acque marine sommergevano le cime delle montagne più alte in vastissime regioni del globo. Processi di trasformazione ciclica il cui motore Leonardo individua nell’incessante lavorio dell’acqua, “vetturale della natura”, come la definirà efficacemente nel Ms. K.
Il terzo obbiettivo che si è perseguito è quello di sottolineare come in numerose pagine del Codice Leicester Leonardo sviluppi analisi e giunga a conclusioni che precorrono di secoli princìpi e teorie generali che stanno a fondamento della moderna concezione delle scienze della natura quale emergerà con la Rivoluzione Scientifica e sarà perfezionata nei secoli seguenti.
Per questa ragione si è conferito speciale rilievo alle acquisizioni che presentano più evidente carattere di novità rispetto alla tradizione, come l’analisi ravvicinata dei movimenti di inaudita complessità dell’acqua e della molteplicità e variabilità dei processi erosivi dei quali è protagonista, o l’interpretazione che fornì dei processi di diffusione e riflessione della luce solare dai quali deriva il lumen cinereum della Luna. Abbiamo evitato tuttavia di trasformare – come non raramente è stato fatto – i testi quasi sempre frammentari nei quali Leonardo presenta idee innovative in formulazioni coerenti e sistematiche che precorrono compiutamente acquisizioni maturate secoli più tardi. Per lo stesso motivo, sono messe in evidenza alle fonti dalle quali trasse ispirazione, seppure mai passivamente, nell’elaborazione delle proprie visioni riformatrici.
Alla corretta ed equilibrata valutazione del rapporto tra debiti nei confronti della tradizione e atteggiamento programmaticamente riformatore contribuiscono i saggi contenuti in questo catalogo, in particolare quelli di Domenico Laurenza sulla fortuna europea del Codice Leicester dopo la morte di Leonardo e di Annibale Mottana sul confronto tra la concezione vinciana della storia della Terra e le principali linee di evoluzione del pensiero geologico nei secoli successivi.
L’opportunità di poter ammirare da vicino le settantadue pagine, colme di testi, schizzi e disegni, del Codice Leicester non costituisce l’unico privilegio offerto ai visitatori della mostra allestita negli spazi delle Gallerie degli Uffizi. Fanno infatti degna corona a quel testimone dell’ingegnosità di Leonardo altri documenti di pregio eccezionale. Varrà la pena menzionare, anzitutto, la presenza del Codice sul volo degli uccelli, compilato a Firenze negli stessi mesi ed anni nei quali Leonardo attendeva alla stesura del Codice Leicester. Impreziosiscono inoltre il percorso espositivo altri suoi disegni magistrali: quelli che raffigurano il volto di una Luna con la superficie coperta da oceani in perenne agitazione che considerò gemella perfetta della Terra; i bellissimi ritratti che produsse di macchine per rendere più spedita la rimozione dei materiali di scavo nelle opere di canalizzazione; le suggestive raffigurazioni del corso dell’Arno nel tratto che attraversa Firenze, con puntuale indicazione dei ponti che collegavano le due sponde. Per non dire dei manoscritti e delle pubblicazioni a stampa degli autori antichi e medievali con i quali intrattenne un dialogo fitto e sempre caratterizzato da forte autonomia critica.
Umberto Tombari, presidente Fondazione CR Firenze
Fondazione CR Firenze è orgogliosa di partecipare ad una mostra di così grande importanza che, di fatto, apre a livello mondiale le celebrazioni per il quinto centenario della morte di Leonardo da Vinci. Una ricorrenza che vedrà coinvolte, il prossimo anno, le maggiori istituzioni culturali internazionali. È un giusto riconoscimento per la nostra città, che deve certamente una parte della sua gloria a questa figura di genio assoluto che colpisce la fantasia anche di una società smaliziata come quella attuale. Il suo eccellere in ogni ambito, la sua capacità di esplorare i diversi campi del sapere preannunciando i futuri progressi della scienza e della tecnica, lo hanno reso un fenomeno unico, persino un’icona pop, capace di entusiasmare trasversalmente le generazioni.
Siamo dunque molto grati a Bill Gates per questo prestito che consente il ritorno a Firenze del celebre manoscritto che era stato esposto a Palazzo Vecchio trentasei anni fa. Riproporlo oggi sia a chi ha avuto l’occasione di vederlo all’epoca, ma soprattutto ai giovani, acquista un rilievo ancora maggiore per la nuova e diffusa consapevolezza che hanno, nel nostro tempo, i temi legati alla natura e all’ambiente che sono tra quelli trattati dal maestro negli scritti e nei disegni. Viene inoltre sottolineato il legame con Firenze del Codice Leicester, che qui è stato composto in un periodo eccezionalmente fecondo della storia della città: anni cruciali in cui erano presenti insieme Leonardo, Michelangelo e Raffaello. In un connubio tra arte e scienza che avrà una lunga e consolidata tradizione a Firenze e che si rinnova nelle due istituzioni – Uffizi e Museo Galileo – con cui abbiamo il piacere di collaborare in questa occasione. Col Museo Galileo, in particolare, ci legano un lungo sodalizio e alcuni progetti comuni che tendono ad utilizzare la multimedialità per favorire la maggiore comprensione di fondamentali opere d’arte e di scienza. Anche in questo caso un innovativo apparato multimediale rende comprensibili e fruibili i fogli del Codice anche ad un pubblico non specialistico e costituisce, al tempo stesso, un motivo di attrattiva per i giovani. Due temi, l’educazione e la formazione, sui quali la Fondazione è da tempo fortemente impegnata.
Fonte: Gallerie degli Uffizi
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