“Cercare la divisione invece che favorire l'unità è il miglior modo per allontanare i cittadini. Così il Pd muore perché si rischia di svuotare la partecipazione alle primarie del 14 ottobre” così l'ex deputato Federico Gelli commenta la rottura avvenuta lunedì sera all'interno della maggioranza dem che sostiene l'europarlamentare Simona Bonafè alla segretaria regionale.
“Mi spiace soprattutto per Simona – dice Gelli - che dovendo guidare il Pd avrebbe bisogno di un partito unito e forte e non diviso e debole come le stanno costruendo attorno alcuni suoi presunti supporters. Il rischio ora è che a disaffezione si aggiunga disaffezione e che dopo aver dimezzato i voti alle elezioni e i partecipanti ai congressi nei circoli, adesso si allontanino tanti elettori democratici dalle primarie del 14 ottobre mostrando un Pd poco attraente perché tutto preso ad una resa di conti interna quando invece servirebbe aprire porte e finestre per far entrare energie e idee nuove”.
“I fatti - spiega - restano lì a testimoniare quello che è accaduto. Come sanno tutti nella maggioranza del Pd toscano c'è una parte consistente che oramai da tempo chiede un profondo cambiamento e che lo ha chiesto ben prima di arrivare alla sconfitte a Pistoia, Arezzo, Grosseto, Livorno. Carrara, Siena, Massa e Pisa. Un cambiamento nel modo in cui sta sui territori, che si sono troppo spesso trovati soli senza avere nella dirigenza regionale il necessario punto di riferimento e supporto, e nella selezione della classe dirigente privilegiando il merito alla fedeltà verso questo o quel “capetto” locale. Il risultato è stata una guerra intestina che ha spalancato le porte alla propaganda populista e leghista”.
“Questa spinta al cambiamento aveva visto in me – continua Gelli - un possibile candidato alla segreteria regionale. Poi in nome dell'unità avevamo trovato in Simona Bonafè la persona che potesse garantire proprio questo rinnovamento. Per questo ho fatto un passo indietro con l'impegno a costruire insieme a Simona un percorso per la guida del Pd toscano.
Tuttavia il vecchio gruppo dirigente ha posto il suo veto. Visto che il problema non era il mio destino personale all'interno del Partito, ho chiesto che a questo gruppo di militanti e dirigenti che chiede rinnovamento e discontinuità fosse data piena dignità nella futura assemblea regionale del Pd in nome del pluralismo.
Inizialmente ci avevano dato disponibilità a comporre una lista unitaria ma con il passare dei giorni tutto questo si è sostanziato in un'offerta dell'ultima ora che avrebbe relegato ad un ruolo marginale, neppure simbolico, tutti quei territori che in questi mesi hanno collaborato per questo obiettivo comune di cambiamento. Abbiamo quindi proposto di poterci conquistare il consenso delle primarie attraverso una lista autonoma ma a sostegno di Simona. Ma anche questa possibilità all'ultimo minuto ci è stata negata.”
“Una scelta miope e incomprensibile – dice Gelli - perché rischia di indebolire proprio la candidatura di Simona. A meno che, ovviamente, l'obiettivo non sia proprio quello di non far uscire con troppa forza Bonafé dalle primarie per ragioni di equilibri interni che finirebbero però per sfiancare tutto il Pd in vista di appuntamenti decisivi come le prossime europee, le amministrative a Livorno, Prato e Firenze e nel 2020 le regionali”.
“Insomma noi ci abbiamo provato a chiedere unità nel rinnovamento e nella discontinuità, e ammetto che a un certo punto mi ero convinto che anche il vecchio gruppo dirigente del Pd toscano avesse compreso. Purtroppo mi sbagliavo e per questo chiedo scusa ai tanti che in questi giorni e anche in queste ore ci hanno creduto assieme a me. Ma non mi arrendo e non arretro. La spinta al cambiamento non si ferma coi veti. La nostra battaglia per salvare il Pd andrà avanti perché la Toscana e il Paese hanno bisogno di un Pd aperto, forte e radicato per costruire una nuova alternativa di centrosinistra” conclude Gelli.
Fonte: Ufficio stampa
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