Caos nel carcere di Prato: detenuto aggredisce quattro guardie, una è grave

Una situazione di vero caos che potrebbe finire in tragedia, è questo il quadro che si è registrato oggi - domenica 2 settembre - nel carcere di Prato. Un detenuto di origini sudamericane ha aggredito con violenza quattro agenti della polizia penitenziaria e lo avrebbe fatto a più riprese. Il tutto sarebbe scaturito da una lotta tra gang rivali all'interno del penitenziario.

Lo denuncia il segretario generale dell'Osapp (Organizzazione sindacale autonoma polizia penitenziaria) Leo Beneduci. Una delle guardie ferite è in gravi condizioni, ciononostante non sarebbe in pericolo di vita e è attualmente ricoverato all'ospedale di Prato. Per gli altri tre si tratta solo di contusioni più o meno lievi.

Secondo Beneduci "i poliziotti penitenziari hanno dovuto affrontare del tutto a mani nude i soggetti più violenti, mentre i detenuti hanno spesso a disposizione un vero e proprio arsenale". L'Osapp chiude la nota chiedendo più sicurezza per gli agenti.

Da FdI: "Più sicurezza"

“La situazione all’interno del carcere pratese della Dogaia ha raggiunto limiti di assoluta intollerabilità. L’ultima aggressione di un detenuto ad un gruppo di agenti si commenta da sola e riporta alla ribalta la difficile condizione di lavoro, rischiosa e priva di ogni dignità, a cui sono costretti ogni giorno decine di persone.  Esprimo solidarietà agli agenti feriti, ma ora è necessario trovare una soluzione radicale prima che sia troppo tardi”. Così il senatore di Fratelli d’Italia Patrizio La Pietra che annuncia una interrogazione parlamentare sullo stato di degrado e insicurezza del carcere di Prato. “La situazione è fuori controllo e non si tratta di percezione di ‘sentito dire’, ma di fatti concreti, di aggressioni che si ripetono, di agenti vittime di violenza, e questo non lo possiamo tollerare. I vertici del carcere siano chiamati immediatamente a dare spiegazioni e nel caso si prendano provvedimenti. Va bene parlare dei diritti dei detenuti, ma soltanto dopo aver garantito coi fatti, e solo con quelli, i diritti dei nostri agenti penitenziari. Oltre a questo è necessario mettere mano agli investimenti sulle carceri, quasi sempre fatiscenti e degradate che complicano un lavoro già delicato e difficile. Servono risorse per le opere strutturali e per implementare la pianta organica degli agenti, perché in questo settore il Paese non chiede risparmi”, conclude il senatore La Pietra.

Dal Sappe: "Allo sbando..."

Ancora altissima tensione in carcere a Prato, dove questa mattina la violenta intemperanza di un detenuto straniero ha provocato diversi feriti tra gli appartenenti al Corpo di Polizia Penitenziaria, uno dei quali ferito con una lametta al collo. A darne notizia è Donato Capece, Segretario Generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE: " “Ogni giorno succede qualcosa, ed è quasi diventato ordinario denunciare quel che accade tra le sbarre delle carceri toscane”, denuncia. “A poche settimane dalle violenze avvenute a Pisa e a Lucca, oggi la folle intemperanza di un detenuto straniero a Prato ha provocato alta tensione in carcere, con quattro poliziotti contusi ed uno ferito in maniera grave al collo con una lametta. Le carceri, specie in Toscana, sono un colabrodo per le precise responsabilità di ha creduto che allargare a dismisura le maglie del trattamento a discapito della sicurezza interna ed in danno delle donne e degli uomini della Polizia Penitenziaria. Non ci si ostini a vedere le carceri con l’occhio deformato dalle preconcette impostazioni ideologiche, che vogliono rappresentare una situazione di normalità che non c’è affatto: gli Agenti di Polizia Penitenziaria devono andare al lavoro con la garanzia di non essere insultati, offesi o – peggio – aggrediti da una parte di popolazione detenuta che non ha alcun ritegno ad alterare in ogni modo la sicurezza e l’ordine interno, come avviene sistematicamente proprio a Prato. Cosa si aspetta a mandare nel carcere gli ispettori del Ministero della Giustizia? E non è certo con la censura che si vorrebbe imporre nel carcere, che vorrebbero vietare di dare conto all’esterno di quel che avviene in carcere in Toscana, che le cose possono migliorare…”.

