Grande Guerra, nella mostra di Castelfiorentino la storia del soldato di soli 12 anni

Immagini, cimeli, centinaia di documenti inediti, perfettamente conservati per cento anni. Un patrimonio di cui non si conosceva neppure l’esistenza, che racconta un capitolo di storia castellana di grande intensità emotiva: la “Grande Guerra” 1915-1918, i quattro lunghissimi anni che sconvolsero il mondo. Un evento che cambiò il corso della storia.

E’ questo il tema della imponente Mostra fotografica e documentaria, articolata per la prima volta lungo ben tre poli espositivi (Ridotto del Teatro del Popolo, Oratorio di San Carlo, Chiesetta di San Giuseppe a Castelnuovo d’Elsa) che sarà presentata e inaugurata al Ridotto del Teatro del Popolo sabato 27 ottobre, alle ore 10.00, nell’ambito delle celebrazioni per il Centenario della fine della prima guerra mondiale (4 novembre 1918).

Il programma complessivo della ricorrenza, i cui contenuti sono stati illustrati questa mattina in Municipio dal Sindaco, Alessio Falorni, è stato preparato con cura, attraverso una serie di iniziative che mirano ad approfondire un periodo cruciale della storia italiana e anche di Castelfiorentino, per l’impatto che ebbe sulla popolazione e le sue conseguenze, davvero drammatiche, che si sarebbero protratte anche nel dopoguerra. Una guerra vissuta “al fronte”, dai soldati, e “lontano dal fronte”, dalle persone comuni, che comunque presero parte al clima generale di mobilitazione civile, agricola, industriale. Dall’archivio comunale e dai numerosi fondi privati che sono stati  consultati grazie a un appello rivolto alla cittadinanza fin dal mese di giugno (utilizzando a tal fine anche un veicolo potente come i “social”), sono affiorate lettere, foto, cartoline inviate dai soldati di Castelfiorentino ai loro familiari, ma anche numerosi documenti inediti che attestano l’intensa attività dei Comitati di soccorso per le famiglie dei richiamati alle armi, il ruolo delle donne, la propaganda nelle scuole, l’accoglienza dei profughi dopo Caporetto.

Ancora, lettere del Commissario regio che certificano gli encomi, le medaglie e riconoscimenti per quei soldati e ufficiali che distinsero in battaglia per il loro valore, l’entusiasmo dei primi volontari (fra i quali, uno giovanissimo, di appena 12 anni!), il dramma dei prigionieri, i “ragazzi del ‘99”, tanti protagonisti minori finora dimenticati. Numerose le curiosità e gli elementi di interesse, che si sono progressivamente “materializzati” nel corso della ricerca attraverso verifiche anagrafiche e indagini condotte presso le famiglie interessate, i discendenti di quei soldati che furono protagonisti in quel periodo. Infine, il tema della memoria dei caduti, grazie ai documenti di archivio che ricostruiscono in modo puntuale quel fenomeno di “nazionalizzazione delle masse” che prese il via negli anni Venti con la realizzazione di lapidi e monumenti, nel capoluogo, a Petrazzi, a Castelnuovo d’Elsa (in quest’ultimo caso, la Cappella votiva fu inaugurata nientemeno che dalla Regina Margherita).

Alla mostra del Ridotto, in particolare, che sarà inaugurata sempre sabato 27 ottobre al termine della presentazione (fra gli interventi, oltre al Sindaco Alessio Falorni, ci saranno quelli di Romanello Cantini, Giuseppe Rigoli, Giovanni Parlavecchia, Alessandro Spinelli), sarà possibile vedere anche una bella collezione di cimeli, fra cui una uniforme del reggimento cavalleggeri, manuali e strumenti di puntamento dei cannoni, berretti originali dei soldati (ci sarà anche un fez rosso da bersagliere), fasce e alamari, accendini e una daga. Infine, una selezione di giornali originali dell’epoca.

“E’ per noi importante – sottolinea il Sindaco, Alessio Falorni – restituire alla Comunità di Castelfiorentino un periodo così delicato e cruciale per la nostra storia nazionale, che provocò lacerazioni insanabili, nel tessuto economico e sociale, nella vita civile. Dopo un’esperienza traumatica come quella, l’Italia non fu più la stessa, e la pace raggiunta fu solo una pia illusione, come è dimostrato purtroppo dagli eventi che ne seguirono. Conoscere il dramma della guerra, ma anche e soprattutto la nostra storia, partendo dalla dimensione locale che è fisiologicamente quella a noi più vicina, rappresenta un impegno che la nostra Amministrazione Comunale sta portando avanti da diversi anni, con un’attenzione alle nuove generazioni e agli studenti che abbiamo coinvolto anche in occasione di questa ricorrenza.”

Alla presentazione di sabato 27 ottobre è prevista la partecipazione della bandina junior della scuola di musica e una delegazione di alunni e studenti dell’Istituto Comprensivo e dell’Istituto Superiore “F. Enriques”.
Questo l’orario di apertura della Mostra al Ridotto: sabato 27 ottobre (ore 10.00- 13.00/ 16.00-18.00/21.00-23.00) Domenica 28 ottobre (ore 11.00-12.30/17.30-19.30/21.00-23.00); Martedì 30 e mercoledì 31 ottobre (ore 21.00-23.00); Sabato 3 novembre (ore 11.00-13.00/16.00-19.00/21.00-23.00); Domenica 4 novembre (ore 11.00-13.00/16.00-19.30/21.00-23.00); Nelle settimane successive, e fino a domenica 25 novembre apertura negli orario del Cinama ovvero il martedì, mercoledì e sabato (ore 21.00-23.30) e domenica (ore 17.30-19.30/21.00-23.00).

