Venerdì scorso, in occasione dello sciopero generale indetto dalle sigle sindacali Usi, Cub, Sgb e Sial Cobas, la Cub aveva organizzato presidi in alcune città italiane, tra cui Firenze, dedicati in particolar modo alla situazione dei maestri diplomati, che risultano ulteriormente penalizzati dal concorso straordinario previsto per la scuola dell’infanzia e primaria, dopo che l’attuale governo ha loro negato la salvaguardia dei ruoli e la riapertura delle GaE. Come rappresentante di Fratelli d’Italia - che ha sempre e coerentemente sostenuto questi docenti nella lotta per il riconoscimento dei loro diritti- mi sono recata senza insegne politiche alla manifestazione di Firenze per esprimere ancora una volta appoggio e solidarietà, ma con grande disappunto ho dovuto subito constatare - per la presenza massiccia di bandiere con falce e martello e di striscioni inneggianti ai centri sociali e all’antifascismo - che la questione dei DM e della scuola in generale era pressoché ignorata dai manifestanti e che il raduno risultava politicamente strumentalizzato da un determinato partito. Pertanto insieme ad alcune maestre pistoiesi e agli altri esponenti di Fratelli d’Italia convenuti ho deciso di non prendere parte al corteo per sottrarci alla evidente manipolazione. Condannando fermamente il gesto di chi ha voluto politicizzare una protesta che doveva essere e rimanere trasversale e apartitica, ricordo che la motivazione del presidio fiorentino era ben altro rispetto a quella dell’antifascismo, sbandierato ormai ovunque, e cioè l’ulteriore discriminazione dei diplomati abilitati operata dal governo nella definizione dei requisiti di accesso al concorso straordinario per diplomati e laureati. Basti pensare al fatto che il ministro Bussetti, per creare posti da attribuire ai 120mila precari della scuola dell’infanzia e primaria, ha licenziato più di 10mila docenti con contratto a tempo indeterminato, di cui 7mila avevano superato l’anno di prova; che è stato introdotto il requisito (non presente nel concorso per la scuola secondaria) dei due anni di servizio nella scuola statale e in una unica classe di concorso, il quale escluderà i maestri che hanno lavorato negli istituti paritari e chi ha due anni di servizio ma non nella medesima classe di concorso; che l’abilitazione magistrale e quella di Scienze della Formazione Primaria non avranno lo stesso valore, contro la sentenza cosiddetta “Dibitonto” che invece equipara i titoli; che il punteggio massimo previsto per il servizio prestato è pari a 50 punti (corrispondenti a 10 anni), quando molti dei docenti diplomati ha esperienza lavorativa più che decennale; che non viene contemplata nel punteggio l’anno di prova superato. Per tale disparità di trattamento Fratelli d’Italia intende continuare la lotta iniziata al fianco delle maestre diplomate. I partiti di sinistra, ossessionati dallo spettro dell’antifascismo, hanno ormai perso di vista le esigenze e i diritti dei lavoratori.
Elena Bardelli, FdI
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