“Colpa e conseguenza della protesta sconsiderata e incomprensibile di un detenuto straniero, che ha dato vita ad una protesta assurda”, spiega Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE, il primo e più rappresentativo della Categoria. “Sono stati momenti di grande tensione e pericolo, gestiti però con grande coraggio e professionalità dai poliziotti penitenziari. Ieri mattina, intorno alle ore 11.10, un detenuto di origini rumene, ristretto per reati di ricettazione e tentato furto, ha colpito al volto un poliziotto con una violenta gomitata. Al detenuto, poco prima, era stato notificato l'esito di un Consiglio di disciplina a suo carico e avrebbe ritenuto responsabile dell'infrazione proprio il collega colpito. Solo grazie all'intervento di un ulteriore agente si è riuscita a bloccare la violenta furia del detenuto. Ricoverato presso il nosocomio cittadino, al poliziotto penitenziario è stato diagnosticato un trauma facciale con rottura del naso, con prognosi di 15 giorni”.
“La ricostruzione dell'evento, se fosse confermata, sarebbe di una gravità incredibile, in quanto il vile gesto rappresenta una vendetta nei confronti di un rappresentante dello Stato”, prosegue Capece. “Il carcere di Lucca sta attraversando uno dei periodi più bui della sua storia. Il personale di polizia penitenziaria è ridotto al minimo e soprattutto sfiduciato per i continui episodi di violenza gratuita registrati negli ultimi mesi; senza parlare della struttura inadeguata per applicare quanto previsto dall'ordimento penitenziario. Ormai a Lucca i poliziotti lavorano in condizioni di lavoro sempre peggiori,….”.
Amara la conclusione del SAPPE: “Purtroppo la Polizia Penitenziaria della Toscana è costantemente esposta a troppi rischi di questo tipo e per far fronte a criticità di questo tipo ci vorrebbe un'adeguata quantità di personale di Polizia per favorire e promuovere l'osservazione e la rieducazione, garantendo allo stesso tempo l'ordine la sicurezza e la tutela dei poliziotti. Pertanto, auspichiamo la massima attenzione da parte dell'amministrazione penitenziaria e dagli organi di governo. Ormai non abbiamo più parole per descrivere le criticità delle carceri e le conseguenti pericolose condizioni di lavoro di chi vi lavora, in primis appartenenti alla Polizia Penitenziaria”.
“Ogni giorno nelle carceri italiani succede qualcosa, ed è quasi diventato ordinario denunciare quel che accade tra le sbarre”, conclude il segretario generale SAPPE. “Ogni giorno giungono notizie di aggressioni a donne e uomini del Corpo in servizio negli Istituti penitenziari del Paese, sempre più contusi, feriti, umiliati e vittime di violenze da parte di una parte di popolazione detenuta che non ha alcuna remora a scagliarsi contro chi in carcere rappresenta lo Stato. E’ mai possibile che nessuno, al Ministero della Giustizia e al Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, abbia pensato di introdurre anche per la Polizia Penitenziaria ed i suoi appartenenti, per fronteggiare ed impedire aggressioni fisiche e selvagge, strumenti come quelli in uso a Polizia di Stato e Carabinieri, ossia pistola “taser” e spray al peperoncino?”.
Fonte: SAPPE Polizia Penitenziaria - Ufficio Stampa
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