Domenica 4 novembre, saranno inaugurate le altre due mostre a Castelnuovo d’Elsa (ore 10.00) e all’Oratorio di San Carlo (ore 12.00). Quella di Castelnuovo è interamente dedicata ai soldati della frazione, con altre foto e documenti inediti che riguardano la visita inaugurale della Regina Margherita. All’Oratorio di San Carlo saranno invece riportati i nomi di tutti i caduti durante la “Grande Guerra” (nati e residenti a Castelfiorentino), foto e documenti sugli “orfani di guerra” e sul rientro delle salme, che prima di essere tumulate venivano depositate, nel corso degli anni Venti, proprio all’interno dell’Oratorio, con una “Guardia d’onore” 24 ore su 24. Alle 17.30, nel Teatro di Castelnuovo d’Elsa, spettacolo teatrale del GAT “Per amor di patria”, dedicato ai soldati di Castelnuovo che parteciparono alla prima guerra mondiale.

Eugenio Giglioli, il Giovane esploratore che partecipò volontario a soli 12  anni

La ricerca da cui è scaturita la mostra fotografica e documentaria sulla “Grande Guerra” ha riportato alla luce numerose vicende e storie personali che erano rimaste tra le carte di archivio del Comune di Castelfiorentino per più di cento anni. Una di queste è una delibera del Commissario prefettizio del 28 luglio 1915 nella quale, dopo aver rivolto parole di saluto ai combattenti, riferisce con compiacimento che uno “eccezionale ne risulti”, ovvero “il bambino Giglioli Eugenio figlio di Eugenio di anni 12, pratico della zona Tridentina, esploratore alpino, che ha dato prova della sua abilità contribuendo a catturare dieci soldati del campo nemico”. Da questo documento è quindi scaturita una verifica anagrafica e una ricerca sui discendenti di Eugenio, che oggi vivono nel Comune di Bagno a Ripoli, i quali hanno fornito al Comune tutti i riscontri e altra documentazione, tra cui un piccolo ritaglio di giornale che ritrae il piccolo dodicenne Eugenio, nel ruolo di giovane esploratore. Ma non è finita: emerge anche che molti anni dopo Eugenio Giglioli (dai castellani chiamato affettuosamente “L’Alpino”), sarebbe diventato nel 1945 uno dei volontari che il 3 febbraio partirono da Castelfiorentino per partecipare alla Lotta di Liberazione contro i tedeschi. Volontario due volte: nel 1915, a dodici anni, e nel febbraio 1945, a quarantadue.

In una rossa mattina d’autunno del 24 Ottobre 1902 tra le irte valli verdi e montuose di Paularo (UD), nasce Eugenio, primo e desiderato figlio di Eugenio Giglioli e Jacoba Jakobowska, giovane coppia di viaggiatori che, in fuga dai moti che scuotevano Vienna, scelgono quel quieto lembo di terra che separa l’Italia dal freddo Nord come prima dimora familiare.

In pochi anni, mossi da entusiasmo e intraprendenza che da sempre li contraddistingueva, i Giglioli si trasferiscono a Castelfiorentino, serena cittadina immersa nelle ridenti e miti colline della campagna toscana. Qui Eugenio cresce vivace e spensierato, tra l’amore dei genitori e delle due sorelle minori Elena e Assuntina.

Nel 1915, mentre imperversa la sanguinosa Grande Guerra, a soli 12 anni, Eugenio si propone come volontario alpino e partecipa a molte e importanti azioni valorose, contribuendo infine alla cattura di un’intera pattuglia nemica. Il piccolo diviene così un eroe simbolo del coraggio italiano e un giovane depositario di valori nei quali la comunità ha continuato a riconoscersi con orgoglio per lungo tempo.

Per tali meriti, viene riconosciuto e rinominato affettuosamente da tutti come “l’Alpino”, soprannome che lo avrebbe accompagnato per sempre. Gli anni successivi, seppur difficili, lo guidano all’incontro con l’amata moglie Linda (1903), dalla cui unione nasceranno Mario Giglioli (1929) e la più piccola Maria Emilia Giglioli (1941). Le crudeltà della Seconda Grande Guerra riaccendono il suo spirito eroico e, con determinazione, Eugenio sceglie di arruolarsi come volontario dei Gruppi di Combattimento del Corpo Italiano di Liberazione.

E’ quindi uno dei 73 castellani che partirono da Castelfiorentino il 3 febbraio 1945 per andare a combattere contro i tedeschi. Da sempre appassionato di politica e irremovibile oppositore del Regime Fascista, l’Alpino è conosciuto per la grande bontà e la spiccata generosità; nel Dopoguerra svolge numerosi lavori e diversi mestieri, dedicandosi completamente alla propria famiglia e alla comunità. Nonostante la morte precoce (1964), la memoria di Eugenio Giglioli rimane vivida nelle imprese eroiche e nell’infanzia del primo nipote Stefano (1955) che oggi ne ricorda i grossi baffi bianchi e la vivace risata che risuona lungo la ripida Costa, oggi via Ferruccio.

Fonte: Comune di Castelfiorentino - Ufficio stampa

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