“Non vogliamo né soldi né vendetta. Niente può renderci nostro figlio ma come tutti vogliamo giustizia, vogliamo sapere perché sia potuta succedere una cosa del genere. A tutt’oggi non sappiamo ancora come è stato esattamente l’incidente e soprattutto non abbiamo più avuto notizie dell’indagine e se e quando ci sarà il processo. Togliere i figli ad una famiglia e ad una comunità significa toglierci il futuro e la speranza, per questo bisogna fare in modo che queste cose non succedano più. Chiediamo anche a tutti voi di fare qualcosa per questo”: alle parole di Roberto e Giulia Rossini, padre e sorella di Fabio, morto a 21 anni sul lavoro a Signa il 28-4-2017, il Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio si commuove e si alza in piedi per applaudire, durante il convegno “Al lavoro in sicurezza” organizzato da Cgil-Cisl-Uil Firenze. I tre sindacati, convinti che “non bisogna occuparsi di salute e sicurezza sul lavoro solo con un approccio emergenziale”, hanno chiesto a categorie e istituzioni “una battaglia comune ancora più forte per garantire l’incolumità di chi lavora, una battaglia che sia di tutti, lavoro, imprese, istituzioni e perché no anche cittadini, che con senso civico possono segnalare. Ciascuno con le sue funzioni e competenze ma tutti con un progetto strategico condiviso”. Questo, anche a partire da esperienze già in campo come il Protocollo sugli appalti e il tavolo di monitoraggio in Prefettura.
Prima del convegno (a cui sono intervenuti l’assessore al lavoro Federico Gianassi ed esponenti di Asl settore Pisll - Prevenzione Igiene e Sicurezza nei luoghi di lavoro -, Inps, Cna, Confindustria e Confesercenti), nell’Arengario di Palazzo Vecchio si è svolta una cerimonia in ricordo delle vittime sul lavoro, osservando un minuto di silenzio e componendo - con degli elmetti antinfortunistici - il numero dei morti sul lavoro secondo i dati Inail nei primi 8 mesi del 2018 in Italia, cioè 713.
Ha detto Paola Galgani, segretaria generale Cgil Firenze: “In Città Metropolitana sommando tecnici del servizio Pisll, ispettori dell’Inps, dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro e quelli Inail di fatto c’è un ispettore ogni mille aziende: c’è bisogno di rafforzare la presenza sui territori. E poi abbiamo bisogno di maggiore coordinamento tra tutti i soggetti in modo da produrre maggiore efficienza ed efficacia, sull’esempio della task force della Regione per i controlli nelle aziende cinesi a Prato. Nel nostro territorio, su questi temi, va aperto anche un dossier su turismo e commercio, settori dove sono diventati numerosi gli incidenti sul lavoro”. Ha aggiunto Roberto Pistonina (segretario generale Cisl Firenze): “Nei primi 8 mesi del 2018 i morti sul lavoro in Italia sono stati 713. A fine anno saranno oltre mille. Il triplo delle vittime dei terremoti dell’Aquila o di Amatrice. Una strage a cui non diamo la necessaria attenzione. Quando c’è un morto sul lavoro, oltre alle responsabilità personali, c’anche una responsabilità sociale collettiva. Tutti devono fare la propria parte, anche noi come sindacato, impegnandoci a far crescere la cultura della sicurezza nei lavoratori e non lasciando mai indietro nella contrattazione l’impegno per la sicurezza”. Ha concluso Paola Vecchiarino (segreteria Uil Toscana): “Non ci dobbiamo fermare a questa iniziativa, per quanto importante e partecipata, ma l’attenzione per i temi della sicurezza sui luoghi di lavoro deve restare alta quotidianamente con un impegno costante per la tutela la salute e la vita di ogni lavoratore. È intollerabile per un paese civile che ancora oggi si possa morire di lavoro”.
INCIDENTI SUL LAVORO E ISPETTORI TRA FIRENZE E PROVINCIA
Nel primo semestre del 2018, secondo i dati Inail, i morti sul lavoro tra Firenze e provincia sono stati 7 (nello stesso periodo dell’anno precedente furono 11); sempre nel primo semestre di quest’anno, le denunce di malattie professionali sono state 311 (furono 319 nei primi sei mesi del 2017).
