Ammirare la bellezza del Bargello e scoprire che c’è un passero solitario, dal colore blu ardesia, che sta cantando sulla torre. Oppure osservare un falco pellegrino mentre volteggia spostandosi tra il campanile di Giotto e la chiesa di San Lorenzo. Questo è il birdwatching urbano, per capire che nelle città non siamo gli unici esseri viventi, ma vi sono molte altre specie selvatiche, sconosciute alla gran parte di cittadini e turisti.
Per stimolare ad una maggiore conoscenza della biodiversità urbana, partecipando attivamente alle ricerche di “citizen science”, questa primavera ha preso il via il quarto Atlante degli uccelli nidificanti nel Comune di Firenze, i cui risultati sono stati presentati oggi. Firenze è l’unica città, in Italia e nel mondo, ad aver promosso questo studio con quattro edizioni consecutive (i precedenti sono stati pubblicati nel 1990, 2002, 2009), sempre grazie alla collaborazione tra il Comune di Firenze e la Lipu.
“Abbiamo chiesto con questo censimento di partire dai dati del centro storico perché è il luogo dove è più difficile mantenere la biodiversità” ha detto l’assessore all’ambiente Alessia Bettini che ha presentato questa mattina la ricerca insieme a Marco Dinetti, responsabile nazionale ecologia urbana della Lipu. “Per fortuna i dati sono confortanti – ha aggiunto Bettini – e stiamo riuscendo a mantenere l’ecosistema e a costruire percorsi di educazione ambientale che sono molto apprezzati. Firenze risulta essere ad alta biodiversità e noi vogliamo continuare a lavorare perché lo sia ancora. In questo modo si salvaguarda il rispetto della natura e le esigenze di una città come la nostra che guarda all’innovazione”.
Nella primavera 2018 è stato indagato tutto il centro storico, oltre a cinque zone rappresentative dei quartieri. Individuate 54 specie di avifauna nidificante, di cui la più singolare è il grillaio, un rapace diurno simile al più comune gheppio. Poi la gallinella d’acqua, il martin pescatore e l’usignolo di fiume lungo i corsi d’acqua, mentre upupa, picchio verde, codirosso comune e fiorrancino sono di casa nelle aree verdi. C’è anche il colombaccio, diventato ubiquitario tanto da frequentare palazzi e monumenti; bene per rondine e balestruccio che al momento “tengono” nonostante il declino a livello europeo. In proposito, il Comune di Firenze qualche anno fa aveva emanato la “Delibera Salvarondini” per tutelare i nidi, mentre negli ultimi mesi sono stati organizzati convegni e seminari per coinvolgere tecnici e progettisti sul tema “architettura e fauna”.
Invece va male ai passeri (passera d’Italia) che continuano a perdere terreno, seguendo una tendenza preoccupante che riguarda anche molte altre città, così come al pendolino che una volta era comune lungo l’Arno.
Un approfondimento dell’Atlante, che è stato coordinato dal Settore Ecologia urbana Lipu in collaborazione con la Delegazione di Firenze dell’associazione ambientalista, ha riguardato il censimento dei piccioni: sono circa 1700 quelli contati negli 8 km2 che racchiudono il centro storico, con una tendenza alla diminuzione (-37,6% rispetto al 1997).
Questa iniziativa è un modo per dire che, nonostante i problemi ambientali che affliggono le nostre città, la natura cerca di sopravvivere e di adattarsi, per cui è importante migliorare ulteriormente la cultura ecologica e gestire l’ecosistema urbano in maniera sostenibile. In fondo, trovare la giusta convivenza con gli “altri” animali non è solo utile, ma anche bello.
Fonte: Comune di Firenze - Ufficio stampa
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