Donato Capece esprime solidarietà e parole di apprezzamento per gli Agenti contusi e feriti a Prato: “Ogni giorno giungono notizie di aggressioni a donne e uomini del Corpo in servizio negli Istituti penitenziari del Paese, sempre più contusi, feriti, umiliati e vittime di violenze da parte di una parte di popolazione detenuta che non ha alcuna remora a scagliarsi contro chi in carcere rappresenta lo Stato.   E allora è mai possibile che nessuno, al Ministero della Giustizia e al Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, abbia pensato di introdurre anche per la Polizia Penitenziaria ed i suoi appartenenti, per fronteggiare ed impedire aggressioni fisiche e selvagge, strumenti come quelli in uso a Polizia di Stato e Carabinieri, ossia pistola “taser” e spray al peperoncino?”.

Ovattoni (Lega): "Detenuti stranieri a casa loro"

"L'ennesimo episodio di violenza, consumatosi nel carcere di Prato, che ha visto stavolta come protagonista un detenuto sudamericano il quale ha aggredito 4 poliziotti penitenziari (ferendone gravemente uno alla gola) – afferma Patrizia Ovattoni - conferma, ancora una volta, come il personale della polizia penitenziaria sia costretto a lavorare in condizioni profondamente disagiate e con significativi rischi per la propria incolumità fisica.

Tra le cause che hanno determinato un così invivibile e pericoloso contesto lavorativo per il personale di polizia penitenziaria – sottolinea la segretaria del Carroccio - riteniamo sia di particolare rilevanza il problema del sovraffollamento.

Secondo gli ultimi dati forniti dal Ministero di Giustizia, i detenuti presenti alla Dogaia sono 614, di cui 335 stranieri (circa il 54% del totale). Se tutti questi stranieri – continua l'esponente leghista - scontassero la pena nel proprio paese di origine, la situazione nel carcere di Prato sarebbe più che dimezzata e ciò comporterebbe un'attività meno rischiosa e più gestibile da parte della polizia penitenziaria ed inoltre ci sarebbero minori costi a carico dello Stato (da tabelle ministeriali un detenuto costa in media circa 3.750 euro al mese).

Riteniamo, quindi – conclude la segretaria della Lega – che per risolvere i gravi problemi pendenti sul carcere di Prato (e non solo) sia giusto partire da ciò che è stato scritto nel contratto di Governo ovvero rimandare a casa loro i detenuti stranieri e far scontare lì la propria pena. Soluzione a cui il Vicepremier Salvini sta lavorando e che siamo certi, malgrado tutte le ostruzioni che sta ricevendo, riuscirà a mettere in pratica".

Ferri: "Vicino agli agenti"

“Esprimo la mia sentita vicinanza agli agenti della Polizia Penitenziaria della Casa Circondariale di Prato “La Dogaia” che sono stati aggrediti da alcuni detenuti, episodio grave che sarà valutato dalla magistratura ma auspico anche dal dipartimento dell’amministrazione penitenziaria.

Colgo l’occasione per rinnovare la mia stima per il lavoro professionale, attento della stessa Polizia Penitenziaria che spesso deve supplire con sacrificio alle carenze di risorse e di personale.

La struttura di Prato ha un’importante progettualità, occorre però non lasciare soli gli operatori e contribuire nel migliorare le diverse criticità che ci sono.

E’ giusto investire nella rieducazione, nell’area trattamentale e nel recupero dei detenuti ma al contempo deve essere garantita la sicurezza e devono essere rispettate le regole ed il lavoro di chi opera con professionalità all’interno.

Per quanto riguarda la sicurezza della Polizia, di tutti gli operatori, dei volontari, degli stessi detenuti ritengo che sia importante investire nelle strutture, in mezzi e personale”.

Alberti (Lega): "Criticità costanti"

«I fatti della Dogaia riportano l’attenzione sulle difficoltà e i pericoli che gli agenti di Polizia penitenziaria sono costretti ad affrontare quotidianamente nello svolgimento del proprio lavoro, e sono l’ennesimo campanello di allarme di una situazione degenerata che abbiamo intenzione di affrontare quanto prima» lo afferma Jacopo Alberti, consigliere regionale della Lega e portavoce dell’opposizione in Consiglio.

«Le costanti criticità del sistema penitenziario necessitano una riforma strutturale e non come fatto finora, di indulti, svuota-carceri e depenalizzazioni varie, utili solo a rimandare il problema e rimettere in giro potenziali criminali – prosegue il consigliere leghista – un errore costante è stato quello di affrontare il problema dal punto di vista del garantismo per i detenuti senza pensare a chi invece nelle carceri lavora, con rischi sempre maggiori per la propria incolumità e in situazioni ambientali, organiche e strutturali difficili».

