Un biglietto a scacchi rossi e neri era posto al centro del tavolo nella sala del Dipartimento di Medievistica. Il prof.Abdenaco Chini pensò a Sonia, la sua giovane assistente esperta in Volgare arcaico. Era una sua mania: ogni messaggio un diverso colore. I messaggi in rosso e nero erano i più rari: segnalavano grosse novità.
Ti aspetto alla pieve, domani all’alba. E’ urgente.
- Che sarà successo! - rimuginava fra sé Abdenaco. Provò a chiamarla al telefono di casa che squillava a vuoto. Innervosito cominciò a imprecare contro l’idiosincrasia di Sonia per il cellulare.
In quello che restava della antichissima pieve di Barbinaja VIII-X secolo, erano in corso degli scavi per verificare l’attendibilità di notizie circa un percorso sotterraneo che dalla cripta sarebbe sbucato a mezzacosta del colle di Bucciano. Ma perché tutta questa fretta?
L’alba giunse presto quella Domenica del 14 luglio del novantotto e lo trovò assopito a finestre aperte. Lasciò Pisa prima che sorgesse il sole, in uno stellato che si specchiava, a oriente, dalle colline di Casciana Alta, a Soiana, ai verdi rilievi del larigiano fino a Montecastello e a nord, sulla scultura del Monte Serra sfregiata dalla follia degli incendi. Procedendo a oriente, verso il dilagare della luce, s’innalzavano le foschìe e con queste una calura umida che saliva espandendosi per le valli dell’Era e del Chiecina.
Abdenaco amava percorrere vecchie strade, poco più che sentieri campestri, dei quali conosceva gli antichi “toponimi” di una marginetta, di un pozzo, di una vecchia colonica. All’altezza del ponte sul torrente Chiecina s’inoltrò per la palaiese, avendo Montopoli alla sua sinistra e a destra il castello di Marti, medievale ed etrusco. Giunto alla Casaccia iniziò a costeggiare il Chiecina per una straducola polverosa e tutta buche che mise a dura prova le sospensioni e la tenuta della sua Panda 4x4.
Era questa la via percorsa nel basso medioevo, da pellegrini, avventurieri, emissari, che volessero raggiungere la Francigena evitando il nodo superprotetto e vigilato dell’Osteria Bianca e soprattutto la via Pisana-fiorentina, con le sue molte dogane e i posti di guardia.
Dopo il guado del Chiecina, la strada saliva un poco prima di affrontare la depressione che solcava il letto del torrente in secca. Da quel punto, si vedevano poggi erti e selvatici e, attraverso la macchia, la torre e la parete esterna della Pieve di Barbinaja.
Abdenaco vide controsole, adiacenti ai resti della torre della pieve, due figure appoggiate al cofano di un fuoristrada. Erano Sonia insieme ad Alessio, il custode del cantiere, “passionista”, di storia e di storie, come amava definirsi. Lo attendevano davanti a quello che restava dell’ingresso principale della chiesa. Dato il giorno festivo, il cantiere allestito per il restauro dell’antichissimo complesso era deserto. Abdenaco non fece in tempo a scendere dall’auto che Sonia gli corse incontro.
"E’ proprio laggiù, sotto l’altare, che si è verificato il crollo ed è affiorato un cadavere dentro un mucchio di cenci bruciacchiati", spiegò Sonia emozionatissima. "Al tramonto - rispose Alessio - si è sviluppato un incendio, un corto circuito, chi sa perché. Ho chiamato la signorina e lei si è precipitata".
"Attenti che qui potrebbe sprofondare tutto" avvertì Alessio tenendosi a debita distanza.
"Non temete - rispose Abdenaco - vedo che è crollato solo l’ingresso della cripta". Abdenaco si chinò su un fagotto scuro e cominciò ad esplorarlo sollevando alcuni lembi con cura.
"C’è solo un mucchio d’ossa sotto questo pastrano", disse rivolto a Sonia. Poi congedò Alessio pregandolo di tenere a bada qualche esploratore domenicale, e di chiudere la sbarra perché nessuno entrasse. Sonia e il professore si misero ad esaminare quello che restava di quel corpo e di quelle vesti. Che fosse un palmiere o pellegrino dalla Terra Santa pareva probabile da quel lungo mantello col cappuccio: la pellegrina, e dal bordone, un robusto bastone raccolto accanto ai resti.
"E perché - domandò Sonia - se era un pellegrino si trovava così lontano dalle vie più note e trafficate: la Francigena e la Pisana? Perché in questa remota Pieve? E questo?", chiese mostrando la piega di un rotolo giallastro che fuoriusciva da uno schianto del bordone, anzi dall’attaccatura del manico con l’asta.
"Senza dubbio una pergamena", sentenziò Abdenaco dopo averla estratta con cura a passata a Sonia. A rigirare quei resti apparve, all’altezza della gola, una lama consunta dalla ruggine, conficcata fra due vertebre. Era la prova di un omicidio. E il perché venne fuori dalla traduzione della pergamena. Era indirizzata a Papa Callisto II, il Papa che promosse nuove crociate contro il Turco.
Pur fra le abrasioni e i tratti illeggibili e le bruciature, la scrittura non lasciava dubbi. Sonia, scenziata ma fervida credente, lesse sconvolta:
“Io, abate di San ... di Compostella, consegno al nostro fra... Ja..c.. da San Giovanni,...per Vostra Santità il cui uso è.... al ..ostro giudizio. [...] Devoti eruditi.... hanno rilevato una nuova teribil...: il vero sep...ro di Cristo... nella .....bassa di Jerusalemm. Ja..po conse...rà una mapp.., legata a questa pelle di…Eminenza imploro che la crociata venga al più presto e che ...atissimi servi possano ...giungere prima a quel ... sacro perché, Dio mi …i, niente a cada nelle mani del turco.....”
Vostro devotissimo servo
Abbé Francois Sermant
Sonia e Abdenaco rimasero sconvolti a guardarsi in silenzio. La notizia non poteva essere taciuta, ma divulgarla avrebbe gettato nella disperazione milioni di credenti. “Il vero sepolcro di Cristo!” Mentre pensavano al da farsi, un boato fortissimo annunciò un nuovo crollo. I resti della Pieve li seppellirono e li fecero sprofondare. I loro corpi furono estratti dopo giorni dalle ruspe insiene alle macerie e i cenci e le ossa di Iacopo da San Giovanni.
Valerio Vallini
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