CENACOLI FIORENTINI #8 _ GRANDE ADAGIO POPOLARE
Quattro azioni coreografiche di Virgilio Sieni
Firenze, 20 > 23 settembre 2018
- giovedì 20 settembre – ore 20.00 | ore 20.30 | ore 21.00
Borgo Ognissanti, 42
GRANDE ADAGIO POPOLARE _ MOVIMENTO 1
Cenacolo di Ognissanti | Domenico Ghirlandaio
con Marisa Agostini, Elisabetta Baglioni, Simone Bellucci, Giuliana Bernardi, Franco Bozzi, Otello Cecchi, Sofia Compiani, Elsa De Fanti, Anita Fabbri, Sara Lombardi, Annamaria Nava, Sandra Orsoni, Grazia Renzi, Giovanna Romano, Mila Scarlatti, Anna Stefani, Carla Stefanini, Aurora Troletti, Maria Vitale
- venerdì 21 settembre – ore 20.00 | ore 20.30 | ore 21.00
via di San Salvi, 16
GRANDE ADAGIO POPOLARE _ MOVIMENTO 2
Cenacolo di San Salvi | Andrea del Sarto
con Martino Biagi, Sara Capanna, Federica Clarizia, Anna Di Giusto, Maria Grazia Giaume, Dagmar Lorenz, Luciana Mandelli, Ilaria Masi, Luca Piomponi, Daniela Pitrè, Antonio Robucci, Donatella Santelli, Beatrice Uccello, Giulia Zecchi
- sabato 22 settembre – ore 20.00 | ore 20.30 | ore 21.00
via XXVII Aprile, 1
GRANDE ADAGIO POPOLARE _ MOVIMENTO 3
Cenacolo di Sant’Apollonia | Andrea del Castagno
con Sandra Biagi, Maria Bizzarri, Alessandra Ciotti, Anais Giannakopoulos, Isabel Leao, Maria Romina Lombardo, Roberta Margheri, Elisabetta Morandi, Antonella Sabatini, Ilaria Tocchi, Marco Viciani, Roger Yoffoua Kassi
- domenica 23 settembre – ore 20.00 | ore 21.00
piazza San Marco, 3
GRANDE ADAGIO POPOLARE _ MOVIMENTO 4
Museo di San Marco – Biblioteca monumentale | Beato Angelico e Michelozzo
con Lino Bandini, Ada Barattini, Cristiano Bartolini, Carla Bettazzi, Mariella Bulleri, Valeria Burchi, Riccardo Campani, Marco Cappelli, Robin DeSantis, Sergio Elisei, Irene Fazzi, Claudia Fossi, Francesca Frulio, Graziano Giachi, Patrizia Gremigni, Federica Guerrieri, Donatella Mazzoni, Angela Muroni, Andrea Noferi, Rachele Noferini, Andrea Palumbo, Patrizio Pampaloni, Koyal Raheja, Anna Revedin, Gea Storace
Cenacoli Fiorentini _ Grande adagio popolare
Sul dolore degli altri, di fronte al quale mi sento chiamato ad agire, mi azzardo a dire -impropriamente - che da quando abbiamo iniziato quest’esperienza alcuni cenacoli fiorentini stanno accogliendo dei naufraghi. Essi sono dei cittadini attenti e partecipatori, colti nella necessità umanissima di riscoprire e riappropriarsi di questi luoghi sospesi tra memoria, quotidianità e meditazione.
La necessità è tutta racchiusa nella ricchezza di un cammino dove ogni tratto è parte di una narrazione della città che vorrei abitare. Essa parla della disposizione delle ombre, delle finestre alte, di margini e perimetri che ancora emanano meditazione, raccoglimento e senso di attenzione verso il corpo messo in opera; parla di gesti introdotti da scale, orti, chiostri e corridoi, luoghi che filtrano la città, porzioni di luce e volumi diversi dove la nostra cognizione, il nostro corpo, dal disagio iniziale, ricerca la strada antica che porta verso la vicinanza e il sostegno dell’altro. Sentiamo che questo slancio, questo mutamento che subiamo frequentando con attenzione questi luoghi, è vantaggioso per il nostro abitare e ci predispone alchemicamente a vivere la città.
La contemporaneità dei Cenacoli ci narra di spazi che pongono domande sottovoce sulla nostra capacità di attenzione, sulla postura, sul tempo e sulla durata. Sono luoghi che emanano il piacere dell’ascolto, del passo sospeso più incerto che invasivo, luoghi che danno il tempo di comprendere le distanze, lo spazio, dicono del vuoto e dicono del suono e di come questi si piegano e divengono fragili. Il vuoto, il suono, si propagano e tutto si tende verso un silenzio tagliente e pieno di calore.
