La seduta odierna del Consiglio regionale è stata aperta con la comunicazione dell'assessore regionale alla presidenza, Vittorio Bugli, sul secondo 'rapporto sui fenomeni di criminalità organizzata e corruzione in Toscana.
“In Toscana non esiste un insediamento organizzativo autonomo delle quattro mafie storiche, ma circolano parecchie strutture mafiose”. “Quattro le province a elevato rischio di penetrazione criminale: Grosseto, Livorno, Prato e Massa Carrara”, la comunicazione dell'assessore regionale Vittorio Bugli.
All'ordine del giorno anche una proposta di legge che disciplina i rapporti tra le cooperative sociali e gli enti pubblici e due leggi di modifica statuaria: una per abrogare il comma 6 dell'articolo 3 dello Statuto, 'la Regione promuove, nel rispetto dei principi costituzionali, il voto agli immigrati'; e una per introdurre una modifica all'articolo 3, con il 'Riconoscimento delle radici culturali della Toscana', entrambe licenziate con il parere contrario della commissione affari istituzionali. In discussione poi una proposta di legge sulle disposizioni per favorire la trasparenza tra le società cooperative e la pubblica amministrazione, anche quest'ultima arrivata in aula con il voto contrario della commissione sanità. All'ordine del giorno poi il bilancio 2017 del Consorzio Lamma. Tra gli argomenti delle interrogazione: le modalità di esenzione della 'tassa per la digitalizzazione delle diagnosi per immagini nei pronto soccorso', la prevenzione incendi, la revisione del regolamento generale e la riorganizzazione di Estar, la situazione del gruppo Astaldi e il possibile acquisto da parte della Regione delle quote in Ge.Sat, la restrizione di orario e il controllo di acquisti per gli ospiti dei centri di accoglienza straordinaria della Toscana, e la sicurezza negli ospedali toscani.
Sanità in Lunigiana, Giani riceve la petizione. Aula si mobilita
Una mozione condivisa da tutti i gruppi consiliari che chiede un impegno per la sanità della Lunigiana e per tutte le zone disagiate, e anche l’impegno per l’audizione del Comitato che ha raccolto le 4000 firme a sostegno della sanità lunigianese consegnate oggi, 23 ottobre, in Consiglio, al presidente Eugenio Giani.
L’aula dell’Assemblea toscana ha fatto propria l’iniziativa di Giacomo Giannarelli (M5S) accolta dal presidente Giani e da tutti i capogruppo, presentata in apertura dei lavori. “Oltre 4000 firme per denunciare problematiche sulla sanità in Lunigiana” ha detto Giani ricevendo la consegna di firme e petizione presentate dai due Comitati a sostegno della sanità lunigianese. Il presidente ha, quindi, assicurato: “Maggioranza e opposizione in Consiglio lavoreranno in termini costruttivi, insieme alla commissione Sanità del Consiglio regionale, per porre rimedio ai problemi denunciati”.
“Ringrazio il presidente per la disponibilità mostrata anche in situazioni come queste”, ha dichiarato Giacomo Giannarelli, commentando le 4000 firme raccolte dai “Comitati Sos Salute Lunigiana” e “Comitato in difesa del diritto alla salute della Lunigiana” a sostegno della salvaguardia degli ospedali di Fivizzano e Pontremoli e della sanità della Lunigiana.
Con il presidente Giani anche Stefano Scaramelli (Pd), presidente della Commissione sanità, che ha assicurato la disponibilità all’audizione richiesta, che sarà oggetto anche della mozione alla quale stanno lavorando i capogruppo, su iniziativa di M5S. “Grazie all'interessamento del presidente Giani sono state ricevute le firme e presto i rappresentanti dei comitati saranno ricevuti in audizione”, ha confermato Scaramelli, mentre Giacomo Bugliani (Pd), presidente della commissione Affari istituzionali, lavora con Giannarelli, Comitati e capogruppo alla stesura della mozione che andrà al voto dell’Aula durante la seduta in corso. “Sono soddisfatto di una mozione condivisa da tutte le forze politiche del Consiglio e a sostegno dei nostri territori”.