«Nell’esprimere piena solidarietà agli agenti coinvolti a nome della Lega, anticipo che chiederemo al nostro Ministro degli Interni Matteo Salvini di interfacciarsi con Ministro della Giustizia Bonafede per l’invio degli ispettori ministeriali alla Dogaia e per dotare gli agenti penitenziari di strumenti quali taser e spray urticanti per prevenire e difendersi dalle aggressioni» conclude Alberti.

Fp Cgil: "Emergenza sicurezza"

Sul carcere di Prato mai avremmo voluto avere ragione, con riferimento alle molte denunce inviate nei mesi precedenti e negli ultimi due anni, ma purtroppo gli eventi registrati nell’ultimo periodo hanno raggiunto l’apice ieri, 2 settembre, quando un detenuto ha letteralmente tentato di uccidere un Poliziotto, uno dei responsabili del reparto, cercando di sgozzarlo con un rudimentale coltello. Abbiamo più volte segnalato, oltre che con documenti anche con manifestazioni pubbliche, quelle che secondo noi sono le principali criticità del Carcere di Prato, ad oggi irrisolte come: mancanza di “governo” della struttura; carenza estrema di personale della Polizia Penitenziaria (per fare un esempio, basti raffrontare il carcere pratese col carcere fiorentino di Sollicciano: entrambi hanno quasi lo stesso numero di detenuti, oltre 600, ma il primo ha circa la metà degli agenti, 230 contro oltre 500); sovraffollamento di detenuti, in modo particolare di soggetti di difficile gestione; mancanza di adeguati strumenti utili allo migliore svolgimento delle attività d’istituto, in particolare quelli collegati alla sicurezza degli operatori. A seguito di queste molteplici denunce nulla è stato fatto, nonostante le visite dei vertici dell’Amministrazione, compresa quella recente del Sottosegretario in indirizzo indicato. In queste visite nulla sembrerebbe essere emerso che potesse mettere in allarme i soggetti presenti e di ciò siamo profondamente preoccupati. Denunce, visite, incontri, manifestazioni, allarmi (espressi direttamente al Prap, al Dap, al Prefetto e coinvolgendo finanche il Consiglio Comunale di Prato e la Regione) non hanno trovato soluzione né la dovuta attenzione e considerazione e, oggi ci troviamo a manifestare la nostra rabbia e amarezza per quanto successo, insieme alla espressione di vera solidarietà al Poliziotto Penitenziario la cui vita è stata messa in pericolo e vicinanza nei confronti di tutti gli operatori della Dogaia. Ci dispiace che anche nell’ultima visita né il sottosegretario, né il Capo Dipartimento, non abbiano ritenuto necessario ascoltare la voce dei rappresentanti sindacali interni.

Siamo “certi” che durante la visita sono stati rappresentati e verificati tutti i problemi del carcere di Prato. Non sarà certo sfuggito: che gli operatori presenti erano al di sotto dei livelli minimi di sicurezza; che gli addetti alle traduzioni e piantonamenti detenuti svolgevano doppi turni di servizio; che il gabbiotto di servizio dell’addetto A.V.O. nelle sezioni anziché essere in uso del poliziotto è utilizzato come locale per tenere un congelatore; che presso il reparto isolamento ci sono detenuti ristretti da anni; che ci sono detenuti che si sono distinti per comportamenti irregolari e violenti accumulando decine di giorni di E.A.C. mai scontati, aumentando il senso di impunità da parte di quegli stessi detenuti, rendendo inefficace l’azione disciplinare; che nonostante i tantissimi eventi critici riscontrabili, anche attraverso la sala situazioni, a Prato nessun detenuto è sottoposto a regime ex art. 14 O.P.; che la massiccia presenza di detenuti problematici ristretti nelle due sezioni a regime chiuso rende praticamente impossibile svolgere in modo accettabile e senza rischi il turno di servizio (8 ore); che sono notevolmente aumentate le assenze del personale a seguito dei ripetuti eventi critici e alle pessime condizioni di lavoro e ambientali cui gli stessi sono costretti ad operare.Stanchi dell’ennesima denuncia restiamo in attesa di urgenti azioni concrete che rendano nell’immediato sicurezza, dignità e decoro al personale penitenziario del Carcere di Prato, attenuando le criticità segnalate, in mancanza delle quali attiveremo ogni azione di rivendicazione e tutela dei lavoratori, anche eclatanti.

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