Indagato l'imprenditore del Brunello Jacopo Biondi Santi: sequestro per oltre 4 milioni

L'imprenditore Jacopo Biondi Santi, sesta generazione dei creatori del Brunello di Montalcino, sarebbe indagato dalla procura di Siena per reati tributari, questo quanto riporta il quotidiano LA Nazione. Nello specifico l'accusa riguarderebbe un giro di fatture tra società finalizzate a pagare meno tasse. È stato eseguito un sequestro di 4,8 milioni di euro tra terreni, immobili e beni immobili.

Al quotidiano La Nazione il legale di Biondi Santi ha dichiarato che la controversia verte su una "diversa interpretazione" delle norme su fatture e transazioni commerciali.

NOTA IN MERITO ALLA VICENDA DI JACOPO BIONDI SANTI

Con riferimento alle notizie pubblicate ieri e oggi su alcuni organi di stampa in merito al sequestro emesso nei confronti del signor Jacopo Biondi Santi, in dipendenza di reati fiscali allo stesso contestati - in relazione ai quali sono ancora da accertare sia i fatti sia le eventuali responsabilità –, si comunica quanto segue:

il signor Jacopo Biondi Santi ha conferito allo studio legale tributario Dentons – con un team composto dal partner professor Giulio Andreani, dal counsel Domenico Rettura, e dall’associate Valeria Andreani - la difesa tributaria avente a oggetto le contestazioni fiscali mosse dalla Guardia di Finanza nei suoi confronti e delle società Montepò Srl e JBS Srl, da cui è dipeso il sequestro.
Contestualmente, il signor Jacopo Biondi Santi è assistito per la difesa penale dagli avvocati Enrico De Martino e Lorenzo De Martino, del foro di Siena, e per quella attinente gli eventuali profili societari dall’avvocato Giovanni Gatteschi.

In merito alle contestazioni elevate dalla Guardia di Finanza, che riguardano l’IVA, ai fini di una corretta informazione, si precisa che:

le operazioni oggetto di contestazione non hanno generato nel complesso la benché minima sottrazione d’imposta. In altri termini, a seguito delle operazioni contestate il Fisco non ha perso nemmeno un euro; tali operazioni, infatti, sono state effettuate esclusivamente per fini estranei a motivi fiscali.

Nella elevazione delle predette contestazioni, la Guardia di Finanza non ha tenuto conto dei principi più volte affermati in materia dalla Corte di Giustizia dell’Unione Europea, i quali conducono a opposte conclusioni.
La Corte di Giustizia UE è la più alta Autorità in materia di IVA, avendo questo tributo matrice comunitaria, e chiunque, per quanto concerne l’applicazione di tale imposta, deve conseguentemente attenersi rigorosamente ai suoi dettami, a nulla rilevando, ove siano difformi, le interpretazioni di qualsiasi altro soggetto.
In questo caso, sono state commesse, al massimo, solo talune violazioni formali, dalle quali possono discendere - sempre in base alle pronunce della Corte di Giustizia dell’Unione Europea - solo sanzioni corrispondenti alla natura di tali violazioni, il cui ammontare è conseguentemente molto modesto; non può invece derivarne la debenza di alcuna somma a titolo d’imposta.

“Alla luce di tali precisazioni, siamo certi che quanto è accaduto verrà rapidamente chiarito, sia in ambito tributario che penale”, dichiarano i difensori del signor Jacopo Biondi Santi.

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