Approvata mozione a sostegno degli ospedali periferici
Votata all’unanimità e senza dibattito la mozione che conclude la mobilitazione dell’aula consiliare sulla sanità territoriale e in particolare sulla sanità della Lunigiana.
Firmata da tutti i gruppi, la mozione impegna la Giunta ad attuare “tutte le azioni” volte a potenziare in Toscana l’assistenza sanitaria territoriale, necessaria a offrire una riposta “la più adeguata possibile” a un bisogno di salute “sempre più diffuso” e in una fase di “profonda trasformazione”, prevedendo al contempo “la salvaguardia e il potenziamento degli ospedali periferici e, nello specifico, dell’offerta sanitaria della Lunigiana”.
La Giunta è impegnata ad audire, “nel più breve tempo possibile”, nella commissione consiliare competente e in presenza dell’Assessore regionale della sanità, il comitato “Sos salute Lunigiana” e il comitato in difesa del diritto alla salute della Lunigiana.
La mozione è frutto del lavoro portato avanti dai capogruppo in seguito alla consegna, oggi (23 ottobre) in Aula, della petizione dei due Comitati sottoscritta da 4000 firme.
Il testo richiama la riorganizzazione del sistema sanitario toscano con la riduzione a tre Asl, un modello di ospedali per intensità di cure e una auspicata forte integrazione con il territorio. Si ricordano, quindi, le “numerose iniziative” di cittadini e comitati sull’attuale situazione dei presidi ospedalieri, in particolar modo periferici.
La Lunigiana ha circa 60mila abitanti, con una popolazione per lo più anziana. Inoltre, negli ultimi trent’anni gli ospedali di Fivizzano e Pontremoli sono stati oggetto di un continuo ridimensionamento, fino a essere indeboliti nel loro ruolo di presidi sanitari della Lunigiana: nel caso di un ulteriore depotenziamento di questi presidi e della chiusura di loro reparti si verrebbe a creare un’eccessiva richiesta per la costa.
Mafie in Toscana: il dibattito sulla comunicazione dell’assessore regionale Vittorio Bugli
“Il rapporto presentato dall’assessore Bugli è utile per mettere a fuoco i fenomeni di criminalità percepiti, ma anche per riflettere sui quello che apparentemente non si mostra: subdole infiltrazioni che sono ben presenti”, dichiara il consigliere Paolo Marcheschi (Fratelli d’Italia) in apertura del dibattito sul rapporto sui fenomeni di criminalità organizzata e corruzione in Toscana. “Certo non ci fa onore essere al quarto posto per infiltrazioni mafiose. Ora che il fenomeno è più conosciuto, ciascuno di noi in Consiglio ha l’onere di occuparsi del problema per tradurlo in azioni concrete”. Si segnala “un’escalation nel fenomeno del riciclaggio”, prosegue Marcheschi, insieme alla “tematica clamorosa dell’infiltrazione malavitosa cinese a Prato. Continuiamo a parlarne, ma non abbiamo trovato l’antidoto”. Il consigliere segnala “due delle organizzazioni che percepisco come già presenti in Toscana: la mafia nigeriana con il traffico di stupefacenti, le mafie africane e albanesi che controllano tutto il traffico di stupefacenti”. E ancora: “Il traffico illecito di rifiuti speciali vede la Toscana come crocevia”. Sulla corruzione: “Fa piacere sapere che in Toscana siamo messi meglio, ci sono meno politici corrotti, però abbiamo forse più amministratori”. Semplificare le procedure amministrative, gli appalti e i concorsi e la fluidificazione dei flussi informativi attraverso la centrale unica sono passi da compiere, suggerisce Marcheschi. “Il lavoro è lungo, abbiamo il dovere di favorire con strumenti formativi non solo le forze dell’ordine, ma anche i sindaci, a cominciare dalla legge del commercio”.
