Forteto, all'appello bis Fiesoli condannato a 14 anni e 10 mesi

Rodolfo Fiesoli è stato condannato a 14 anni e 10 mesi di reclusione per il processo di appello bis a Firenze per il ricalcolo della pena disposto dalla Cassazione in merito a un presunto episodio di violenza sessuale nella comunità del Forteto a Vicchio. Con il 'guru' della comunità, è stata condannata a 6 anni e 4 mesi anche Daniela Tardani, imputata nel processo. Fiesoli non tornerà in carcere perchè la sentenza non è definitiva e sarà impugnata ancora ricorrendo alla cassazione, come già annunciato dall'avvocato.

Fiesoli e Tardani sono stati anche condannati in solido al rimborso delle spese sostenute dalla parte civile, quantificate in 3.500 euro per il grado di Cassazione e 2.500 per l'appello bis. La terza sezione penale della Corte di appello di Firenze ha inoltre accolto l'istanza di concordato a due anni di reclusione, avanzata dalle difese di quattro imputati, Luigi Serpi, Maria Francesca Tardani, Elena Maria Tempestini e Mariella Consorti. Per tutti la pena è stata dichiarata sospesa. Secondo quanto emerso, i legali dei quattro hanno anche presentato un ricorso straordinario in Cassazione contro la sentenza emessa il 22 dicembre scorso dalla Suprema Corte, sostenendo che i reati imputati ai loro assistiti non sarebbero stati prescritti per un mero errore di conteggio. Il ricorso sarà discusso il 29 novembre prossimo.

I COMMENTI

Donzelli (FdI): "Giustizia e governo facciano presto la commissione"

"Fiesoli la deve pagare cara: la sentenza di oggi dimostra una volta per tutte che al Forteto, come messo nero su bianco già dalle sentenze e le relazioni delle commissioni d'inchiesta, intorno al pedofilo c'era una setta formata da persone che lo hanno sostenuto e aiutato e che fino ad oggi si erano salvate solo grazie alle prescrizioni. Purtroppo Fiesoli resta ancora in libertà: ci auguriamo che la giustizia faccia rapidamente e che arrivi al più presto la sentenza che lo porti in galera. Parlamento e Governo attivino al più presto la commissione parlamentare e il commissariamento della cooperativa agricola". E' quanto afferma il parlamentare di Fratelli d'Italia Giovanni Donzelli, commentando la sentenza sul processo Forteto emessa oggi dalla Corte d'Appello di Firenze.

Alberti (Lega): "Forteto da commissariare"

"Non commento la decisione della Corte d'Appello di Firenze che ha rimodulato la pena nei confronti di Fiesoli, il famigerato "guru" della comunità il Forteto - afferma Jacopo Alberti, Consigliere regionale della Lega, nonché ex membro della Commissione d'inchiesta regionale - ma voglio sottolineare, per l'ennesima volta, l'impellente necessità ed opportunità di commissariare la stessa struttura mugellana, poiché è ancora molto forte il legame col drammatico passato. A tal proposito ho scritto al Sottosegretario al Mise, Dario Galli, per sollecitare anche nuove ispezioni all'interno dell'azienda, pure a seguito di quanto documentato, mesi fa, da alcuni lavoratori del Forteto. E' fondamentale, poi che anche la Camera, dopo il Senato, dia velocemente il suo parere favorevole all'istituzione della Commissione parlamentare, puntando, finalmente, a dissipare i tanti dubbi ed a volatilizzare la spessa cortina fumogena che ancora, colpevolmente, avvolge questa tragica vicenda."

Bambagioni (PD): "Confermata l'esistenza di una setta"

"La sentenza di ieri conferma che al Forteto era attiva una setta e che la discontinuità nel rapporto tra cooperativa e comunità è solo formale. Il commissariamento della cooperativa è sempre più necessario. Visto che le lettere ai ministri non hanno avuto risposta, chiedo un incontro con esponenti del governo".

Così Paolo Bambagioni, consigliere regionale del Pd e già presidente della seconda commissione di inchiesta regionale sul Forteto.

"Sono passati più di tre mesi dal 17 luglio, quando inviai due lettere ai ministri Di Maio e Bonafede per sollecitare un loro intervento per il commissariamento della cooperativa e l'accelerazione del ritorno in carcere di Fiesoli. A oggi nessuna risposta: lunedì mattina contatterò il ministero del Lavoro per chiedere un incontro", conclude Bambagioni.

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