Si è suicidato con la pistola d'ordinanza un agente di polizia penitenziaria, barese. Aveva 35 anni, in servizio nel carcere di San Gimignano, ricopriva l’incarico di segretario provinciale del sindacato Co.S.P. Un tragico evento che ripropone la drammatica condizione di vita degli agenti penitenziari, allungando l’elenco di suicidi fra gli appartenenti delle Forze dell’Ordine.
A darne notizia il segretario nazionale del sindacato autonomo Domenico Mastrulli che ricordando l’agente come “un giovane dalle mille risorse e dal sorriso eterno” ha chiesto al Ministero di Giustizia l’apertura di un’inchiesta volta ad accertare le condizioni in cui sono costretti a lavorare gli operatori all’interno delle strutture carcerarie. “Una perdita immensa, una vita umana spentasi nell’indifferenza, lontana dagli affetti familiari”.
Negli ultimi tre anni nelle carceri italiane si assiste ad una crescita esponenziale di questi tragici episodi. Sono 55 i casi degli agenti di polizia penitenziaria suicidatisi negli ultimi tre anni, 127 i casi dal 2000 a oggi.
“Quanto accade - spiega Mastrulli - evidenzia come il mal di vivere miete vittime soprattutto tra i Corpi di Polizia. Restano oscure le cause - aggiunge Mastrulli - ma sarebbe importante comprendere le ragioni che hanno portato l’uomo al tragico gesto. Sarebbe altrettanto opportuno scoprire quanto abbiano inciso le difficili condizioni lavorative che hanno indotto un uomo di 35 anni a compiere un gesto estremo. Molte battaglie sindacali della vittima erano improntate al miglioramento della qualità della vita di Agenti lontani dalle famiglie. Vivere in una caserma in condizioni logistiche precarie appesantisce la vita di chi indossa la divisa. L’Amministrazione penitenziaria continua a non fare nulla per contrastare il disagio psicologico dei poliziotti, e come sempre ci ritroviamo a dover fare i conti con un tristissimo bollettino di vite umane perdute”
Fonte: COSP - ufficio stampa
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