Non si potrà sparare nei boschi percorsi dal fuoco sui Monti Pisani, ma i fucili non si potranno imbracciare neppure – ed è la prima volta che accade– in quelli vicini che il fuoco ha risparmiato. Lì dove probabilmente, tra gli alberi e i cespugli del sottobosco, avranno cercato e trovato riparo gli animali sfuggiti al rogo.
"Ci sembrava doveroso salvaguardare la fauna e ci siamo assunti questa responsabilità" commenta il presidente della Toscana, Enrico Rossi.
Così la giunta regionale toscana ha deciso, già ieri sera, il divieto di caccia fino al 31 gennaio, ovvero la fine della stagione venatoria, per mille ettari oltre i quasi mille e quattrocento bruciati dal fuoco. Il perimetro della ‘fascia di rispetto', suscettibile di piccoli eventuali aggiustamenti, in alcune zone corre quasi prossimo al bosco colpito dall'incendio, in altri casi si muove molto più lontano. Una sola deroga è stata prevista: la possibilità di continuare a cacciare gli ungulati, che in questa zona di Toscana significa per lo più cinghiali. Non nei boschi bruciati chiaramente, ma in quelli della fascia protetta.
A Pisa, nella sede della Provincia e della protezione civile in via Nenni, è l'assessore all'agricoltura e alle foreste della Toscana Marco Remaschi a illustrare nei dettagli il provvedimento. Con lui c'è anche la presidente della Provincia di Pisa Giulia Deidda e ci sono alcuni sindaci e assessori dei territori interessati. Ci sono anche i rappresentanti delle associazione venatorie e qualche cittadino. Il fuoco, dopo tre giorni e mezzo, finalmente è sotto controllo: certo rimane il rischio di riprese e per questo ancora oggi cinquanta squadre di operai forestali e volontari erano all'opera e due canadair, un elicottero S64 e la flotta degli elicotteri regionali a disposizione.
Il territorio più colpito è Calci, quindi Vicopisano e in misura minore Buti e Cascina. C'è anche Vecchiano, anche se si tratta di un incendio diverso sia pur scoppiato negli stessi giorni. "La legge regionale - ricorda Remaschi - già prevede il divieto di caccia, per cinque anni, nelle aree percorse del fuoco. L'incendio in questo caso è stato così grosso che ci siamo posti il problema dell'esigenza di un'ulteriore salvaguardia per l'area contigua". Due numeri aiutano a capire la portata dell'evento: l'anno scorso in tutta la Toscana sono bruciati 2200 ettari di bosco, il rogo di questi giorni da solo ha interessato un'area, rilevata con i sistemi satellitari, di 1388. Si tratta di un impatto straordinariamente importante – annota ancora l'assessore -. Per ritrovare incendi di tali dimension i occorre andare molto indietro nel tempo. Per questo ci è sembrato necessario adottare un provvedimento straordinario: con una sola eccezione appunto, quella della caccia agli ungulati, che muovendosi su terreni già smossi dal caldo delle fiamme rischiano di provocare ulteriori situazioni di pericolo, oltre ai danni nei campi coltivati". La delibera è già in vigore e nell'area dove è vietato cacciare saranno probabilmente affissi cartelli, in modo che l'informazione sia chiara.
"Naturalmente - sottolinea Remaschi – le priorità sono altre. La prima riguarda gli interventi sul rischio idrogeologico che saranno individuati dai tecnici già pronti ai primi sopralluoghi. La Regione pronta ad anticipare le risorse necessarie, sperando di riaverle dal Governo sperando che venga accolta la richiesta di stato di emergenza e calamità nazionale. Per bonificare un ettaro mediamente si spendono cinquemila euro. Ci sono poi le messe in sicurezza da fare, rimuovendo alberi, detriti e massi che con l'arrivo delle piogge, se violente, rischiano di scivolare a valle. Si dovrà poi pensare alla riforestazione, ma anche ai rimborsi per chi ha subito danni e per le aziende colpite, da far ripartire assieme a tutta l'economia che vi gira attorno". "Dobbiamo una risposta immediata a chi abita in quelle zone - conclude – ed è quello che stiamo facendo fin dalla prima notte, quattro giorni fa, in cui è scoppiato l'incendio: un rogo su cui aspettiamo l'esito delle indagini in corso ma che sembra purtroppo doloso e che il vento e le condizioni climatiche hanno aiutato".
Fonte: Regione Toscana
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