Nel 2017 tra Firenze e provincia le denunce di infortuni sul lavoro - al netto dei dati sull’agricoltura - sono state 12.062 (l’anno prima 12.344); oltre 2mila di queste fanno parte del comparto commercio-turismo, seguono manifattura (distanziata di circa 300 unità), costruzioni, trasporto. Sempre nel 2017, le malattie professionali indennizzate sono state 183 (di cui 50 nelle costruzioni e 32 nella manifattura). Quanto agli ispettori su Firenze e provincia, l’Inps ne conta 25 (nel 2015 erano 33), l’Inail 5, l’Inl (Ispettorato Nazionale Lavoro) 37 effettivi (sarebbero 49 ma circa una decina svolge altre mansioni): di fatto, sommando questi con gli 80 tecnici Asl sul servizio Pissl (Prevenzione Igiene e Sicurezza nei luoghi di lavoro), c’è un ispettore ogni mille aziende. Nell’area vasta, i tecnici di prevenzione della Asl sono 300. Su Firenze sono 160, di cui 80 appunto sul servizio Pisll. Su Empoli ci sono circa 50 tecnici di cui 30 sul servizio Pisll.
Le parole di Roberto e Giulia Rossini
Perdere un figlio di 20 anni per una mamma e un babbo è la cosa più straziante e contro natura che possa esistere. Perderlo perché il lavoro lo uccide è ingiusto e inaccettabile. Fabio era veramente un bravo ragazzo, buono e volenteroso. Come molti della sua età, finiti gli studi, cercava di costruirsi la sua vita, con semplicità, per togliersi le sue soddisfazioni di ragazzo. Finalmente aveva trovato un lavoro seppur precario in una cooperativa che si occupa di preparare le merci per le spedizioni. Come molti ragazzi tante ore di lavoro per pochi soldi. Alcune volte, nonostante avesse già lavorato tante ore, rientrava in ditta per fare un altro lavoro e arrotondare così la propria paga. Lavorava da circa cinque mesi ed il contratto a tempo determinato sarebbe scaduto di lì a poco. Voleva comprarsi una macchina tutta per sé ed eravamo d’accordo che non appena avesse potuto farlo saremmo andati insieme a vedere le macchine nuove. Quel maledetto 28 aprile del 2017 erano le nove di sera ed ancora Fabio non era rientrato, cominciavamo a preoccuparci, non rispondeva al telefono; ma poi vedemmo dal nostro computer che il cellulare risultava essere sul posto di lavoro e ci tranquillizzammo. Perché come genitori è naturale pensare che se il figlio è al lavoro e non a giro in macchina magari a far baldoria è più al sicuro!! Solo dopo quattro ore, quando ormai la notizia si era sparsa sulla rete, i carabinieri vennero a dirci cosa era successo… un cestello pieno di tubi gli si era rovesciato addosso… Però a tutt’oggi non sappiamo ancora come è stato esattamente l’incidente e soprattutto non abbiamo più avuto notizie dell’indagine e se e quando ci sarà il processo. Ci dicono che è cambiato il magistrato e che si ricomincia da capo. Ma intanto sono passati un anno e mezzo e noi non sappiamo niente. Non è giusto. Gli amici, i parenti e i nostri concittadini, anche il sindaco di Lastra, a loro modo ci sono stati vicini anche se questo è un dolore incolmabile: ogni mattina ci svegliamo ci guardiamo intorno ed il pensiero torna sempre a Fabio che non c’è più. Abbiamo accettato di raccontare la nostra storia perché non è giusto perdere un figlio così, perché non è giusto che tutti, giornali e televisioni, ne parlino solo quando succede e poi ci si dimentichi di questi ragazzi che muoiono così. Non vogliamo né soldi né vendetta. Niente può renderci nostro figlio ma come tutti vogliamo giustizia vogliamo sapere perché sia potuta succedere una cosa del genere, di chi sono le responsabilità e che i responsabili paghino perché se non sono in grado di proteggere i nostri figli che chiudano tutto… Togliere i figli ad una famiglia e ad una comunità significa toglierci il futuro e la speranza, per questo bisogna fare in modo che queste cose non succedano più. Chiediamo anche a tutti voi di fare qualcosa per questo.
Roberto e Giulia Rossini, padre e sorella di Fabio, morto sul lavoro a Signa il 28-4- 2017 (intervento a Firenze, Palazzo Vecchio, Salone dei Cinquecento, convegno “Al lavoro in sicurezza”, 26-9-2018)
Fonte: Cgil, Cisl, Uil - Uffici Stampa
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