Secondo il consigliere Gabriele Bianchi (Movimento 5 stelle), “oggi si può dire che la mafia in Toscana c’è. Avremmo potuto dirlo anche nel 2014, come evidenziava la prima commissione del Consiglio regionale. Perché non abbiamo approfondito i dati di cui già allora eravamo in possesso?”. Bianchi ricorda che le evidenze giudiziarie ci sono, “a cominciare dal report della direzione nazionale antimafia” e cita dati, analisi e articoli di stampa riguardanti la Toscana. “Se siamo arrivati a questo punto, prosegue il consigliere, “vuol dire che c’è stata sottovalutazione del fenomeno da parte di tutti i soggetti preposti”. E, aggiunge, sarebbero compiuti passi avanti, “se avessimo forze dell’ordine in numero adeguato, persone sul territorio in grado di monitorare, se avessimo attivato processi partecipativi. In Italia gli agenti delle forze dell’ordine sono sotto organico: ne mancano trentamila”. Da qui la proposta, che è anche “un appello a tutto il Consiglio regionale: lavoriamo a un tavolo tecnico-politico, che potrebbe partire dalla prima commissione, per ribadire il principio di legalità. Potremmo condividere in maniera unanime e dare un bel segnale inserendo la parola ‘legalità’ all’interno dello Statuto. Facciamo le nomine per l’osservatorio sulla legalità, che abbiamo istituito in modo unanime”. La mafia, ricorda Bianchi, “danneggia ogni aspetto della vita dei cittadini”.
Il capogruppo di Sì-Toscana a sinistra, Tommaso Fattori, rileva “la doppia velocità della nostra regione anche rispetto all’infiltrazione delle organizzazioni criminali organizzate: la costa, parte della Toscana depressa a causa della crisi economica, è l’area a maggiore penetrazione, con l’eccezione di Prato”. Riciclaggio e reinvestimento di capitali, “evidenziano più il tentativo di rimettere in circolo denaro di origine illecita rispetto alla colonizzazione e al controllo del territorio e non a caso si utilizza molto più la corruzione, che non la minaccia e la violenza”. Sulla corruzione, prosegue Fattori, “dovrà essere concentrata massima attenzione: i settori a più alto rischio sono l’urbanistica, il governo del territorio”. Rispetto a ciò che la politica può fare, “il terzo nodo è il tema dei beni confiscati alla mafia: è aumentato il numero, ma c’è una nota dolente nel ritardo nella destinazione dei beni confiscati. Si può fare qualcosa nell’immediato: lavorare per istituire un fondo regionale per la riutilizzazione dei beni confiscati, favorire dialogo interistituzionale e aprire uno sportello, o potenziare gli organismi regionali esistenti, per dare sostegno agli enti locali”. Infine, “prevedere strumenti legislativi di prevenzione per un maggiore controllo sugli appalti”.
Rapporto fenomeni criminalità organizzata in Toscana. Marras (Pd): “Strumento importante, ok all’Osservatorio ma non duplichi lavoro”
«È vero che, come sempre si dice, non dobbiamo abbassare le guardia né dobbiamo considerarci immuni da questi fenomeni, ma è anche il caso di sottolineare che se siamo arrivati ad un’analisi e una conoscenza più puntale molto lo dobbiamo proprio al lavoro della giunta regionale, che oggi ci presenta il secondo rapporto. Si tratta di uno strumento importante, che analizza anche alcuni punti che saranno oggetto di scelte di governo regionale e per questo ci aiuterà a farle meglio».
Lo ha detto Leonardo Marras, capogruppo del Pd in Consiglio regionale, intervenendo in aula sul “Secondo rapporto sui fenomeni di criminalità organizzata e corruzione in Toscana” presentato dall’assessore Vittorio Bugli.
Marras ha anche invitato l’ufficio di presidenza del Consiglio a costituire senza ulteriori ritardi l’Osservatorio regionale sulla legalità che “deve essere strutturato non come un doppione del lavoro che già viene fatto e deve quindi rivelarsi anch’esso uno strumento utile”.
Rispetto ai punti illustrati dall’assessore Bugli, il capogruppo Pd ha messo in evidenza alcune priorità su cui intervenire.
