Un 42enne pistoiese è stato denunciato dalla polizia per essersi spacciato per un appartenente alle forze speciali: lo aveva fatto per sedurre e perseguitare una coetanea. Dopo gli accertamenti sono scattati l’ammonimento del questore e la denuncia all’autorità giudiziaria. Rischia fino a sei anni e mezzo di carcere.
Il 42enne aveva tessuto una complicata tela per sedurre una coetanea, già sposata e con famiglia, conosciuta in adolescenza e incontrata casualmente dopo anni. Lui l'ha perseguitata per mesi con il solo scopo di costringerla inizialmente a inviare foto intime e poter quindi poi compiere atti sfociati in vere e proprie azioni criminali nei suoi confronti. L'uomo si è finto membro di una forza di polizia 'anti-stalker', poi ha creato un falso profilo Facebook e ha cominciato a perseguitarla come anonimo stalker, ed infine si è offerto di aiutarla a difendersi dal 'misterioso' persecutore.
Alla donna ha mostrato foto e filmati di repertorio delle vere forze di polizia antiterrorismo reperibili in rete, spacciandosi per uno di loro. Ha fatto credere alla perseguitata di averla inserita in un programma particolare specifico per questo tipo di reati, monitorandole telefono, mail e profilo Facebook visto che aveva tutte le sue credenziali di accesso.
L’uomo è arrivata persino ad accompagnarla alle sedute di psicoterapia, presentandosi spudoratamente al professionista indossando il passamontagna per 'tutelare' la propria identità.
Approfittando della vulnerabilità indotta, è riuscito a intrecciare con lei una relazione extraconiugale, che prosegue tra alti e bassi, dovuti soprattutto e paradossalmente alla gelosia dell’uomo. Dopo un certo tempo arriva a pretendere un legame affettivo esclusivo ma nei fatti lui è geloso, possessivo e alterna la minaccia di rivelare pubblicamente la loro relazione a quella di togliersi la vita se dovesse essere lasciato.
Insomma, compie le attività tipiche dello stalker, con appostamenti, minacce, centinaia di telefonate e messaggi giornalieri e altro, col solo fine di mantenere o riprendere in ogni modo il rapporto nelle sue varie fasi. L’attività persecutoria arriva a colpire anche tutti coloro che circondano la donna, parenti (la madre) e soprattutto gli amici, dopo che la ragazza, in un momento di coraggio, lo aveva “bannato” sui social network.
L’uomo non esita a ricordarle e a rinfacciarle più volte che, "grazie a lui è ancora sotto protezione nel programma speciale anti-stalking, e che è stato lui a salvarla da quel pericoloso criminale, esponendosi in prima persona".
Quando la donna ha cominciato a temere per la sua incolumità e per quella dei propri figli, comincia a cambiare le abitudini di vita, senza avere risultati concreti. Alla fine, esasperata, si è rivolta ad un centro di aiuto, che la aiuta a presentare una istanza di ammonimento alla Questura.
La settimana scorsa, alle prime luci dell’alba, gli agenti dell’Anticrimine si sono presentati a casa del finto 'collega' per una mirata perquisizione, che ha consentito di rinvenire strumenti informatici e di interesse investigativo, nonché gli indumenti utilizzati per il perverso e folle piano: tra questi il 'mefisto', il tipico passamontagna utilizzato dalle forze speciali, con cui si era presentato alle visite dello specialista che curava la donna.
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