Ebbene, in questi luoghi ancora è possibile ammirare delle opere create appositamente dai Maestri della pittura: l’Ultima Cena di Andrea del Sarto (1526-27 ca.), di Andrea del Castagno (1447 ca.), di Domenico Ghirlandaio (1480), gli affreschi di Beato Angelico nel Convento (1439-43 ca.) e l’architettura di Michelozzo nella Biblioteca monumentale (1439-43 ca.) del Museo di San Marco. Si capisce subito che i cenacoli, come il complesso di San Marco, sono spazi aperti per coltivare quotidianamente l’ampiezza complessa del corpo superando le facili e pericolose semplificazioni. Questi spazi, frequentandoli, ci aiutano a stare nella città.
I Grandi adagi popolari sono azioni coreografiche costruite e abitate da cittadini ma anche danzatori e performer e accolgono uno studio sul gesto. Per gesto intendo declinazioni del nostro corpo che, partendo da stimoli vicini, adiacenti, quotidiani, immediatamente ci fanno scoprire in noi un’infinità di azioni inscritte nella capacità di ascolto e nel desiderio di viverle.
Necessariamente distanti dalla quotidianità ma pronti a ritornarvi leggermente diversi.
Alessandro Leogrande
Grande Adagio Popolare, Bari, settembre 2012
Un passaggio decisivo del teatro di Virgilio Sieni è il concentrarsi sul primo gesto, sul gesto originario, benché scartato, è il creare qualcosa solo nella misura in cui il movimento riportato all'origine non sembra morto.
“L'arte non commemora mai”, scriveva Nancy in Visitazione, non è fatta per costruire monumenti alla memoria. Non è fatta per imbrigliare, semmai per liberare o per inquietare. Ma ammesso che sia così, e non può che essere così, come si raggiunge questo nuovo inizio?
Ho avuto modo di seguire le prove del Grande adagio popolare. Sono rimasto a osservare Virgilio per ore, in un angolo della saletta di Bari vecchia in cui provavano, interrogandomi sul suo rapporto con gli attori non-attori: un paziente lavoro socratico, maieutico, che mira a tirare fuori da persone finite lì quasi per caso, generalmente inconsapevoli di quello che stanno facendo, il sommerso o – su un altro versante – le basi per una nuova empatia fra esseri umani. Tutto sembra essere mirato a fermare quel momento, mantenere per pochi istanti quella strana pace, quel senso di utopia. Recuperalo, farlo riaffiorare, ma senza imprigionarlo nell'ansia della ripetizione, senza indirizzarlo verso il semplice “andare in scena”.
E allora capisci che quello di Sieni è un teatro dell'equilibrio. La scommessa è individuare – nella diversità da persona a persona, da caso a caso, da incontro a incontro – quale è il punto di equilibrio (di sospensione, appunto) in cui il rammemorare non si è ancora volto nella ricerca di un nuovo schema. Qual è lo stadio in cui quel rammemorare rimane a una condizione aurorale.
È qui che si apre un varco per quella che definirei (non avendo davvero altre parole per definirla) l'assoluta normalità della grazia.
C'è una profonda gioia nel teatro di Virgilio Sieni; e anche una profonda fiducia nella “gente comune” e nella sua vita reale. A chi pensa che il “genocidio culturale” si sia ormai compiuto, che non è possibile più alcuno spazio per la grazia (neanche fra i dominati, ormai così simili ai dominatori), che una scissione ormai incolmabile si è realizzata tra il mondo di ieri e il mondo di oggi, che il trionfo della tecnica è inappellabile e assoluto, che l'umano è stato infinite volte calpestato e cancellato, che la danza non è più luogo di liberazione dal momento che è stata codificata e programmata al fine della competizione televisiva, e quindi al fine della competizione mondana tout court... bene, a chi pensa tutto questo, Sieni sembra rispondere che basta grattare un po' la superficie. Basta aver pazienza: basta saper creare le condizioni di un incontro, le basi di quella rammemorazione, uno spazio temporaneamente libero (forse proprio all'interno degli stessi templi della modernità) in cui si provi a scindere l'umano da ciò che non è più umano.
In genere chi accetta di mettersi in gioco nei suoi spettacoli sono i bambini, gli anziani, i nuovi arrivati, chi non occupa il Centro della società...
Forse questa volta non salveranno il mondo, eppure sono ancora in grado di comunicarci cosa sia lo stupore. Detto in altre parole: lo sconvolgimento di nuove, umane visitazioni.
CENACOLI FIORENTINI #8_ Grande adagio popolare
un progetto di Virgilio Sieni
collaborazione artistica e cura Giulia Mureddu
assistenti Agnese Lanza, Margherita Landi
>> INGRESSO GRATUITO, POSTI LIMITATI
Info e Prenotazioni:
Virgilio Sieni | Centro nazionale di produzione
Tel. +39 055-2280525 | biglietteria@virgiliosieni.it
Fonte: Ufficio Stampa
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