Esprimiamo stupore e forte disappunto per la concessione dell’autorizzazione concessa a un presidio ieri, 9 settembre, in piazza delle Carceri che ha fatto sfoggio, nelle motivazioni e nello svolgimento, di evidente apologia del fascismo (e dei fascisti) “sfregiando” con tutto ciò non solo la storia di una città come la nostra medaglia d’argento per la resistenza, ma – specificamente – anche la memoria delle deportazioni che proprio una targa ricorda in quel luogo. Perché le istituzioni – Comune, prefettura, questura ecc – hanno concesso l’autorizzazione o comunque non si sono opposte? L’amministrazione non aveva disposto la non concessione degli spazi a chi non avesse fatto pubblica dichiarazione di riconoscersi nei valori antifascisti?
Chiediamo che le forze politiche prendano pubblicamente le distanze da tutto questo e condannino l’accaduto. E non lo facciamo solo per il rispetto dei drammi del passato, ma anche per il presente e soprattutto per il futuro. Per due motivi: il clima che si sta registrando nel paese è di montante razzismo e xenofobia, e richiede non solo dichiarazioni di facciata e mobilitazioni mediatiche, ma anche una ferma condanna diffusa sui territori e in tutte le città. Il secondo motivo, strettamente legato al primo, è che non vorremmo che questo silenzio – e queste autorizzazioni – fossero dovute ad un bieco calcolo politico: quello di far rialzar la testa a simili rigurgiti per poi passare all’incasso con appelli al fronti unici in vista di appuntamenti elettorali prossimi. Sarebbe ignobile, sull’antifascismo (e antirazzismo) non si gioca! Noi continueremo – così come abbiamo fatto con la partecipazione al presidio organizzato da ANPI venerdì scorso proprio in Piazza delle Carceri e contestando poi l’appuntamento - ad opporci in ogni modo a tutto questo, appunto per il presente e per il futuro. La politica, e diremmo la città tutta (se si escludono appunto rari casi registrati) esca da un silenzio che su questi temi – al di là delle volontà – non è mai neutro e rischia di farsi complice. La condanna delle leggi razziali e poi il silenzio e l’autorizzazione di tutto questo sono fatti che stridono, non vorremmo pensare che essa sia stata – a livello nazionale - una condanna di circostanza. E’ arrivato il momento – anche a Prato – per autorità e forze politiche, di dimostrarlo.
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