«Uno dei dati che colpisce di più – ha detto Marras – è quello del primato della nostra regione, se si eccettuano le realtà dove i fenomeni mafiosi sono nati e radicati, sui reati di favoreggiamento, che può indicare la pericolosità di un atteggiamento diffuso di copertura e accondiscendenza ai fenomeni criminali. Come pure – ha aggiunto – dovremmo analizzare bene il dato che riguarda le province di Livorno, Massa Carrara e Grosseto, dove, per il carattere di crisi strutturale di queste aree, stiamo concentrando sforzi economici importanti e dove si configura una maggiore infiltrazione legata ai flussi degli investimenti. C’è quindi il grande tema dei controlli, che vanno estesi e rafforzati, proprio perché dove ciò è stato fatto i risultati sono venuti. Ma essi vanno accompagnati da scelte diametralmente opposte ai condoni sull’Iva e all’uso dei contanti, pena l’incapacità di svolgere quei controlli. Infine – ha concluso Marras – bisogna aggredire le criticità: dall’utilizzo dei beni confiscati al supporto dell’azione degli enti locali, all’estensione dei protocolli con le prefetture sugli appalti e i requisiti antimafia».
Voto agli immigrati, non cambierà lo Statuto del Consiglio regionale
Lo Statuto della Regione Toscana non sarà cambiato. Il Consiglio regionale, con 29 voti contrari e 6 favorevoli, ha respinto la proposta di legge presentata dal gruppo Lega sulla promozione del diritto di voto agli immigrati. È stato il presidente della commissione Affari istituzionali, Giacomo Bugliani (Pd), a illustrare l’atto, che chiedeva l’abrogazione dell’articolo 3 comma 6 dello Statuto, licenziato con parere contrario dalla commissione. Secondo Elisa Montemagni (Lega) la Costituzione riconosce il diritto di voto a tutti i cittadini italiani che hanno raggiunto la maggiore età. La previsione attuale dello Statuto, che non lega il diritto di voto alla cittadinanza, al legame con il territorio, è in conflitto con lo spirito dei Costituenti.
Di parere opposto Tommaso Fattori (Sì-Toscana a Sinistra). “È un principio di civiltà assoluto – ha affermato –. Un tempo c’era una discriminazione di tipo censitario, oppure di genere. Non possiamo negare il diritto di voto a una quota consistente di persone che vivono accanto a noi”.
Monica Pecori (Gruppo Misto-Tpt) ha sottolineato che “lo spirito dei padri e della madri costituenti non può essere piegato a un’interpretazione, che prefigura un modello di società chiusa”.
“Dare la possibilità a uno straniero di esprimere il proprio parere in un referendum consultivo non mina affatto le basi della democrazia”, ha affermato Gabriele Bianchi (M5S). “La cittadinanza deve essere la fine di un percorso di integrazione – ha sottolineato Roberto Biasci (Lega) - È una battaglia culturale sbagliata, quella della sinistra, solo uno spot elettorale”. Jacopo Alberti (Lega) ha parlato di una modifica statutaria che guarda “prima ai doveri e poi ai diritti”, un testo “non scorciatoia” in antitesi con quella politica di sinistra che “non capisce” e che sull’immigrazione “continua a portare avanti scelte sciagurate”.
Serena Spinelli (Art.1-Mdp) ha fortemente criticato il testo ricordando che il fenomeno migratorio in Italia è regolato attraverso la legge Bossi/Fini. “Se si deve tener conto di scelte sciagurate – ha detto rivolgendosi verso i banchi della Lega – occorre far riferimento a leggi che voi avete promosso”. E nel ricordare che nel voto “c’è un dovere e un diritto” ha esortato a non citare i padri costituenti “un po’ come ci va”. A spiegare il voto contrario del Pd è intervenuto Massimo Baldi, che ha elencato una motivazione “di metodo” per quello che considera un “abuso: voler proporre modifiche statutarie per aprire dibattiti. Lo statuto non è la Bibbia, ma ogni modifica deve essere motivata e avere fondamenta solide”. C’è poi la questione politica che Baldi ha riassunto citando proprio l’articolo 3 e che a suo dire “descrive il modo in cui la Toscana immagina di essere”.
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